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Economia Lun 10 aprile 2023

Next Yacht, la "Rolls Royce del mare" punta a superare la barriera dei 60 nodi

Il gruppo, leader mondiale delle navi di lusso ad alte prestazioni a cui fanno capo i marchi Maiora e Ab Navi, è in forte crescita Next Yacht, la "Rolls Royce del mare" punta a superare la barriera dei 60 nodi Gennaro Candida De Matteo, Ceo di Next Yacht
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Next Yacht, la “Rolls Royce del mare”

L’ultimo gioiello appena varato è l‘Ab 120, un un maxi yacht di 37 metri di lunghezza che “vola” sull’acqua a 45 nodi e offre volumi e spazi funzionali innovativi, tra cui un’ area di poppa “espandibile” fino a 100 metri quadrati. Ma in consegna ci sono 7 imbarcazioni  “adrenaliniche” ( fino a 59 nodi di velocità) che danno il metro del successo di un gruppo, Next Yacht, che ha saputo coniugare marchi storici come Maiora e Ab Navi a progettazione, tecnologia e innovazione di assoluta avanguardia. E sta scalando le classifiche di fatturato e ora punta anche al segmento dei mega Yacht (barche sopra gli 80 metri).

“Siamo diventati  leader di mercato per imbarcazioni di lusso ad alte prestazioni – conferma Gennaro Candida De Matteo, amministratore delegato di Next Yacht – Basti pensare che tra le 10 barche oggi più veloci al mondo, quattro sono uscite dai nostri cantieri. E la nostra voglia di migliorarci non si ferma: il nuovo obbiettivo è superare la soglia dei 60 nodi di velocità. Per capirci meglio la sensazione è quella di viaggiare in auto a oltre i 250 chilometri orari. E su imbarcazioni estremamente sicure e confortevoli”

I dati appena diffusi da Confindustria nautica parlano di un settore che a livello globale ha raggiunto vendite per 30 miliardi di euro con l’Italia  secondo player mondiale. Dopo un 2022 con una crescita a doppia cifra (+ 15-20%) anche il 2023 conferma il balzo dell’industria del mare, trainata dal segmento motore. Ci conferma una tale fotografia? 

“In effetti  anche per noi il 2022 è stato un anno particolarmente significativo. E non solo per la crescita del giro d’affari, arrivato a toccare i 70 milioni con nuovi ordini per 80 milioni,  ma soprattutto per la redditività, paragonabile oggi a quella dei grandissimi player”.

Come  spiega una crescita così sostenuta della nautica in un momento non facile?

“Intanto il segmento dei grandi yacht fa storia a sé. Credo però che anche la fine della drammatica esperienza Covid, con un ritrovato senso di libertà e ricerca dei grandi spazi abbia contribuito alla crescita degli ordini. Ma poi ovviamente c’è il Made in Italy: la nostra capacità di coniugare design, moda, cultura del mare e tecnologia. Non è un caso che anche nei mega yacht stiamo erodendo quote di mercato ai costruttori storici olandesi e tedeschi”.

Però in molti affermano che l’Italia non è “un Paese per armatori” nel senso che ci sono nazioni con una legislazione più favorevole.

“Le faccio un esempio. Provi a viaggiare da Ventimiglia lungo la costa francese. Troverà porti attrezzati con attorno tutta una serie di servizi e di accoglienza di assoluto prestigio. Parta invece da Ventimiglia verso est: l’offerta, salvo pochi casi, è quella del semplice ormeggio. Insomma in Italia mancano infrastrutture e una situazione attorno ai porti che attiri i grandi armatori. E poi c’è il tema del personale qualificato. L’Italia non ha investito su una offerta anche scolastica legata alla nautica. E infine c’è il vecchio preconcetto di guardare con sospetto i grandi armatori”.

Ecco, ci faccia l’identikit di chi può permettersi queste barche da svariati milioni di euro

“Noi abbiamo due tipi di clientela. L’armatore maturo, che ha già esperienza di super barche che è alla ricerca di una esperienza più adrenalinica, e un altro tipo di cliente che punta sempre ad ottime prestazioni di velocità ma cerca un prodotto appariscente, per fare colpo. In ogni caso parliano di grandi imprenditori e top manager che vengono un po’ da tutto il mondo”.

In questi ultimi anni la nautica ha visto numerose aggregazioni. Anche al vostro gruppo fanno capo due marchi. Secondo lei è una tendenza che si consoliderà?

“Come in tutti i settori industriali in espansione anche la nautica vive stagioni diverse. Si è partiti con una forte segmentazione. Poi i grandi marchi hanno aggregato questo tipo di esperienze. Nel nostro caso rappresentiamo il risultato di un processo che ha portato a risultati concreti sia di qualità che di innovazione”.

Nell’auto lo spettro per il futuro sono i produttori cinesi. E nella nautica?

“La Cina per noi rappresenta un mercato di sbocco sempre più interessante. Certo l’industria europea ed italiana deve fare i conti con un Paese che non sta certo a guardare”.

 

 

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