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ImmobiliarePrimo piano Lun 23 gennaio 2023

Nel 2022 all'asta uffici, negozi e capannoni per quasi 5 miliardi. Spuntano anche alberghi di pregio

Numeri in netto aumento rispetto al periodo pre-Covid. Con la crisi economica la prospettiva è di un ulteriore incremento Nel 2022 all'asta uffici, negozi e capannoni per quasi 5 miliardi. Spuntano anche alberghi di pregio
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Aumentano gli immobili commerciali e del terziario messi all’asta

La crisi morde il freno, le aziende, i commercianti e i liberi professionisti annaspano. Intanto aumentano gli immobili commerciali e del terziario che finiscono all’asta. Solo nel 2022 sono stati venduti uffici, negozi e capannoni per quasi 5 miliardi di euro (4.885.631.527, per la precisione). La cifra riguarda il 18,63% del totale degli immobili ceduti (più di 16 miliardi di euro a base d’asta) attraverso le aste indette dai tribunali italiani. La percentuale è in netto aumento rispetto al periodo pre-Covid quando rappresentavano appena il 5% del totale, come spiegano dal Centro Studi AstaSy Analytics di NPLs RE Solutions. 

In dettaglio, lo scorso anno sono stati venduti negozi, uffici e locali adibiti ad uso commerciale per 12,28% del totale delle unità cedute, capannoni industriali commerciali e artigianali, opifici e laboratori per il 3,3%, oltre a magazzini per un ulteriore 3,05%. Cifre che testimoniano la grande difficoltà del comparto commerciale, prima ancora che di quello industriale.

Va detto però che questi numeri non solo sono conservativi rispetto alla dimensione del mercato, ma rappresentano anche la punta dell’iceberg visto che stiamo parlando di immobili che vengono liquidati con tempi biblici legati alle lungaggini delle procedure fallimentari. “Sembra assurdo, ma esistono e continuano a essere mantenute attive procedure datate 1981, 1982 1983 e così a seguire. Fa effetto sapere che, nonostante i tempi dei tribunali sembrerebbero effettivamente ridursi, esistono e sopravvivono, da prima del 2010, 41 anni di costi attivi, senza arrivare alla chiusura e all’estinzione della pratica” spiega Massimiliano Morana, amministratore delegato di NPLs RE_Solutions.

Passano di mano molti terreni e cantieri 

“Una fetta importante, l’11,42%, è dato dai terreni, agricoli ed edificabili, incluse sia aree importanti situate nelle più prestigiose zone viticole del Paese, sia un buon numero di terreni edificabili che oggi non hanno più l’appeal commerciale di una volta, quando i comuni consentivano l’iper-edificazione in cambio del pagamento di “oneri di urbanizzazione” spiegano gli esperti di NPLs RE Solutions.

“Da segnalare uno 0,49% di cantieri in corso di costruzione, finiti, semifiniti, abbandonati o parzialmente realizzati che, sotto la guida di una diligente imprenditoria locale, possono rivelarsi un valore aggiunto significativo. Riducendo altresì lo sfruttamento del territorio e togliendo alle amministrazioni comunali il problema della sicurezza dei luoghi di cantiere abbandonati e, a volte, anche pericolosi” precisano gli analisti.

Anche le strutture alberghiere di pregio finiscono all’asta

Nei dati dello scorso anno, compaiono anche gli alberghi con un modesto 0,47% del totale immobili in asta. “Seppur poco numerosi da un punto di vista percentuale, sono degni di nota le strutture adibite a hotel e altre strutture alberghiere – spiega una nota del centro studi -. Questi non si limitano solamente oramai più a microstrutture a conduzione familiare, ma si tratta spesso anche di asset di interesse elevato e con una storia, per i quali si sono lette interessanti notizie di attenzioni, anche estere, essendo dei pezzi unici del nostro patrimonio culturale”.

Con la crisi economica in atto poi la prospettiva per il comparto alberghiero  non è affatto rosea.  Senza contare l’impatto sul mondo del lavoro che ne consegue: “in Italia rischiamo di avere in piazza un milione di disoccupati perché le aziende costrette a chiudere saranno tante” come ha ribadito in più occasioni il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. 

Il residenziale rappresenta però ancora la fetta più importante del mercato

Oltre la metà (il 57,45%) delle unità immobiliari all’asta appartiene alla categoria residenziale. In questo segmento c’è di tutto: appartamenti, monolocali, mansarde, attici, ville e villette, nella maggior parte dei casi abbinate a posti auto, soffitte o cantine. “A queste si somma poi il dato del 10,62% di posti auto e autorimesse vendute frazionate. Il numero è comunque in fase di ripresa rispetto agli anni precedenti e stabilisce che il 68% delle unità in asta è riconducibile a immobili residenziali e ai suoi accessori (cantine e autorimesse)” precisano gli esperti. 

A completare il quadro del mattone in vendita via tribunali c’è poi una piccola quota (lo 0,87%) in cui ricadono strutture di ogni genere. Trulli, teatri e frantoi. E persino cappelle cimiteriali e oratori. Segno che non c’è pace per nessuno quando un’azienda fallisce o un privato è costretto ad un piano di liquidazione del proprio patrimonio per saldare i debiti. 

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