Troppo pochi i rigassificatori, impianti fermi nel Mediterraneo
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Europa Mer 19 ottobre 2022

Troppo pochi i rigassificatori, decine di impianti fermi nel Mediterraneo

Decine di navi piene di gas naturale liquefatto sono ferme al largo della costa spagnola in attesa di consegnare i loro carichi. Troppo pochi i rigassificatori, decine di impianti fermi nel Mediterraneo
Alessandro Giorgiutti
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Alessandro Giorgiutti

Nato a Udine nel 1978, ha lavorato vari anni a Libero con una breve parentesi al Giornale.

Il nodo dei rigassificatori

Decine di navi piene di gas naturale liquefatto sono ferme al largo della costa spagnola in attesa di consegnare i loro carichi. Non possono farlo perché gli impianti che dovrebbero accogliere il loro gas sono pieni. E a questo punto non è escluso che alcune di queste navi possano presto cercare destinazioni alternative, facendo rotta verso l’Asia.

È uno dei paradossi della crisi energetica che ha colpito l’Europa dalla fine del 2021 con i primi rialzi dei prezzi, esacerbandosi poi con il conflitto in Ucraina e la conseguente guerra economica tra Ue e Mosca. La spagnola Enagas, il gestore della rete nazionale, ha comunicato che tutti gli impianti di rigassificazione stanno lavorando al massimo della loro capacità e quindi saranno probabilmente costretti a rifiutare alcuni carichi. Un volume eccessivo di gas negli impianti potrebbe infatti compromettere la sicurezza delle operazioni di scarico.

Questione di sicurezza

Parliamo del paese, la Spagna, che negli anni passati ha maggiormente investito nei rigassificatori e che accoglie da solo un terzo del gas liquefatto destinato all’Unione europea. Ma secondo alcuni analisti citati da Reuters altre navi sarebbero ferme nel Mediterraneo e davanti alle coste del Regno Unito. E dalla Spagna si conferma che i rigassificatori di altri paesi europei sono alle prese con problemi simili.

Come è possibile? Da un lato, la capacità di rigassificazione del vecchio continente è ancora limitata (in Germania il primo impianto entrerà in funzione solo alla fine di quest’anno). Ma a pesare è anche la riduzione della domanda interna, sia da parte dell’industria (in Spagna a settembre la domanda di gas per uso industriale è diminuita del 41% rispetto allo stesso mese del 2021) sia da parte dei privati (aiutati in questo da un ottobre particolarmente caldo). Il riempimento delle scorte, i bassi consumi ed economie avviate verso la recessione sono i fattori alla base del calo del prezzo del gas registrato in questi giorni alla borsa di Amsterdam (dove ieri è sceso anche sotto i 115 euro a megawattora, un livello che non si toccava da inizio giugno), benché i leader europei cerchino di attribuirsene il merito, collegandolo alle varie ipotesi di price cap fatte circolare in vista del consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimo.

Tornando alle navi in attesa, al largo della Spagna e nel resto del Mediterraneo sarebbero più di 35 quelle che aspettano di consegnare il loro gas. Per questa settimana gli slot messi a disposizione dalla Spagna sono solo sei. Ed Enagas ha annunciato che i rigassificatori rimarranno saturi almeno fino a inizio novembre. «I livelli di stoccaggio galleggiante nel settore del trasporto di gnl sono ai massimi storici», ha detto a Reuters Oystein Kalleklev, amministratore delegato della compagnia Flex Lng. «Abbiamo visto un gran numero di carichi in attesa al largo delle coste della Spagna meridionale o in giro per il Mediterraneo», ha confermato Alex Froley, della società di analisi dei dati Icis, aggiungendo che «ci sono anche alcuni carichi in attesa del Regno Unito». Froley dà anche un’altra spiegazione del fenomeno. Secondo lui, le navi che possono permetterselo hanno adesso tutto l’interesse ad aspettare al largo, per spuntare poi prezzi più alti con l’avvicinarsi dell’inverno e l’aumento della domanda di gas per riscaldamento.

Allarme in Nigeria

Sempre sul fronte del gas liquefatto, ieri per l’Europa è arrivata un’altra brutta notizia, dopo la decisione della Cina che lunedì ha interrotto le vendite agli acquirenti stranieri. In questo caso a preoccupare è quanto sta accadendo in Nigeria, dove la principale azienda produttrice di gas liquefatto ha invocato la «forza maggiore» per giustificare un calo delle spedizioni ai clienti europei dopo le violente alluvioni che hanno danneggiato gli impianti, oltre ad aver ucciso più di 600 persone e averne lasciate oltre un milione senza casa. La Nigeria Lng è uno dei principali fornitori di gas liquefatto all’Europa, in particolare a Spagna, Portogallo, Francia e Regno Unito.

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