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EconomiaIn evidenza Ven 27 ottobre 2023

Acciaierie d'Italia, slitta l'assemblea. Urso rassicura: non finirà in liquidazione

Il cda si riunisce ma resta aperto. Non risultano dimissioni del presidente Bernabè. l governo assicura il suo sostegno Acciaierie d'Italia, slitta l'assemblea. Urso rassicura: non finirà in liquidazione
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Acciaierie d’Italia, rinviata l’assemblea

L’assemblea di Acciaierie d’Italia Holding prevista ieri è rinviata. Il cda convocato si è riunito, ma resta aperto. Al momento, non risultano dimissioni del presidente Franco Bernabè. Tutto sospeso, in attesa che arrivino nuovi soldi o un nuovo accordo tra i soci – o meglio entrambi – per la gestione degli impianti dell’ex Ilva.

Giorgetti: aspettiamo di sapere quanti soldi servono

Della possibilità che arrivino nuovi soldi ha parlato esplicitamente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “Si attende che il cda della società valuti se vi sia esigenza di un nuovo apporto da parte dei soci e lo quantifichi nonché che i soci, ad iniziare dal socio privato che detiene la maggioranza, assicurino il necessario supporto finanziario in coerenza con le rispettive quote (ArcelorMittal detiene il 62%)”, ha detto il ministro in un question time al Senato. Poco prima, in Commissione ma alla Camera, era stato il ministro delle Imprese Adolfo Urso a ribadire l’impegno del governo per il gruppo dell’acciaio. “Nessuna ipotesi di liquidazione”, ha assicurato Urso. “Voglio rassicurare il Parlamento che noi abbiamo piena consapevolezza di quanto strategico sia il settore – ha detto il ministro – il nostro obiettivo è di raggiungere livelli di produzione che siano sostenibili per stare sul mercato”.

Produzione lontana dagli obiettivi

“In questi ultimi travagliati anni, la produzione si è attestata ben al di sotto delle performance storiche e indispensabili per la sostenibilità occupazionale e di mercato di Ilva”, ha spiegato Urso. Produzione ben lontana dagli obiettivi prefissati dagli accordi tra lo Stato e ArcelorMittal: quest’anno saranno forse 3 milioni di tonnellate, ben lontano dai 4 milioni previsti. Il tutto con una situazione finanziaria di forte stress, per usare un eufemismo. Senza disponibilità di liquidità, senza possibilità di ricorrere all’indebitamento bancario. E con una governance ormai esplosa per i rapporti ai minimi termini tra l’ad Lucia Morselli e il socio pubblico Invitalia, culminata con la dura lettera del numero uno Bernardo Mattarella. 

“Il memorandum? Non è un accordo”

Urso ha anche voluto stemperare le polemiche su uno scontro dentro al governo. Il Memorandum of Understanding del quale Invitalia è stato tenuto all’oscuro “sottoscritto a nome del governo è una tappa, non è un accordo, l’accordo dovrà venire. Questa è solo la tappa di un percorso che poi potrà diventare reale quando ci sarà un contratto“. Il memorandum dice «come vogliamo impiegare le risorse, in parallelo le risorse pubbliche attraverso i fondi europei, con l’intervento da parte del privato, è una una tappa di interlocuzione iniziata a inizio legislatura e va avanti per la ricerca di un’intesa che possa darci maggiore garanzia sull’utilizzo delle risorse».

“Ero al corrente del piano di lavoro, non un accordo, firmato da Fitto su mandato del governo nel suo complesso. Ora dobbiamo misurare rispetto alle risposte che l’azienda darà nelle prossime settimane e che verranno portate all’attenzione dell’azienda, ma anche ovviamente del parlamento e tanto più dei sindacati, con cui abbiamo stabilito impegni per un’interlocuzione continuativa per tenerli informati dello stato delle trattative in corso”.

 

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