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AutoIn evidenza Ven 08 dicembre 2023

L'arcivescovo di Torino contro Stellantis: "Volete investire o chiudere?"

Monsignor Lepore smonta le promesse del gruppo per l'Italia: "La crisi di Torino dipende dalle scelte sull'auto. Per ora solo tagli". L'arcivescovo di Torino contro Stellantis: "Volete investire o chiudere?"
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Tre giorni fa Stellantis al Tavolo con il ministro Urso ha fatto il pieno di promesse. E la stampa nazionale, come sempre accade quando di parla di Fiat ed affini, ha celebrato l’evento. Dunque tutti soddisfatti? Non proprio. Perché la realtà alla fine ha sempre la meglio sulle fantasie. Ed a ricordarlo ci ha pensato  l‘arcivescovo di Torino, monsignor Roberto Repole, che in una accorata quanto drammatica dichiarazione, ha puntato l’indice contro il gruppo franco-italiano guidato da Carlos Tavares per la “crisi mai risolta di Mirafiori”. Di più:  l’arcivescovo  ha poi criticato il nuovo Hub dell’economia circolare di Stellantis, facendo intendere che un pugno di ingegneri non vale la deindustrializzazione di un intero territorio.

Un un milione di auto? Per ora licenziamenti

Monsignor Lepore poco prima aveva incontrato le rappresentanze sindacali della Lear di Grugliasco, dove 300 persone sono a rischio licenziamento a causa della crisi produttiva dell’azienda, fornitrice del gruppo.  Ma tutta una serie di aziende legate all’auto versano in condizioni difficili. Da qui il forte appello a Stellantis  e alle istituzioni pubbliche. “E’ necessario – ha sottolineato l’arcivescovo – tentare tutte le strade possibili per conservare le produzioni e i posti di lavoro.  Va considerato che dietro ogni decisione aziendale c’è il peso umano che comporta”.

La crisi nasce dall’addio all’auto

L’arcivescovo non si è limitato ad un generico appello ma ha messo il dito nella piaga, “L’emergenza delle piccole e medie aziende torinesi – ha detto – è parte di una crisi di sistema che affonda le radici nella contrazione del comparto automobilistico“. E dunque,  ha aggiunto: “Stellantis  deve fare chiarezza sui progetti per Torino. Sulla campagna di prepensionamenti e sugli esodi incentivati, come pure sulla chiusura della sede ex Maserati e la cassa integrazione nelle linee di Mirafiori”.

“A tutti i livelli delle istituzioni e della società civile Torino sente il bisogno di parole chiare sui progetti del gruppo automobilistico: credo che sia giusto chiederle” ha concluso monsignor Roberto Repole.

L’arcivescovo non è solo

Le parole dell’arcivescovo arrivano dopo l’appello, altrettanto preoccupato, che aveva lanciato il  presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio proprio il giorno del summit romano tra Stellantis e ministro. Anche per Cirio è fondamentale che Stellantis  “formuli un impegno concreto per Mirafiori“.  “Il gruppo deve tornare a produrre in Italia – ha spiegato –  a partire anche dallo stabilimento di Mirafiori che, anni fa produceva il totale delle auto che vengono fatte oggi nel nostro Paese e invece oggi raggiunge appena i 100 mila veicoli”.

Fuga dall’Italia via internet

Il governatore piemontese aveva poi ricordato la beffa di Stellantis che “mentre decideva di produrre la 500 elettrica in Serbia, ha messo vendita degli stabilimenti torinesi del gruppo sul internet”. “In questo modo – ha aggiunto – è normale che si faccia strada l’idea del disimpegno di Sterllantis in Italia“.

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