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AperturaGoverno Gio 07 dicembre 2023

Ex Ilva, ancora un nulla di fatto: ArcelorMittal prende tempo

ArcelorMittal presenta una memoria e una serie di richieste al governo. L'assemblea resta aperta fino al 22 dicembre. Vertice a Palazzo Chigi Ex Ilva, ancora un nulla di fatto: ArcelorMittal prende tempo
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

La soluzione per far ripartire l’ex Ilva ancora non c’è. Tra il governo e il socio privato ArcelorMittal le posizioni restano distanti e la nuova assemblea di Acciaierie d’Italia Holding, riunita ieri, ha deciso di aggiornarsi al prossimo 22 dicembre.

In assemblea, ArcelorMittal ha presentato una memoria con una serie di richieste al governo. Nella memoria, secondo quanto ricostruito, anche l’elencazione di una serie di impegni che, secondo il socio indiano, sarebbero stati disattesi da parte del governo. Intanto, sale il conto delle risorse necessarie per garantire la continuità aziendale. I 320 milioni richiesti a ottobre da AdI sarebbero una cifra “non più attuale”, spiega una delle fonti interpellate.

Lo scontro tra i soci

Proprio sulla volontà di un intervento dei soci secondo le rispettive percentuali di capitale si sarebbe consumata l’ennesima rottura tra governo e Invitalia (38%) da un lato e ArcelorMittal (62%) dall’altro. Con i secondi che hanno richiesto, già nella riunione precedente, di valutare altre opzioni rispetto alla iniezione diretta di liquidità.

Vertice a Palazzo Chigi

Prima dell’assemblea, che si è riunita nel tardo, a Palazzo Chigi c’è stato un vertice con Adolfo Urso (Mimit), Raffaele Fitto (Sud e politiche europee) e Giancarlo Giorgetti (Mef). Doveva servire per definire una linea comune sul gigante dell’acciaio. In mattinata, fonti legali riferivano della possibilità di un colpo di mano, con la salita del socio pubblico in maggioranza da subito per superare lo stallo e rimettere gli impianti in condizione di funzionare a pieno regime, scalzando di fatto i partner di ArcelorMittal dalla gestione. Ma proprio nel corso del vertice avrebbe prevalso la linea di non far precipitare da subito la situazione.

Manovra dilatoria

La nuova mossa di ArcelorMittal, che viene interpretata come una manovra dilatoria per guadagnare altro tempo, potrebbe portare l’esecutivo a decidere di forzare la mano. In serata, fonti governative sottolineavano ancora una volta la determinazione dell’esecutivo nell’arrivare a una soluzione per garantire un futuro all’impianto. Ma la posizione di ArcelorMittal potrebbe evolversi in una iniziativa legale verso il governo, con l’apertura di un contenzioso. Sullo sfondo resta l’ipotesi di una nuova gestione commissariale, riaffacciatasi ieri anche in indiscrezioni di stampa, che potrebbe garantire la continuità produttiva in attesa di un nuovo partner industriale e anche se il rapporto con Arcelor dovesse finire nelle aule di tribunale.

L’allarme dei sindacati

Anche perché il tempo a disposizione per salvare gli impianti è limitato. Martedì scorso Acciaierie d’Italia ha annunciato la chiusura dell’Altoforno 2 dell’impianto di Taranto per sette giorni per un intervento di manutenzione, lasciando operativo un solo altoforno. Ma i sindacati temono che si tratti solo di un pretesto per rallentare ulteriormente la produzione. Le rappresentanze dei lavoratori hanno così inviato una diffida ad AdI contro il fermo dell’impianto e proclamato 48 ore di sciopero nell’area altoforni a partire da ieri.

Allerta massima anche nell’impianto di Genova, che dipende per la sua produzione dall’impianto di Taranto. “Oggi siamo in una situazione anomala — ha spiegato il segretario di Fiom Genova, Stefano Bonazzi, alla vigilia dell’assemblea — perché non è mai capitato che Taranto lavorasse con un solo altoforno, e questo è un inedito che aumenta la preoccupazione. A Genova già adesso siamo ad una produzione attorno al 20% delle capacità e non vorremmo che scelte aziendali facessero diminuire ulteriormente la percentuale”.

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