L'eccidio dimenticato di Torre Paponi, tra le peggiori stragi naziste d'Italia
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CronacaDa non perdere Mar 21 giugno 2022

L'eccidio dimenticato di Torre Paponi, una delle peggiori stragi naziste d'Italia

L'eccidio di Torre Paponi fu una delle peggiori stragi naziste in Italia, anche se raramente viene ricordato nei libri di storia L'eccidio dimenticato di Torre Paponi, una delle peggiori stragi naziste d'Italia
Franco Bechis
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Franco Bechis

L’eccidio di Torre Paponi in Liguria

L’eccidio di Torre Paponi fu una delle peggiori stragi naziste in Italia, anche se raramente viene ricordato nei libri di storia insieme a Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema. I nazisti arrivarono in questo piccolo paese dell’entroterra di Imperia il 14 dicembre del 1944, cercando di catturare i partigiani, che in realtà erano nascosti ben più su, nei boschi delle Alpi liguri. I primi nazisti arrivarono quel giorno, un giovedì. Ma il grosso li raggiunse la mattina della strage, il 16 dicembre. Intuendo cosa stava per accadere molti contadini, che erano gli unici abitanti del paese, scapparono prima fra i campi e poi sui boschi, cercando di mettersi in salvo sulla montagna. Erano restati donne, vecchi e bambini.

I nazisti catturarono subito il curato, don Vittorio De Andreis, che torturarono ritenendolo un fiancheggiatore delle brigate partigiane, cercando di fargli dire dove erano nascosti. Poi lo portarono all’interno della chiesa parrocchiale, dove le Ss avevano stipato tutti gli abitanti restati del paese, presi in un rapido rastrellamento. Portarono lì anche il parroco, don Pietro De Carli, che non era di quelle parti: veniva da Guastalla, nel reggiano. A quel punto diedero fuoco alle abitazioni del paese, trovando anche un ragazzo di 15 anni, che era sfuggito al rastrellamento, nascondendosi dovendo poi scappare per non ardere vivo. Lo giustiziarono fra i vicoli.

Tornarono nella chiesetta e portarono fuori i due sacerdoti, bruciandoli vivi. Poi giustiziarono un altro sacerdote, una quindicina di ragazzi più maturi, tre donne che provarono a mettersi in mezzo e perfino qualche vecchio. Le vittime furono in tutto 28. I nazisti restarono ancora lì e le uccisioni ripresero la mattina dopo anche in qualche borgo vicino dove si volevano punire per rappresaglia i contadini accusati di nutrire, quando potevano, i partigiani che scendevano dalla montagna per qualche azione.

Oggi la chiesa degli orrori esiste ancora, con la sua bella piazzetta che si affaccia sull’inizio della vallata. A pochi metri, in un giardino della memoria, la lapide che ricorda l’eccidio. Due bambini di allora sono ancora vivi e qualche anno fa ha raccolto la loro testimonianza un giornalista ligure, Pierluigi Balestra.

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