Ita, il nuovo consiglio è il primo passo. Ecco cosa può accadere ora
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AperturaTrasporti Dom 23 luglio 2023

Ita, il nuovo consiglio è il primo passo. Ecco cosa può accadere ora

C'è il rischio che i tempi della vendita di Ita a Lufthansa si allunghino a causa di Bruxelles. Per l'esperto Spazzali c'è sempre un'alternativa Ita, il nuovo consiglio è il primo passo. Ecco cosa può accadere ora
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il cda di Ita cambia pelle in attesa di Lufthansa. Ma il peggio non è ancora alle spalle

Ita Airways dovrà ancora attendere prima di decollare. Sulla carte però il cambio alla cloche di comando è il primo step per chiudere una partita che dura ormai da tempo. A guidare la partita sarà il presidente Antonino Turicchi, unica conferma nel board di Ita, per conto del Mef. La situazione è particolarmente delicata. I tedeschi hanno siglato l’accordo per comprare il 41% della compagnia e ora c’è attesa per il via libera di Bruxelles. Fra gli esperti del settore, c’è chi però sperava in una struttura più tecnica per un mestiere estremamente complesso come quello del trasporto passeggeri. E teme che i ritardi di Bruxelles possano mettere in difficoltà la compagnia senza escludere che lo Stato possa essere chiamato a mettere nuovamente mano al portafoglio.

“In attesa del via libera delle autorità le criticità si moltiplicano” spiega Cristiano Spazzali, manager e consulente che da oltre 30 anni lavora nel settore del turismo, dello sport e dell’aviation dove ha guidato Azzurra Air. “Ci sono voli in ritardo o cancellati, equipaggi che non si presentano all’appello, slot disattesi e persino voli transoceanici a corto di carburante. La situazione è abbastanza complessa e non credo sarà facile porre rimedio soprattutto se non si conosce bene il settore anche e soprattutto sotto il profilo tecnico” aggiunge.

I tempi dell’operazione Lufthansa potrebbero allungarsi

Il ministero del Tesoro si attende di chiudere la cessione del 41% ai tedeschi di Lufthansa al massimo entro fine anno. Per entrare nella fase operativa dell’alleanza è però necessario il via libera di Bruxelles. “Temo che i tempi però possano essere più lunghi. E la ragione sta nel fatto che la commissaria europea per la concorrenza, Margrethe Vestager, potrebbe lasciare l’incarico per passare alla Banca Mondiale. Se questo avvenisse, inevitabilmente ci sarebbe uno slittamento che non farebbe bene ad ITA rendendo più difficile il raggiungimento dei target aziendali del piano di Lufthansa per la compagnia italiana”. Di conseguenza il rischio che lo Stato debba versare altro denaro in ITA è più elevato. Anche perché, secondo Spazzali, le perdite semestrali potrebbero superare i 200 milioni.

Il tema centrale. secondo Spazzali, è nello sviluppo del network e di tutto ciò che ad esso è correlato. Dalla programmazione delle rotte al numero di aerei della flotta per arrivare alla dimensione dell’organizzazione. “Sono tutti elementi strategici funzionali al piano industriale” precisa spiegando che per Lufthansa l’acquisizione di ITA è di particolare importanza. Significa infatti la conquista della leadership indiscussa in tutta l’area dell’Est Europa con un potenziale sviluppo sia dell’hub di Fiumicino in Italia che di quelli di Francoforte e Monaco di Baviera.

C’è sempre un’alternativa

Per il manager, anche in passato, la politica non ha seriamente valutato strade alternative alla cessione. E’ prevalsa la volontà di “disfarsi” di un problema rispetto all’importanza di rilanciare un asset strategico per un Paese in cui il turismo è centrale. “Ad un certo punto c’era l’idea di creare un’alleanza dei cieli con altre sei compagnie. Una struttura simile avrebbe potuto competere con OneWorld e Skyteam arrivando a realizzare cumulativamente 5,5 miliardi di fatturato. Il progetto prevedeva un investimento a sette anni che avrebbe generato importanti economie di scala per tutti i vettori coinvolti raggiungendo a regime i 26 milioni di passeggeri. Ma la politica non volle perseguire questa strada concentrandosi piuttosto sulla cessione di ciò che restava dell’ex Alitalia”.

Eppure il settore areo può essere ancora un business interessante. Lo testimonia il fatto che, ad un certo punto, Spazzali viene contattato dagli ex dipendenti Air Italy, in crisi per la decisione della proprietà di chiudere battenti. Così parte il progetto a marchio Ati su cui però c’è la mannaia di Alitalia che contesta il fatto che il marchio rischia di creare confusione fra i clienti. Fatto che impedisce al gruppo di investitori di portare avanti il progetto senza per questo portare nulla nelle casse dell’ex Alitalia. Un’occasione mancata come rischia di diventarlo anche per Ita. “A questo punto della storia, tutta la mia attenzione va ai dipendenti del comparto. Gli ex piloti Alitalia che, avendo una specializzazione con i Boeing, si sono ritrovati in difficoltà per le scelte di Ita che ha preferito gli Airbus. E non solo a loro visto che la cassa integrazione finirà a dicembre” conclude. Una scadenza che è ormai dietro l’angolo.

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