Vohora (T. Rowe Price), "ecco le buone ragioni per essere ottimisti"
Per l'esperto della T. Rowe Price il bicchiere è mezzo pieno. Bisogna solo saper cogliere le opportunità che arrivano dal mercato Ritu VohoraMantenere un giudizio equilibrato sulle azioni, puntare sugli asset reali (come l’immobiliare) senza dimenticarsi l’obbligazionario high yield e dei mercati emergenti. È il pensiero di Ritu Vohora, Investment Specialist, Capital markets di T. Rowe Price.
Solo un anno fa ci stavamo preparando alla recessione più attesa della storia, oggi i rendimenti dei Treasury Usa hanno toccato un massimo del 5% e abbiamo visto un rally per l’azionario. Quali sono le prospettive per il 2024?
Ci sono buone ragioni per essere ottimisti: i dati recenti indicano un rimbalzo tattico dell’attività e, in media, vediamo prospettive più costruttive per la crescita a breve termine. In particolare, le indagini Pmi nel comparto manifatturiero si stanno consolidando dopo un 2023 debole, grazie all’adeguamento delle scorte. L’inflazione si è ridimensionata in modo significativo e il mercato del lavoro, pur rimanendo resiliente, ha mostrato segnali di raffreddamento. I tassi di disoccupazione rimangono bassi, ma sono al di sopra dei minimi post-pandemia nella maggior parte delle economie. Le prospettive più rosee vengono rafforzate anche dall’allentamento delle condizioni finanziarie e sono previsti dei tagli dei tassi.
A questo proposito, il primo taglio della Fed potrebbe arrivare già a marzo?
Sebbene il tanto atteso pivot della Fed sia giunto a dicembre, e abbia spinto i mercati a scontare tagli aggressivi dei tassi in uno scenario di soft landing, un taglio a marzo è ampiamente fuori discussione. Sono stati fatti buoni progressi sul fronte dell’inflazione, ma il lavoro non è ancora finito e le banche centrali vorranno vedere l’inflazione scendere in modo sostenibile, prima di dichiarare vittoria prematuramente. L’inflazione nel comparto dei servizi rimane vischiosa e i mercati del lavoro devono ulteriormente adeguarsi per smorzare le pressioni salariali. Di fatto, i recenti dati sul mercato del lavoro statunitense sono stati molto positivi. La crescita dei posti di lavoro è stata doppia rispetto alle aspettative e ha evidenziato una persistente crescita dei salari. Ciò mette in discussione la narrativa sui mercati, che prevede un pivot della Fed e ampi tagli dei tassi. Tuttavia, le recenti comunicazioni della Fed rivelano un orientamento conciliante. Un solido contesto di crescita e l’andamento del mercato del lavoro non ostacoleranno i tagli dei tassi, mentre l’equilibrio si sposterà sul rallentamento dell’inflazione. Si tratta quindi di una questione di quando, piuttosto che di se, e il primo taglio avrà probabilmente luogo a maggio o giugno.
In caso di un taglio troppo prematuro, oppure troppo tardivo, quali sarebbero le conseguenze per l’economia?
Se le banche centrali decidessero di tagliare i tassi troppo presto rischierebbero che l’inflazione si radichi o che sia spinta al rialzo dalla vischiosità dei prezzi dei servizi e dall’impatto sui prezzi dei beni di una potenziale escalation del conflitto in Medio Oriente. D’altro canto, un taglio troppo tardivo potrebbe incidere negativamente sulla crescita e sul mercato del lavoro. Un regime di tassi d’interesse più alti e più a lungo rischia d’innescare un ciclo creditizio: i costi più elevati incidono sulla redditività delle imprese il che, a sua volta, si ripercuote sul mercato del lavoro e fa crescere i tassi d’insolvenza. Si tratta di uno scenario che potrebbe implicare una recessione degli utili, portando a una recessione economica.
In generale, è probabile che si verifichino delle divergenze in termini di crescita, politiche e utili in tutto il mondo. Di conseguenza, continuerà a esserci volatilità, mentre gli investitori si orientano tra i dati e il percorso incerto della politica.
Dove investire in questo contesto?
Sebbene l’incertezza persista, la fase di pausa potrebbe offrire opportunità agli investitori. L’analisi storica del rendimento medio annualizzato totale degli indici S&P500, Bloomberg US Aggregate Bond e Bloomberg US Treasury bills, tra l’ultimo rialzo dei tassi della Fed e il primo taglio, evidenzia che le azioni e le obbligazioni hanno tendenzialmente sovraperformato la liquidità nel periodo in esame e all’avvio del ciclo di tagli. Manteniamo un giudizio equilibrato sulle azioni, sostenuto dall’allentamento delle condizioni finanziarie, dal miglioramento delle prospettive economiche e dai trend positivi degli utili in un contesto di valutazioni elevate. Una posizione di sovrappeso sugli asset reali è in linea con prospettive strutturalmente migliori per i prezzi dell’energia e delle materie prime, valutazioni interessanti e una copertura contro lo scenario di un’inflazione potenzialmente più vischiosa. Nell’ambito del reddito fisso, continuiamo a sovrappesare le obbligazioni high yield e dei mercati emergenti, in considerazione degli interessanti rendimenti complessivi e dei fondamentali favorevoli e, in particolare, delle tendenze disinflazionistiche di questi ultimi.