L'ad di Borsa Italiana Testa e le previsioni per il 2024
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AperturaEconomia Mar 26 dicembre 2023

L'ad di Borsa Italiana Testa: "Nuove Ipo e raccolta più facile con Euronext nel 2024"

I due focus dell'azione di Borsa Italiana nel 2023, l'anno del disallineamento tra le performance delle large cap e delle PMI. L'ad di Borsa Italiana Testa: "Nuove Ipo e raccolta più facile con Euronext nel 2024"
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Da un lato il proseguimento dell’integrazione all’interno di Euronext, per l’estrazione di sinergie e un arricchimento bidirezionale tra Piazza Affari e le altre borse del gruppo, dall’altro l’aumento della pressione sulle autorità e la presentazione di nuove proposte per favorire lo sviluppo del mercato borsistico, con l’obiettivo di colmare il gap verso altri mercati europei e risolvere i problemi delle small-midcap. Sono stati questi i due focus dell’azione di Borsa Italiana nel 2023, l’anno del disallineamento tra le performance delle large cap e delle PMI e della crisi di liquidità sul mercato, ma anche di una buona performance relativa di Milano rispetto ad altri centri finanziari in quanto ad IPO.

Il FTSE MIB, trainato soprattutto dalle banche che hanno un peso maggiore nell’indice delle blue chip italiano e hanno beneficiato dal poderoso rialzo dei tassi da parte della BCE, si appresta a chiudere l’anno con un +28%, mentre l’indice STAR è rimasto indietro (+2% YTD) e l’indice Growth delle PMI è stato addirittura in calo (-12%).

“Per le piccole e medie imprese, c’è stato un disallineamento dei pianeti, a causa di diversi fattori – dice a Teleborsa Fabrizio Testa, amministratore delegato di Borsa Italiana – In particolare, la prima scadenza dei PIR, che dopo cinque anni offrivano la possibilità di disinvestire beneficiando dei vantaggi fiscali, ha generato un deflusso di circa 2 miliardi di euro dal mercato, colpendo principalmente le PMI. Inoltre, c’è stato un riassetto dei portafogli, con un significativo spostamento da equity a bond. Questo fenomeno è emerso chiaramente anche dalla robusta performance dei titoli di Stato destinati al retail emessi dal Tesoro. Coloro che uscivano dai PIR o che si trovavano in possesso di risparmi hanno preferito orientarsi verso cedole anche superiori al 4%, determinando un notevole slancio del comparto obbligazionario a scapito di quello azionario”.

L’andamento delle Pmi quotate

Testa sottolinea comunque che i problemi non riguardano lo stato di salute delle piccole società quotate e vuole essere ottimista su una loro ripresa nel 2024: “Per quanto difficile fare previsioni, se guardiamo alla forte performance delle blue-chips, potremmo immaginare un riallineamento dei livelli delle PMI quotate a quello delle aziende più grandi. Guardando agli ottimi numeri di molte di queste aziende, il mercato condivide che i titoli delle small e mid cap siano tutt’ora sottovalutati“.

Un dato positivo è quello delle matricole. Contando anche le società che hanno presentato la domanda di pre-ammissione e che verosimilmente sbarcheranno a Piazza Affari entro il 31 dicembre, il 2023 si chiuderà con 34 quotazioni su Euronext Growth Milan (di cui 1 Business Combination con una SPAC da parte di Sicily by Car e 4 sul Segmento Professionale) e 5 quotazioni su Euronext Milan, oltre a 5 società che sono passate dall’EGM al listino principale durante l’anno (Technoprobe, Digital Value, Unidata, Cy4Gate e Comer Industries).

Le prospettive per le quotazioni

“È stato un buon anno per le quotazioni, con agosto che ha visto 9 ammissioni nei primi giorni del mese, in controtendenza rispetto al resto d’Europa – dice Testa – A settembre abbiamo visto un rallentamento, ma ora siamo nel mezzo di un rush finale. Quello che vediamo è che appena ci sono delle finestre di opportunità le società entrano facilmente, perché vengono accompagnate, monitorate e tenute calde, quindi magari alcuni di quelli che sarebbero stati pronti adesso guardano al 2024, quindi la domanda non è se si quotano ma quando si quotano, quindi ci fa ben sperare per l’anno prossimo“.

Il successo di quest’anno, aggiunge, “è dovuto al lavoro di squadra che coinvolge intermediari, advisor e mie colleghe e colleghi che svolgono attività sul territorio. La pipeline di medio lungo periodo si costruisce anche grazie al successo dei programmi di pre-IPO e ad ELITE che avvicina nuove generazioni di imprenditori, più aperti a considerare il mercato come strumento per finanziare la crescita. E un’altra cosa interessante di quest’anno è che – dei 10 nuovi emittenti sul listino principale – 5 sono stati passaggi dall’EGM, che è esattamente quello che noi ci aspettiamo perché il Growth può essere una palestra per poi passare al listino principale”.

