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ApprofondimentiEconomia Ven 09 giugno 2023

Acciaierie d'Italia, Invitalia attacca: mancano informazioni e aggiornamenti sulla gestione

Il socio pubblico approva i conti del 2022 ma mette a verbale un duro richiamo sulla gestione del gruppo e il rispetto degli accordi Acciaierie d'Italia, Invitalia attacca: mancano informazioni e aggiornamenti sulla gestione
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Acciaierie d’Italia, l’attacco di Invitalia sulla gestione

Mancanza di informazioni, elementi che incidono sugli accordi tra i soci mai portati all’attenzione dei rappresentati di Invitalia, necessità di aggiornamenti periodici sull’andamento della gestione che finora sono mancati. E, più in generale, il mancato rispetto degli accordi che regolano la governance di Acciaierie d’Italia tra il socio pubblico Invitalia e ArcelorMittal. Lo scorso 3 maggio si è tenuta l’assemblea di Acciaierie d’Italia holding, che controlla Accieierie d’Italia e dove è presente nel capitale Invitalia. Nel verbale dell’assemblea, appena depositato, c’è quello che forse è il primo passaggio formale dello scontro che si sta consumando sul principale produttore di acciaio italiano. 

La mancanza di informazioni

Pur votando a favore dell’approvazione dei conti 2022, Invitalia – rappresentata da Pasquale Ambrogio, direttore affari legali della società pubblica –  fa mettere a verbale quello che è a tutti gli effetti un duro atto d’accusa nei confronti della gestione dell’ex Ilva. Il bilancio, si legge nel verbale, “incorpora proiezioni economico finanziarie mai precedentemente sottoposte ai soci e che il socio Invitalia si riserva di valutare in tutti i loro elementi“. Tali proiezioni “incidono di fatto sul piano industriale allegato all’accordo d’investimento senza che siano state oggetto di comunicazione ai soci firmatari dell’accordo stesso”.

“Aggiornateci sul piano industriale”

Gli accordi sottoscritti, da ultimo il contratto di finanziamento con il quale Invitalia ha iniettato altri 680 milioni nel febbraio scorso, “richiedono un significativo sforzo d’informativa e visibilità da parte della società nei confronti dei soci e in particolare di Invitalia”. Il socio pubblico chiede quindi “che la società fornisca periodicamente ai soci ogni opportuna informazione e aggiornamento sulla realizzazione del piano industriale”. Anche per poter valutare le “potenzialità e capacità della società di raggiungere i convenuti livelli di produzione e di generare sufficienti risorse finanziarie per rendere possibile la prosecuzione delle attività“.

Il nodo dei 680 milioni

Informazioni “fondamentali in termini di garanzia della continuità aziendale avendo una diretta incidenza sugli impegni assunti dalla società con Ilva spa in amministrazione straordinaria”. Il riferimento è all’acquisto degli impianti, adesso in affitto, “qualora si realizzassero le condizioni previste nel contratto”. Informazioni utili “per entrambi i soci”, prosegue il verbale. Anche per la “necessità di conoscere se la recente iniezione di liquidità (i 680 milioni di febbraio, ndr.) sia risolutiva delle esigenze della società, come sembrerebbe dalle proiezioni economico finanziarie che evidenzierebbero un cash flow in pareggio nel 2024. Ovvero se siano necessari ulteriori interventi”.

Nel 2022 salgono i ricavi, scende l’utile

I conti consolidati del 2022 si sono chiusi con 3,887 miliardi di ricavi e 84,65 milioni di euro di utile. nel 2021 i ricavi erano stati di 3,386 miliardi con un utile di 310 milioni. Il bilancio 2022, spiega ancora il rappresentate di Invitalia, è stato redatto nel presupposto della continuità aziendale grazie a un impairment test redatto sulla base di quelle proiezioni economico-finanziarie mai condivise con i soci. Il revisore (Ey) e il collegio sindacale hanno espresso la propria valutazione favorevole sul bilancio. 

Lo scontro con Dri d’Italia

Successivamente all’assemblea, lo scontro interno a Acciaierie d’Italia si spostato sul piano degli accordi industriali. Con lo scambio di accuse tra l’ad Lucia Morselli e il presidente Franco Bernabè, nella sua veste di presidente di Dri d’Italia, per la realizzazione degli impianti del preridotto rivelata da La Verità.

Cassa integrazione

Il prossimo 13 giugno è previsto l’avvio dell’esame congiunto della richiesta di cassa integrazione straordinaria in deroga avanzata da Acciaierie d’Italia a partire dal 20 giugno per un numero massimo di 2.500 lavoratori dello stabilimento di Taranto e per la durata di un anno.

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