Come le imprese si sono salvate negli anni della pandemia
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Imprese Ven 16 dicembre 2022

Come le imprese italiane si sono salvate negli anni della pandemia

I dati definitivi dei bilanci 2020 di oltre 720 mila società di capitali mostrano gli effetti prodotti dalle misure straordinarie. Come le imprese italiane si sono salvate negli anni della pandemia FOOD FARM 4.0
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

I nuovi dati dell’Osservatorio sui bilanci 2020

I dati definitivi dei bilanci 2020 di oltre 720 mila società di capitali mostrano gli effetti prodotti dalle misure straordinarie adottate per fronteggiare la crisi economica che ha colpito duramente le imprese italiane nell’anno pandemico e che, anche grazie allo scudo protettivo che ne è derivato, hanno evidenziato un elevato grado di resilienza. I dati di bilancio, esaminati a livello aggregato, mostrano anche come le singole misure adottate hanno impattato in maniera molto differente sul piano quantitativo.

In particolare, gli aiuti covid-19, concessi alle imprese per far fronte al crollo repentino dei ricavi manifestatosi nella fase acuta del primo lockdown, esaminati ex-post, risultano eccessivamente diluiti, mentre la “nuova” rivalutazione dei beni d’impresa e delle partecipazioni introdotta dal Decreto “Agosto” per incentivare la patrimonializzazione delle imprese ha avuto un impatto esteso e molto rilevante sui bilanci chiusi al 31 dicembre 2020.

È questo il quadro che emerge dall’analisi condotta dall’Osservatorio sui bilanci 2020 delle società di capitali effettuata Consiglio e della Fondazione nazionali dei commercialisti.  In particolare, a livello aggregato, a fronte di un calo dei ricavi di 244 miliardi di euro (-10,1%), i bilanci delle imprese registrano un calo del risultato operativo di 40 miliardi di euro (-33%) che si traduce in una riduzione degli utili netti di 23 miliardi di euro (-24,1%). Nel complesso, invece, alla voce “Contributi in conto esercizio” si registra un incremento di 4,9 miliardi di euro (+46,7%) pari a un quinto circa del calo degli utili. Le imprese che chiudono il bilancio in perdita sono così passate dal 26,9% al 34,1%.

Ad impattare, però, in maniera significativa sui bilanci è stato il deciso contenimento dei costi di produzione diminuiti di 202,7 miliardi di euro (-8,4%) grazie, soprattutto, al taglio degli approvvigionamenti(materie prime e di consumo e servizi) diminuiti di 186,4 miliardi di euro (-10,2%). Determinante, per il risultato finale, il calo degli oneri finanziari, diminuiti di 8,1 miliardi di euro (-21,9%) e del totale imposte, diminuito di 16,4 miliardi di euro (-46,4%). 

I settori più colpiti

Sul piano settoriale, i dati dell’Osservatorio mostrano come la crisi pandemica abbia colpito duramente solo una parte marginale del sistema produttivo, mentre gli aiuti sono stati concessi alla gran parte delle imprese determinando, di fatto, una forte diluizione dell’intervento. Se è vero, infatti, che, mediamente, i ricavi sono diminuiti del 10%, in alcuni settori la riduzione è vicina al 50%. I più colpiti sono stati quelli degli Alberghi e ristoranti (-45,3%), dell’Arte e cultura (-58%), delle Attività sportive (-39,3%) e delle Case da gioco, lotterie e scommesse (-26,7%). Nell’insieme, i quattro settori indicati, che in termini di imprese pesano per l’8,7% sul totale e in termini di ricavi per il 2,4%, hanno assorbito 1,3 miliardi di euro dell’incremento totale della voce “Contributi in conto esercizio”, pari al 26,3% dell’incremento totale.    

A livello geografico, le imprese del Centro registrano il calo maggiore (-14,4%) rispetto alle altre macroaree. In particolare, il Sud (-7%) presenta il calo più contenuto, mentre il Nord (-9,1%) risulta più in linea con la media nazionale. Focalizzandosi sulle singole regioni, si rilevano decrementi del fatturato molto elevati nel Lazio (-16,9%), in Sardegna (-21%), in Valle d’Aosta (-15,8%) e in Liguria (-13,7%). La Basilicata è l’unica regione a presentare un incremento dei ricavi (2,4%). Tra le città metropolitane, le più colpite sono Cagliari (-29,3%), Roma (-18%), Firenze (-16,5%), Venezia (-16,1%) e Genova (-14,9%).  

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