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LavoroPrimo piano Ven 16 dicembre 2022

Libere professioni, Italia leader in Europa. Ma è fuga dei neolaureati

Libere professioni, l’Italia si conferma il Paese con il maggior numero di professionisti in Europa. Ma i neolaureati scappano. Libere professioni, Italia leader in Europa. Ma è fuga dei neolaureati Il ministro del Lavoro Marina Calderone
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Libere professioni, Italia leader in Europa

Presentato a Roma presso il settimo Rapporto sulle libere professioni in Italia, curata da Confprofessioni, alla presenza del ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone. Dopo la pandemia e la crisi internazionale, il settore professionale limita le perdite. 

Nonostante una leggera flessione, l’Italia si conferma il Paese con il maggior numero di professionisti in Europa. Calano i datori di lavoro, ma crescono i dipendenti degli studi. In flessione i redditi, ma non per tutti. E Confprofessioni lancia l’allarme sulla fuga dei neolaureati dalla libera professione.

1,4 milioni di professionisti

Con oltre 1,4 milioni di unità l’Italia si conferma il Paese con il maggior numero di liberi professionisti in Europa, registrando negli ultimi 10 anni una crescita costante frenata solo dalla pandemia che, tra il 2018 e il 2021, ha causato la chiusura di circa 24 mila attività professionali e limitando le perdite del lavoro indipendente che negli ultimi quattro anni ha perso 343 mila posti di lavoro.

A farne le spese sono soprattutto i professionisti datori di lavoro che calano di quasi il 13% soprattutto nelle regioni del Nord Ovest e del Centro; tuttavia, i saldi occupazionali si mantengono sempre in positivo, trainati dalla crescita dei contratti a tempo indeterminato. E se la crisi colpisce soprattutto le regioni del Centro (-3,7%) e del Nord (-2,8%), nel Mezzogiorno si assiste a un aumento del 2,6% del numero di professionisti, trainato dal balzo in avanti delle donne che nello stesso periodo registrano un incremento del 4,6%.

«Il Rapporto sulle libere professioni 2022 è lo specchio fedele di una realtà economica che mostra una forte resilienza di fronte alle turbolente oscillazioni congiunturali e a una politica che fino a oggi non ha saputo intercettare il valore del lavoro professionale nei meccanismi di crescita della nostra economia – ha commentato il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. «In questo contesto, i liberi professionisti italiani guardano al nuovo corso politico del Paese con estrema attenzione ed auspicano un confronto e una dialettica costruttiva con gli organismi di rappresentanza delle professioni».

I professionisti nel mercato del lavoro

Con 1.402.000 unità i liberi professionisti rappresentano il 28,5% del lavoro indipendente in Italia, segnando una crescita ininterrotta dal 2010, a parte la battuta d’arresto dovuta alla pandemia che tra il 2018 e il 2021 ha determinato una contrazione del 2% (-24 mila unità), in controtendenza rispetto al lavoro indipendente che tra il 2018 e il 2021 ha perso 343 mila posti di lavoro. L’emergenza Covid si fa sentire soprattutto sui liberi professionisti con dipendenti, dove negli ultimi quattro anni si è registrata una flessione di quasi il 13%, soprattutto nel Nord Ovest e nel Centro.

In questo ambito, tuttavia, si registrano saldi occupazionali sempre positivi tra i dipendenti degli studi: nel 2021 si contano oltre 41 mila attivazioni nette, contro le 29 mila nel 2019, grazie anche all’aumento dei contratti di lavoro stabili, passati da 38.607 a 46.333 negli ultimi tre anni: un dato che riflette la stabilizzazione del lavoro negli studi professionali come confermato anche dai contratti di apprendistato.

I redditi dei professionisti

In termini di reddito complessivo, la libera professione vale oltre 40 miliardi di euro in Italia e quasi l’84% di tale reddito proviene dai professionisti iscritti alle Casse di previdenza private, ovvero sostanzialmente dai professionisti ordinistici. Permane tuttavia un forte divario tra i redditi medi dei professionisti ordinistici (attorno ai 35 mila euro,) e non ordinistici (circa 15.500 euro). Tra gli iscritti alle Casse di previdenza private, i redditi più elevati si registrano tra gli attuari (87.275 euro), i commercialisti (68.000 euro) e i consulenti del lavoro (54.855 euro) mentre chi guadagna meno sono agrotecnici, psicologi e giornalisti. 

I numeri cambiano se si guarda ai professionisti iscritti alla gestione separata dell’Inps. Nel 2021 si contano oltre 400 mila professionisti attivi, per un reddito medio pro capite di circa 15.500 euro in calo rispetto ai 19 mila euro del 2010. Va segnalato che il numero dei professionisti “senza cassa” è in costante aumento dal 2010, quando la Cassa Inps contava circa 260 mila professionisti contribuenti e in questo contesto la dinamica dei redditi medi complessivi vede una costante contrazione, data dal fatto che a crescere sono soprattutto i contribuenti a reddito minimo.

Università e professioni

Giovani, università e professione sono rette parallele che non si incontrano. Il primo dato netto che emerge dal Rapporto 2022 è il calo di appeal della libera professione a vantaggio del lavoro dipendente. Grazie alla collaborazione con Almalaurea e prendendo come parametro di riferimento i laureati nel 2009 e nel 2016 emerge come il numero di laureati sia passato da oltre 103 mila (2009) a più di 114 mila (2016), con un tasso di occupazione a cinque anni dalla laurea rispettivamente del 75,1% all’81,3%.

In questo ambito però la quota di liberi professionisti scende dal 27,9% (21.643 professionisti) al 21,7% (20,089). Una “fuga” dalla professione che si registra pressoché in tutte le discipline professionali e in tutte le regioni, anche se nel Sud e nelle Isole la distanza si riduce. 

Tra le cause del calo di laureati nella libera professione c’è anche la questione reddituale. Al 2021 il reddito medio mensile netto dei liberi professionisti a cinque anni dalla laurea è pari a 1.678 euro; quello dei dipendenti si attesta sui 1.625 euro. 

 

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