Calano pure le aste immobiliari, affari in frenata del 18%
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ApprofondimentiImmobiliare Lun 05 giugno 2023

Aste immobiliari, affari in frenata del 18% nei primi mesi dell'anno

Nel primo quadrimestre 2023 volumi in calo del 18% rispetto ai primi quattro mesi del 2022. Lombardia e Roma prime per vendite all’incanto Aste immobiliari, affari in frenata del 18% nei primi mesi dell'anno
Redazione Verità&Affari
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Nel primo quadrimestre del 2023 circa 56.500 immobili sono stati oggetto di tentativi d’asta. Numeri importanti, ma in calo del 18%, rispetto al medesimo periodo, del 2022 (68.926), quelli rilevati dall’ultimo osservatorio ”Cherry Brick”, il servizio che monitora le opportunità di investimento tra gli immobili all’asta, sviluppato dalla startup fintec Cherry. Il valore complessivo dell’offerta minima di partenza è pari a circa i 9 miliardi di euro (-22% rispetto agli 11,5 miliardi dello stesso periodo del 2022).

Un dato che in parte è coerente con quanto rilevato dall’osservatorio di Cherry Sea sull’andamento dei procedimenti fallimentari nell’ultimo trimestre 2022, in relazione alle prime venti sezioni fallimentari per volume di attività in Italia. Nel report, infatti, emerge come nel 2022 sono stati aperti nei tribunali italiani 6.158 nuovi fallimenti, il 30% in meno di quelli aperti nel 2021.

Le aste immobiliari

In linea con il primo quadrimestre del 2022, i lotti oggetto di tentativi d’asta tra gennaio ed aprile di quest’anno fanno riferimento per la maggior parte a immobili di tipo residenziale (56%), seguiti principalmente da quelli di ambito commerciale (20%) ed industriale (4%). A livello regionale la Lombardia si riconferma il territorio in cui si è tenuto il maggior numero di aste con 7.477 immobili all’incanto (-22% sul primo quadrimestre 2022), pari al 13% dei lotti andati all’asta su tutto il territorio nazionale.

Seguono la Sicilia con 6.846 aste ed il Lazio con 6.116 (entrambi registrano un calo del 14%), mentre a fondo classifica si mantiene la Valle d’Aosta con 137. Rispetto alla suddivisione geografica, il 71% delle aste si è svolto tra Nord Ovest, Sud e Centro Italia, con queste ultime due macro aree che concentrano il 25% ciascuna dei lotti messi in vendita in tutta la Penisola, mentre il 13% e il 16% si trovano rispettivamente nel Nordest e nelle Isole.

Tra le città, con 1.665 tentativi d’asta (3% del totale nazionale) Roma si conferma la prima in Italia nella relativa graduatoria, con numeri ben superiori a quelli di Napoli (seconda con 469) e a quelli di Catania (terza con 412). Tra le province, invece, alla Città Metropolitana di Roma (3.744 lotti per il 7% del totale) seguono Perugia (1.651) e Catania (1.539).

I tribunali che hanno gestito il maggior numero di aste sono quelli di Roma (2.050, pari a quasi il 4% del totale, in linea con il primo quadrimestre 2022), Catania (1.298) Milano (1.282), Bergamo (1.197) e Perugia (1.004). In particolare, rispetto al primo quadrimestre del 2022, il Tribunale di Milano registra un calo delle vendite pubbliche del 39%, mentre Catania si assesta ad un -21% e Roma ad un -2%.

Base d’asta

Per quanto invece riguarda la base d’asta media delle vendite svoltesi nel primo quadrimestre del 2023 questa ammonta a 159.000 euro, in linea con l’ultimo quadrimestre del 2022 ed in calo del 4% rispetto al valore del primo. Guardando alle categorie, nel periodo è diminuita la base d’asta media degli impianti sportivi, pari a 475.000 euro, rispetto ai 639.000 del primo quadrimestre del 2022 (-26%).

Il valore medio di base d’asta degli immobili industriali è sceso a 618.00 mila euro (-3% rispetto ai primi quattro mesi del 2022), come quello degli immobili residenziali (128.000 euro, con una contrazione del 9% rispetto al primo quadrimestre 2022). Aumenta, invece, quello degli immobili commerciali, pari a 179.000 euro (+4% sullo stesso periodo del 2022).

A livello regionale, l’Emilia-Romagna prende il posto del Lazio tra le zone nelle quali sono localizzati i lotti il cui valore medio di base d’asta su scala nazionale è stato mediamente più alto, pari a circa 317.000 euro, in crescita del 68% rispetto ai primi quattro mesi del 2022. Seguono il Lazio (circa 218.000 euro, -21%), il Trentino-Alto Adige (214.000, valore stabile), la Toscana (211.000 euro, +8%) e la Sardegna (198.000 euro, -13%). Fanalini di coda Valle d’Aosta e Molise (103.000 euro).

Analizzando invece il valore della somma di base d’asta a livello regionale, il Lazio si assesta su un complessivo di circa 1,3 miliardi di euro (-32% su inizio 2022) a cui segue la Lombardia con 1,2 miliardi (-18%) e l’Emilia-Romagna con 1 miliardo (+40%), mentre a livello provinciale la Città Metropolitana di Roma risulta prima con un valore di 983.00 euro (in crollo però del -39%), seguita con grande distacco da Perugia e Sassari rispettivamente con 269.000 e 254.000 euro.

Nuove aste pubblicate

Guardando ai dati nel loro complessivo, emerge come tra l’1 gennaio ed il 30 aprile 2023 siano stati pubblicati nel Portale Vendite Pubbliche nuovi avvisi d’asta per poco più di 58.000 lotti, in calo del 20% rispetto al numero di pubblicazioni censite nel primo quadrimestre 2022. Nel dettaglio, il 55% fa riferimento ad immobili ad uso residenziale, il 19% ad uso commerciale e solo il 4% ad uso industriale.

Il 13% del totale è localizzato in Lombardia (per un totale di 7.758 nuovi avvisi), il 12% in Sicilia (6.930) e il 10% nel Lazio (5.815), mentre a livello territoriale la maggior concentrazione è nel Centro Italia (26%), seguito da Nord Ovest e Sud (23%), Isole (17%) e Nordest (12%). Tra le città, invece, Roma rimane la prima in Italia per numero di aste censite (1.491, -6% sui primi quattro mesi del 2022), seguita da Catania (450), Napoli (391) e Perugia (369).

A livello provinciale la Città Metropolitana di Roma guida la classifica con 3.756 aste pubblicate (pari al 6% del totale nazionale), seguita dal territorio perugino e da quello catanese (rispettivamente con 1.818 e 1.561). Infine, tra le modalità d’asta la “asincrona telematica” e “la sincrona mista” (rispettivamente nel 33% dei casi) vengono preferite alla tipologia “presso il venditore” (28%) o “sincrona telematica” (6%).

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