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AperturaAuto Ven 15 settembre 2023

L'Alleanza globale per i biocarburanti fa tremare le strategie green dell'Ue

Italia, Usa e Brasile: il gruppo di Paesi favorevoli ai B-fuel invia un chiaro messaggio a Bruxelles. Vacilla la linea del "tutto elettrico". L'Alleanza globale per i biocarburanti fa tremare le strategie green dell'Ue
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

A pochi giorni dalla nascita della Global Biofuel Alliance, l’alleanza globale per i biocarburanti, a Bruxelles c’è soddisfazione tra i sei Paesi  contrari al “solo elettrico” nei trasporti. Fonti interne alla Commissione parlano di irritazione nei confronti di una decisione che rischia di impattare in modo significativo  sulle strategie green dell’Ue. E  quello partito dal G20 indiano in effetti è un messaggio rivolto principalmente alle autorità del Vecchio Continente ed alla decisione di non inserire proprio i biofuel tra le tecnologie permesse anche dopo il 2035,  data in cui scatterà il divieto di vendere auto diesel e benzina in Europa.

Non è un caso che l’Italia, che sino all’ultimo si è battuta in sede Ue in favore proprio dei biocarburanti, sia tra i primi firmatari dell’alleanza. Un gruppo che vede riuniti anche Stati Uniti, Brasile, India, Argentina,  Singapore, Bangladesh,  Mauritius ed Emirati Arabi Uniti. 

Gli obbiettivi

La proposta dell’Alleanza è di  prendere iniziative a livello globale per portare la miscelazione di etanolo nella benzina fino al 20%. Oppure, in alternativa lavorare allo sviluppo di un altro mix di miscelazione  che garantisca un approvvigionamento energetico stabile contribuendo allo stesso tempo alla sicurezza climatica. Brasile e Stati Uniti, sono due  dei maggiori produttori di biocarburanti al mondo. Gli Stati Uniti puntano in modo convinto sull’aumento della produzione di biocombustibili, posti al centro del piano Advancing Biotechnology  L’India prevede di costruire 12 nuove bioraffinerie per la produzione di biocombustibili nel futuro prossimo, dopo avere visto aumentare in modo significativo il loro impiego nel settore dei trasporti negli ultimi anni.  Anche l’Italia è uno dei Paesi in cui produzione e ricerca sui biofuel è più avanzata.

D’altra parte la posizione di contrasto  dell’Unione Europea è difficilmente sostenibile. La stessa Agenzia internazionale per l’energia  ha stimato come la produzione globale di biocarburanti sostenibili dovrà triplicare entro il 2030 se si vuole che il sistema energetico mondiale raggiunga l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050.

Molti i vantaggi

Il primo grande vantaggio dei biocarburanti è quello di essere prodotti da fonti di energia rinnovabili, in particolare da oli estratti da semi oleaginosi e scarti organici come gli oli di cottura, i grassi animali e residui dall’industria agro-alimentare. Questo significa che possono essere prodotti teoricamente all’infinito senza dover fare affidamento su giacimenti e depositi di combustibile fossile (petrolio, carbone e gas naturale) che non sono illimitati e richiedono milioni di anni per crearsi. Inoltre  l’utilizzo dei biocarburanti nei motori delle auto può ridurre fino all’88% le emissioni di CO2. I prossimi biocarburanti di terza e quarta generazione, ottenuti da alghe e cianobatteri, prometteranno però di  fare ancora meglio nel contenimento dell’anidride carbonica. La possibilità di utilizzare materiali organici di scarto, poi,  contribuisce a  risolvere anche alcuni problemi di smaltimento di rifiuti e sottoprodotti industriali.

Ma non è tutto. Sono ormai diversi anni che usiamo i biocarburanti nelle nostre auto. Al distributore la scritta E5 sulla pistola significa che dentro c’è un 5% di etanolo bio. Allo stesso modo le pompe di E10 arrivano al 10%.  Lo stesso accade per il diesel che viene venduto con le etichette B7 e B10 a seconda della percentuale “bio” che contiene.

I biocarburanti sono stati , come detto, esclusi dall’Unione europea dalle deroghe accordate in vista della fine, nel 2035, delle vendite di auto con motori alimentati con carburanti di origine fossile Bisogna capire ora se l’alleanza lanciata a Nuova Delhi potrà avere effetti su Bruxelles, portando la Commissione a rivedere le scelte fatte.

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