Reddito di cittadinanza, quante persone tocca davvero la riforma
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Lavoro Gio 24 novembre 2022

I veri numeri del Reddito di cittadinanza, la riforma toccherà solo 400 mila persone

Non si tratta di 650 mila persone, ma di circa 400 mila. La revisione del Reddito di cittadinanza e la perdita del sussidio. I veri numeri del Reddito di cittadinanza, la riforma toccherà solo 400 mila persone UFFICIO POSTALE DI SAN PAOLO ROMA POSTE REDDITO DI CITTADINANZA AVVISO REDDITO DI CITTADINANZA
Redazione Verità&Affari
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La riforma del Reddito di cittadinanza

Il sottosegretario Claudio Durigon aveva avanzato una proposta più articolata sul Reddito di cittadinanza, che prevedeva tempi più lunghi prima della perdita del sussidio. “L’esigenza – spiega l’esponente della Lega ad “Avvenire“- era comunque quella di mettere un termine al reddito per le persone occupabili. E va chiarito che parliamo di una platea che è molto più circoscritta rispetto a quella che si dice. Non si tratta di 650 mila persone, ma di circa 400 mila. Non tutti coloro che sono potenzialmente occupabili perderanno l’assegno: per rientrare in questa platea bisogna avere dai 18 ai 59 anni, non avere disabili in famiglia e una serie di caratteristiche che permettano di essere ricollocati al lavoro”.

“La nostra – aggiunge – è una scelta che deriva non dalla necessità di recuperare somme, ma da quella di cambiare una cultura intervenendo sulla formula del Reddito di cittadinanza dove ha fallito, cioè nel ricollocamento delle persone, evitando che si adagino in una prospettiva di reddito a vita. Tutti gli strumenti di sostegno hanno un termine e un decalage. Così è maturata una mediazione per non allungare troppo i tempi, ma senza abbassare l’assegno e dando comunque uno scivolo di 8 mesi perché si cominci un nuovo percorso”. Poi se ci sarà necessità di modificare qualcosa in questi meccanismi, “il Parlamento potrà intervenire”.

La scelta arriva però in un momento in cui l’economia sta rallentando. “Anche se fossimo arrivati a fine anno – rileva il sottosegretario – sarebbe cambiato poco. La nuova mentalità che vogliamo introdurre è che si senta più forte la necessità di cercare un lavoro odi formarsi perché abbiamo persone con bassa scolarizzazione che si sono un po’ adagiate su questo reddito. Intanto nei prossimi 5-6 mesi possiamo fare la riforma complessiva di questo strumento. Anche perché ci sarà bisogno di coperture finanziarie, anzi la riorganizzazione del reddito vedrà sicuramente altri incassi per lo Stato”, ha concluso Durigon.

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