La fine del mercato tutelato porta in dote il caos bollette
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AperturaEnergia Dom 25 febbraio 2024

Caos bollette con la fine del mercato tutelato. Come difendersi

Nel silenzio di Arera i consumatori devono districarsi fra ritardi nell'invio delle bollette, cambio di gestore e società di recupero crediti Caos bollette con la fine del mercato tutelato. Come difendersi
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

La fine del mercato tutelato complica la vita degli utenti. Nel passaggio da un gestore  adun altro si rischia infatti di perdersi qualche bolletta finendo inesorabilmente in una procedura di recupero crediti che rischia di raddoppiare l’importo. Il tutto nel silenzio del’Arera, l’autorità che dovrebbe vigilare sul buon funzionamento del mercato. Ma andiamo per gradi.

Il meccanismo perverso

In caso di cambio di gestore e mancato pagamento di una bolletta, anche se per causa non imputabile all’utente (bolletta non pervenuta), il cliente viene immediatamente segnalato al recupero crediti e contemporaneamente scatta anche il CMOR, e cioè il procedimento di indennizzo dovuto al vecchio gestore per le bollette non pagate ed addebitato direttamente nelle fatture del nuovo fornitore.

Che cosa significa esattamente? Semplice: vengono attivatre ben due procedure simultanee per recupeare i soldi della bolletta non pagata. La prima passa per una società esterna di recupero crediti. La seconda per il nuovo gestore del servizio che inserisce il credito nella nuova bolletta emessa alla voce “altri oneri”. Il problema è che nessuna delle due procedure si blocca automaticamente anche se l’utente paga.

Come difendersi

Prima di pagare la nuova bolletta con gli oneri relativi alle vecchie, il malcapitato deve rivolgersi al contenzioso dell’Arera ([email protected] ) che calcolerà il totale degli importi dovuti per le bollette inevase. E solo a quel punto potrà ricontattare il proprio gestore e pagare la bolletta. L’Autorità provvederà poi ad estinguere il CMOR. A quel punto più nulla è dovuto. Tuttavia, siccome i tempi dell’Arera sono lunghi, è possibile, o meglio probabile, che lo stesso utente venga contattato dall’agenzia recupero crediti che chiederà nuovamente il pagamento delle stesse bollette. 

Il cortocircuito

“Sull’utente gravano due diverse procedure ” spiega Giovanni Riccobono, responsabile dello sportello +Tutela energia di Consumerismo no profit. Ma siccome le tempistiche non sono le stesse e non si comunica, allora si arriva a quello che Riccobono definisce come un vero e proprio “cortocircuito” a danno dell’utenza. “C’è un sovraccarico di due procedure simultanee di recupero del credito – chiarisce – Non solo può accadere che al cliente venga richiesto dalla società di recupero crediti di pagare la stessa bolletta. E che ciò avvenga mentre quello stesso utente abbia magari raggiunto un accordo per la rateizzazione o addirittura si arrivi, per fatture importanti, a dei decreti ingiuntivi”. 

La soluzione non è complessa

Secondo Riccobono, basterebbe chiedere all’Arera di imporre alle società di gestione l’utilizzo di una sola delle due procedure. “Basta chiedere alle aziende di scegliere se procere via CMOR, e quindi nella futura bolletta, oppure via recuperio crediti. Non è complicato” precisa. Dal suo punto di vista, il tema è essenzialmente nel cattivo funzionamento dell’Arera che non riesce realmente a tutelare l’utenza, impiegando fino a 18 mesi per l’estinzione di un CMOR. 

L’autorità ha tempi troppo lunghi

Per Consumerismo no profit, l’intervento del contreollore non avviene in tempo reale e questo pregiudica il corretto funzionamento del mercato danneggiando gli utenti. “Il caso più emblematico è quello di Servizio energetico italiano sanzionata dopo un anno e mezzo per attivazioni mai richieste. Le sanzioni sono arrivate troppo tardi al punto da rendere praticamente quasi <conveniente> la condotta illegale rispetto all’ammenda ricevuta” conclude. Un vero paradosso che lascia atterriti e che suggerisce di evitare ogni addebito diretto in  conto corrente e di verificare sempre la bolletta prima di pagare. 

 

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