Ex Ilva, il Cdm prepara il terreno per l'addio di Mittal
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AperturaGoverno Mer 17 gennaio 2024

Ex Ilva, il Cdm prepara il terreno per l'addio di Mittal

Il consiglio dei ministri ha rafforzato misure già presenti per tutelare la continuità produttiva e occupazionale delle aziende in crisi Ex Ilva, il Cdm prepara il terreno per l'addio di Mittal ACCIAIERIE IMPIANTO SIDERURGICO SIDERURGIA ARCELOR MITTAL
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il commissariamento dell’Ilva è oramai dietro l’angolo. E così l’esecutivo di Giorgia Meloni si prepara ad affrontare l’uscita di scena di ArcelorMittal da Acciaierie d’Italia. E’ quanto emerge dal Consiglio dei Ministri che ha dato il via libera ad un decreto legge che rafforza, in caso di ricorso all’amministrazione straordinaria, le misure già presenti per tutelare la continuità produttiva e occupazionale delle aziende in crisi.

Non solo: una norma specifica di fatto congela i fondi accantonati per i giudizi pendenti che dovranno essere messi su un conto vincolato legato all’autorizzazione del tribunale. Il pacchetto di nuove regole, che prevedono garanzie di cassa integrazione straordinaria durante l’eventuale commissariamento, preparano la strada al braccio di ferro con Mittal.

Non è detta l’ultima parola

Prima del Consiglio dei ministri il dossier è stato al centro di un vertice tra i titolari dei dicasteri interessati e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Secondo indiscrezioni, c’è ancora spazio di manovra. Fonti di Arcelor si sono dette disponibili ad una discesa in minoranza ma hanno chiuso a ulteriori finanziamenti futuri senza alcuna partecipazione alla gestione dell’azienda. Con un’unica eccezione: 200 milioni da mettere sul tavolo per l’acquisto degli impianti. Il confronto appare duro anche per un altro aspetto.

Inoltre la proposta avanzata di cedere tutte le proprie azioni rimanenti non avrebbe incontrato l’approvazione di Invitalia. Mittal si dice comunque disposta a cederle ad un investitore gradito al governo. A stretto giro è arrivata la replica di altre fonti vicine al dossier:

“Invitalia ha sempre dato disponibilità a sostenere la società, ad esplorare e percorrere ogni soluzione compatibile con la normativa vigente, sia nazionale che comunitaria”, al contrario  “Arcelor Mittal si è sempre rifiutata di partecipare al sostegno del Piano industriale approvato in assemblea anche con il proprio voto favorevole” spiegano fonti societarie.

Una soluzione a stretto giro

Le prossime ore saranno decisive. Il governo ha convocato per giovedì 18 alle 15 i sindacati. A loro è dedicata parte del decreto. Si rafforza la Cig anche se vengono esclusi dalla cassa integrazione i lavoratori impegnati nella sicurezza e nella manutenzione degli impianti, per consentire che restino operativi. L’altro snodo riguarda le società fornitrici. Rimangono ferme le disposizioni, già inserite nell’ordinamento, a tutela delle piccole e medie imprese creditrici.

Intanto continua a farsi sentire il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, che si dice favorevole “a percorsi di nazionalizzazione permanente” dell’ex Ilva “però – sottolinea – nella situazione in cui versa l’impianto serve una fase transitoria” in cui lo Stato “deve garantire gli investimenti per la decarbonizzazione” degli impianti e farsi carico dei debiti accumulati. “Bisogna costruire le condizioni per un’operazione che, seppure nel medio e lungo periodo, abbia una sua redditività”, spiega Gozzi, tirando in ballo nuovamente i privati, “Credo che la siderurgia italiana, a partire dal grande produttore di prodotti piani che è Arvedi, possa pensare a un disegno di questo tipo” ha concluso. 

Proroga per il commissario straordinario per la ricostruzione

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni, ha deliberato la proroga per un anno, a decorrere dal 1° gennaio 2024 e fino al 31 dicembre 2024, dell’incarico di Commissario straordinario del Governo per la riparazione, la ricostruzione, l’assistenza alla popolazione e la ripresa economica dei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016, conferito al senatore dottor Guido Castelli, ai sensi dell’articolo 2, comma 2 del decreto-legge n. 3 del 2023. Lo si legge nel comunicato finale del Consiglio dei ministri.

Focus aziende strategiche

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico.

Il testo rafforza alcune misure già presenti nell’ordinamento, a tutela della continuità produttiva e occupazionale delle aziende in crisi e prevede garanzie di cassa integrazione straordinaria durante l’eventuale amministrazione straordinaria. Vengono esclusi dalla cassa integrazione i lavoratori impegnati nella sicurezza e nella manutenzione degli impianti, per consentire che restino operativi. Rimangono ferme le disposizioni, già inserite nell’ordinamento, a tutela delle piccole e medie imprese creditrici.

G7 in primo piano

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti per la realizzazione degli interventi infrastrutturali connessi con la presidenza italiana del G7. Il testo prevede la nomina di un Commissario straordinario al fine di accelerare le procedure e le attività relative alle infrastrutture funzionali al vertice dei Capi di Stato e di Governo, si introducono misure mirate e puntuali in materia di aggiudicazione di appalti pubblici, stipula ed esecuzione dei relativi contratti e disposizioni processuali.

Le procedure di affidamento e le attività di esecuzione potranno procedere in deroga alle disposizioni di legge diverse da quelle penali, fatto salvo il rispetto dei principi generali dell’ordinamento, delle disposizioni antimafia e dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione Europea.

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