Se basta un hacker a manipolare i mercati, l'errore delle Autority
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CommentoIn evidenza Mer 10 gennaio 2024

Se basta un hacker a manipolare i mercati, il vero errore delle Authority

Se è bastata la fake news di un hacker a manipolare l'andamento dei mercati tocca davvero farsi delle domande. Se basta un hacker a manipolare i mercati, il vero errore delle Authority
Emanuele Bonora
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Emanuele Bonora

Giornalista de La Verità, esperto di nuovi media. Responsabile dell'edizione online del quotidiano e delle strategie digitali.

Se è bastata la fake news di un hacker a manipolare l’andamento dei mercati tocca davvero farsi delle domande. Ovvero, tocca chiedersi, siccome non è la prima e chissà se sarà l’ultima, se non sia ai mercati a cui piaccia essere manipolati dagli hacker e dalle fake news, invece che viceversa. E se anche le autorità, che vigilano sui mercati, non ci provino, almeno un po’ gusto in questo.

Perché, se è bastato di nuovo un pirata informatico a forzare l’account Twitter (anzi no, ora si chiama X) della Sec, l’ente che controlla la Borsa americana, per dare un colpo di gas alle criptovalute nella serata di ieri, pubblicando la finta notizia sul via libera al primo Etf sul Bitcoin, non possiamo che non farci venire il legittimo dubbio.

Nell’era della socialdipendenza, è vero, la comunicazione è tutto. E più veloce è meglio è. Ma è giusto chiedersi se questo paradigma debba valere anche per delle istituzioni, come la Sec, che possono toccare le corde degli investitori. O se meglio sia continuare ad affidarsi a dei canali di cui si ha il completo controllo, come magari il proprio sito internet, che hanno certamente un richiamo meno pop, ma consentono, di contro, meno intrusioni dai criminali della rete.

C’è del paradosso nel ricordare ancora, che non è la prima volta che un hacker e una fake news hanno mandato a gambe all’aria la Borsa. Lo avevamo visto nel 2013, quando il solito criminale digitale mascherato aveva lanciato dall’account dell’Associated Press il falso tweet dell’attentato alla Casa Bianca, con il presidente Barack Obama rimasto ferito. Il portavoce di Obama aveva subito smentito, ma non aveva impedito al principale listino americano, lo S&P500, di perdere 136 miliardi in un soffio. E appena l’anno scorso, una foto creata dall’intelligenza artificiale aveva mostrato l’ennesima esplosione vicino al Pentagono. Diventata virale la foto, Wall Street aveva bruciato 550 miliardi.

Poi ci sono gli effetti delle boutade, queste non scritte dagli hacker, di Elon Musk. Per fare un esempio, nel 2018 annunciò con un tweet di voler ritirare Tesla dal mercato. Ricordate le conseguenze? E ancora, le varie invettive di Donald Trump contro Apple e General Motors e le inevitabili ripercussioni, viste di volta in volta sui titoli in Borsa. Un elenco infinito di esempi tragicomici, che dovrebbero però dirci tutto degli effetti avversi che può avere la democrazia digitale in cui viviamo. E di come, certe istituzioni, dovrebbero probabilmente tenercisi alla larga, per prediligere modi di comunicare più classici alle più classiche comunicazioni, come dare il via libera ad un Etf. Basti anche il semplice sito istituzionale. Festina lente, ci ricordava Calvino.

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