Chi e quanto pagheranno per l'eredità di Berlusconi
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FamigliePrimo piano Ven 07 luglio 2023

Meno tasse che al Superenalotto, quanto pagheranno per l'eredità di Berlusconi

Le tasse per la successione in Italia sono l’8% per i non parenti, il 6% per i fratelli, il 4% per moglie e figli. L'eredità di Berlusconi. Meno tasse che al Superenalotto, quanto pagheranno per l'eredità di Berlusconi
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Marta Fascina pagherà sui 100 milioni ereditati da Silvio Berlusconi, 8 milioni di tasse. Ossia verrà applicata un’aliquota dell’8%. Molto meno dunque di quello che avrebbe pagato in caso di vincita al Superenalotto dove l’aliquota del 2020 è del 20%. Le tasse saranno pagare anche dal fratello Paolo Berlusconi, che ha ereditato la stessa cifra, circa 6 milioni di tasse, quindi, e dall’amico Marcello Dell’Utri  che ne pagherà 2,4 (milioni) sui 30 ricevuti.

Le tasse di successione

A parte la polemica mai sopita che in Italia le tasse di successione sono troppo basse, rispetto al 15% della media europea, le aliquote per la successione in Italia sono l’8% per i non parenti (vedi Fascina e Dell’Utri) il 6 per cento per i fratelli (con 100mila euro di quota esente), ossia Paolo Berlusconi e il 4% per moglie e figli (con 1 milione di euro di quota esente).

Ovvio dunque che nel caso dell’eredità di Silvio Berlusconi le tasse le pagheranno i 5 figli anche se con quote diverse visto che è la quota di controllo di Fininvest, holding dell’impero, è passata nelle mani dei due figli maggiori PierSilvio e Marina che sono a capo di Mfe ( ossia Mediaset) e Mondadori.

Il patrimonio della famiglia Berlusconi

Secondo le stime di Forbes, i beni della famiglia Berlusconi ammonterebbero a circa 6,8 miliardi di dollari, di cui circa due terzi detenuti tramite la holding Fininvest. Quanto al testamento Berlusconi ha diviso in parti uguali tra i cinque figli i due terzi della quota del 61,3% che possedeva in Fininvest, il cui patrimonio comprende una partecipazione del 48% nel gruppo Mfe, il 53% della casa editrice Mondadori e il 30% di Banca Mediolanum, oltre al Monza Calcio.

Quindi tutti i figli ottengono ciascuno una quota aggiuntiva di Fininvest di poco superiore all’8%, oltre a quella che già possedevano. Ma per garantire stabilità l’ex-premier ha lasciato il restante terzo della sua partecipazione nella holding, circa il 20%, ai figli maggiori, Marina e Pier Silvio, che si somma a quella divisa in  parti uguali e che si aggiunge a quella  già possedevano, ossia il  15,3%. Il risultato è che ora il 53% di Fininvest è nelle mani dei figli maggiori il che significa che possono prendere congiuntamente qualsiasi decisione sul futuro dell’azienda. La stessa formula  è stata usata per il resto ossia  le proprietà immobiliari e le opere d’arte.

Marina e Pier Silvio Berlusconi

I due figli maggiori avranno quindi circa il 60% del patrimonio, mentre i tre più giovani il restante 40%. La legge prevede un’aliquota  del 4% sui lasciti ai discendenti diretti ma il problema è la base imponibile. Se si usasse il valore contabile, l’incasso sarebbe misero visto che Fininvest ha patrimonio netto di 1,5 miliardi  perché non essendo quotata ha meno obblighi di aggiornare i valori delle sue partecipazioni, alcune delle quali sono al “costo storico”, come il 30% di Mediolanum, che vale 1,8 miliardi in Borsa, ma 116 milioni a bilancio.

Il Fisco considera però il “valore effettivo”, che non dovrebbe discostarsi molto da quello di Borsa, per le società quotate. Per le altre si dovranno vedere i valori del mercato immobiliare delle lussuose magioni racchiuse nella holding Dolcedrago  che possiede Villa San Martino ad Arcore, Villa Certosa in Sardegna, Villa Grande a Roma e altre valutate circa mezzo miliardo.

Come non pagare nulla

A conti fatti, ai valori di Borsa, i figli dovrebbero pagare circa 160 milioni, anche se secondo Forbes si potrebbe arrivare a 200. Insomma, non molto, dividendo la cifra per 5, considerando che la famiglia ha appena incassato 100 milioni di dividendi da Fininvest, anche se i due figli maggiori pagheranno qualcosa in più. Fininvest però viene trattata in maniera diversa.

Infatti, visto che Marina e Pier Silvio hanno la maggioranza potrebbero non pagare nulla dato che hanno il controllo unitario, se si impegneranno a garantirlo per almeno 5 anni. Una esenzione questa voluta nel 2006 dal governo Prodi, che reintrodusse la tassa di successione ma con deroga (permessa anche con il “patto di famiglia”) che l’anno dopo fu estesa anche al coniuge. Una norma nata per evitare che guerre dinastiche affossino le imprese. Ma se nei Paesi Ue l’esenzione si traduce in uno sconto sulla base imponibile, in Italia nella cancellazione totale dell’imposta, che è l’unica non alta nel vasto panorama delle gabelle presenti in Italia.

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