Dai maxi tagli fiscali alla maxi austerity, la svolta del Regno Unito
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Europa
Europa Ven 18 novembre 2022

Dai maxi tagli fiscali alla maxi austerity, la svolta del Regno Unito

Il cambio di direzione non poteva essere più clamoroso. In poco meno di due mesi il Regno Unito passa dall’annuncio di una manovra. Dai maxi tagli fiscali alla maxi austerity, la svolta del Regno Unito
Alessandro Giorgiutti
di 
Alessandro Giorgiutti

Nato a Udine nel 1978, ha lavorato vari anni a Libero con una breve parentesi al Giornale.

La recessione nel Regno Unito

Il cambio di direzione non poteva essere più clamoroso. In poco meno di due mesi il Regno Unito passa dall’annuncio di una manovra di oltre 100 miliardi tra aumenti della spesa e tagli delle tasse all’annuncio di una manovra di 55 miliardi tra tagli della spesa e aumenti delle tasse. In mezzo, c’è stato il crollo della sterlina e il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato, l’intervento (limitato nel tempo) della banca centrale, la fine della brevissima esperienza di governo di Liz Truss, l’ascesa al potere dell’attuale premier Rishi Sunak. La risposta alla crisi innescata dal rialzo dei prezzi dell’energia non saranno più, quindi, i maxi-stimoli ma l’austerità.

Ad illustrare la linea economica del nuovo governo è stato ieri il ministro delle finanze Jeremy Hunt, confermato da Sunak dopo che la Truss l’aveva nominato nel disperato tentativo di rimanere al suo posto sacrificando l’amico ministro Kwasi Kwarteng, che aveva presentato in parlamento il budget ultra espansivo il 23 settembre scorso. Hunt ha annunciato la recessione in arrivo e altri dati preoccupanti: pil in calo dell’1,4% il prossimo anno, dopo il +4,2% atteso per il 2022; l’inflazione al 9,1% quest’anno e al 7,4% il prossimo; il rapporto debito/pil al 97,6% nell’anno fiscale 2025-2026 contro l’80,9% che si prevedeva a marzo.

Il piano dell’Inghilterra

Il piano da 55 miliardi è composto per il 55% da tagli alla spesa pubblica e per il restante 45% da aumenti delle tasse che faranno salire la pressione fiscale dal 36,4% del pil di quest’anno al 37,5% nel 2024 (record dal dopoguerra). L’aliquota sul reddito di chi guadagna più di 150 mila sterline, che la coppia Truss-Kwarteng avrebbe voluto tagliare dal 45% al 40% (una delle iniziative più controverse del precedente governo, accusato di voler aiutare smaccatamente i più ricchi), non solo rimarrà invariata ma si applicherà a chi guadagna da 125.140 sterline in su, cioè a circa 250 mila persone in più. Come già annunciato l’aliquota minima del 20% non sarà abbassata al 19%, come avrebbe voluto il precedente governo.

Pressione da record

Hunt ha annunciato anche che l’imposta sui profitti delle società del settore energia aumenterà dal 25 al 35% da gennaio fino al marzo 2028. «Non ho obiezioni a questo tipo di tassa se si tratta di pagarla genuinamente sui profitti generati dagli inattesi aumenti dei costi dell’energia, ma a patto che si tratti di una misura temporanea, che non scoraggi gli investimenti e che riconosca la natura ciclica di molti aspetti del business energetico», ha detto il ministro. Sarà inoltre introdotta una imposta del 45% sui generatori di elettricità, mentre a partire dall’aprile del 2025 le vetture elettriche non saranno più esentate dalle tasse automobilistiche.

«Sebbene le mie decisioni odierne comportino un sostanziale aumento delle tasse, non abbiamo aumentato le aliquote fiscali principali, e le tasse in termini di percentuale del pil aumenteranno solo dell’1% nei prossimi cinque anni», ha detto il ministro. Quanto alla spesa pubblica, i tagli saranno spalmati nel tempo e risparmieranno sanità e istruzione, ha assicurato, mentre le pensioni e i sussidi pubblici aumenteranno in linea con l’inflazione. Tra gli interventi in sostegno del potere d’acquisto, il salario minimo sarà aumentato da 9,50 a 10,42 sterline l’ora.

Condividi articolo