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IndustriaPrimo piano Gio 11 gennaio 2024

Ex Ilva: Vulcan Steel (Jindal) si fa avanti, la banche chiudono i rubinetti all'indotto

Il gruppo indiano interessato a realizzare il forno elettrico. La procura di Taranto indaga sulle emissioni della gestione ArcelorMittal Ex Ilva: Vulcan Steel (Jindal) si fa avanti, la banche chiudono i rubinetti all'indotto
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

La procura di Taranto indaga sulle emissioni di inquinanti dello stabilimento Ilva di Taranto durante la gestione di ArcelorMittal. Le banche chiudono i rubinetti dell’indotto, interrompendo lo sconto delle fatture non pagate da AdI ai fornitori. Ma intorno all’ex Ilva si registrano anche i primi contatti con gruppi interessati agli impianti.

Le avances di Vulcan Steel 

Nelle settimane scorse, secondo quanto ricostruito, un emissario del gruppo Vulcan Steel – cha fa capo a un ramo della famiglia Jindal – avrebbe presentato al Mimit un piano per realizzare il forno elettrico a Taranto. Il gruppo, collegato alla Jsw che gestisce l’impianto di Piombino ma gestito da Naveen Jindal, non è quotato ma sta investendo massicciamente nella realizzazione di impianti a idrogeno.

La nuova indagine sulle emissioni

All’indomani della rottura tra governo e ArcelorMittal, partner nella gestione dello stabilimento, i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Lecce hanno acquisito documenti nello stabilimento nell’ambito di un’inchiesta coordinata dai pm Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo.

L’indagine, riferisce la Gazzetta del Mezzogiorno, riguarda “le emissioni dal 2018 ad oggi, in pratica nel periodo di gestione di ArcelorMittal. Da mesi le emissioni di benzene nell’atmosfera sono sotto osservazione: sia le autorità sanitarie, sia l’Arpa Puglia hanno evidenziato un aumento delle concentrazioni di questo gas inquinante. Nonostante non si sia finora superato – prosegue il quotidiano – il valore soglia fissato dalla norma, 5 microgrammi per metro cubo d’aria come media annuale, sono tuttavia i picchi periodici di benzene e la particolarità della situazione ambientale di Taranto a richiedere, per le autorità sanitarie e gli organi di vigilanza, un supplemento di attenzione“.

La stretta sull’indotto

Sull’indotto di Taranto arrivano le prime ripercussioni della rottura tra governo e ArcelorMittal. Sui social sta circolando la lettera con la quale Banca Ifis avvisa un fornitore che non sconterà più le fatture non pagate di AdI, in seguito al comunicato con il quale il governo ha reso nota l’indisponibilità di ArcelorMittal a ricapitalizzare AdI. La stessa decisione sarebbe stata presa anche da altri istituti. Se confermata, la decisione di fatto blocca il flusso di liquidità all’indotto e rischia di rendere irreversibile la crisi dei fornitori, da anni ormai in difficoltà per i mancati pagamenti di AdI.

La fornitura di gas prosegue in attesa del Tar

Oggi, 10 gennaio, si è tenuta anche l’udienza al Tar della Lombardia sul ricorso di AdI per l’interruzione del servizio di fornitura “di default” agli impianti, dopo le numerose proroghe concesse dall’Arera. I giudici del tribunale amministrativo hanno ascoltato le parti ma non hanno ancora reso nota la loro decisione, che è attesa nei prossimi giorni. Per il momento dunque la fornitura di gas da parte di Snam continua. Nel caso il tar decida per l’interruzione del servizio, servirà comunque una nuova delibera della stessa Arera per interrompere la fornitura “di ultima istanza” da parte di Snam. 

 

 

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