Il problema dei delisting

Nel frattempo, a Piazza Affari sono continuati i delisting, fenomeno che si è sempre più affermato negli ultimi anni, non solo in Italia. Quest’anno ci sono stati 24 delisting, di cui 4 da Euronext Milan, 4 da Euronext STAR Milan, 15 da Euronext Growth Milan e 1 da Euronext Growth Milan – Segmento Professionale. La capitalizzazione persa complessivamente è stata di 11,2 miliardi di euro, su cui pesano i 4,4 miliardi di euro di Covivio e i 2,4 di BB Biotech (entrambi dual listing con Milano che non era la piazza principale), e i 2,7 di Autogrill, a cui andranno aggiunti quasi 15 miliardi di CNH Industrial che se ne andrà a fine anno. CNH resterà quotata solo al NYSE, che negli ultimi anni è stata la scelta anche di altri grandi gruppi italiani come Zegna e Stevanato.

L’ad di Borsa non si dice però troppo preoccupato dalla perdita di appeal della piazza milanese: “Ci sono due motivi per cui riteniamo che l’Italia continui ad essere attraente: tutto quello che è legato al Made in Italy – che non è solo fashion o food & beverage ma si estende a una vasta gamma di settori – ovviamente vede la Borsa di Milano come candidata per esprimersi al meglio e una vetrina per questo tipo di società; c’è poi l’aspetto di essere parte del gruppo Euronext, visto che con la migrazione dei mercati di Borsa all’interno della piattaforma Optiq, è un gateway per entrare nel più grande pool di liquidità europeo. Questo non solo offre opportunità alle società quotate in Italia ma consente anche agli investitori di altre geografie di accedere agli asset italiani. L’integrazione potrebbe facilitare la raccolta di capitali provenienti da investitori internazionali. Si può rimanere quotati in Italia ma attirando capitali che arrivano da altri paesi; è un percorso in divenire, perché ci siamo appena integrati, ma stiamo vedendo nelle varie IPO che investitori che prima non si affacciavano adesso stanno iniziando a guardare questi book“.

Intanto, l’ecosistema di sta muovendo per migliorare lo stato di salute dei mercati dei capitali italiani. Dopo il Ddl Capitali, un intervento a costo zero per le finanze pubbliche che si è concentrato maggiormente sui temi del voto plurimo/maggiorato e della lista del CdA, gli operatori sono tornati a chiedere misure più incisive per rivitalizzare Piazza Affari. Nell’ultimo mese è stato presentato il Manifesto per lo sviluppo dei Mercati dei Capitali in Italia, un documento preparato da Borsa Italiana, Equita e Università Bocconi – e poi sottoscritto da decine di operatori – contenente una serie di richieste su più fronti (investitori, intermediari, vigilanza, fiscalità).

“Il grande focus è su come canalizzare fondi di investitori istituzionali, ma anche retail, nella real economy – dice Testa – In Italia gli investimento nella real economy da parte degli istituzionali sono attorno al 10%, sotto al 20% che si osserva in Francia, Olanda Germania, e lontano dal 40% dei paesi scandinavi, quindi c’è molto spazio e un minimo sforzo fatto da grossi gruppi bancari, assicurativi e fondi previdenziali porterebbe nuova linfa a tutto il tessuto industriale italiano, che rimane molto attivo e in questo momento fatica a trovare investimenti perché storicamente si è affidato molto al credito bancario e ora ci sono tassi alti”.

Al di là del lungo elenco di suggerimenti, quello che emerge è anche una voce unanime tra gli operatori di mercato, che si trovano d’accordo sulla maggior parte delle questioni. “Questa unità d’intenti tra gli operatori di mercato è una continuazione del lavoro portato avanti da oltre due anni, prima con la task force del Tesoro e poi con il Libro Verde, da cui sono stati estratti alcuni suggerimenti confluiti nel DDL capitali – dice il manager – Ora con il Manifesto abbiamo voluto tenere alta l’attenzione e rilanciare alcuni temi emersi nel Libro Verde ma che non sono pienamente confluiti nel DDL Capitali. Molti di questi temi potrebbero comunque essere toccati nella revisione del TUF”.

Infine, Testa esprime soddisfazione per la serrata roadmap portata avanti a livello di Borsa Italiana e gruppo Euronext quest’anno: “Dal punto di vista strategico e operativo, i due eventi di maggiore rilevanza dell’anno sono stati la migrazione dei mercati di Borsa Italiana sulla piattaforma di trading Euronext Optiq e l’espansione di Euronext Clearing a tutti i mercati gestiti da Euronext. Parallelamente, abbiamo condotto altre iniziative importanti su vari fronti: nel contesto dei certificati, abbiamo introdotto soluzioni mirate a rendere più accessibile agli investitori meno esperti l’accesso a questo settore; nell’obbligazionario, abbiamo sostenuto le emissioni del Tesoro e lanciato il segmento MTS EU che include le emissioni della Commissione Europea, tra cu i Next Generation bond, che sta riscuotendo notevole successo in termini di attività e trasparenza. Inoltre, nel campo degli MTF, abbiamo rilanciato GEM, originariamente nato in Borsa Italiana ed ora consolidato come piattaforma europea che consente l’accesso ad azioni non quotate sui mercati Euronext, con particolare focus sulle società statunitensi”. (Teleborsa) 

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