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MercatiPrimo piano Mer 25 ottobre 2023

EGM, analisi suggerisce che è "vetrina" per attirare investitori

È una delle conclusioni a cui giunge l'Ufficio Studi di Ambromobiliare dopo un'analisi del numero elevato di delisting in Italia. EGM, analisi suggerisce che è "vetrina" per attirare investitori
Redazione Verità&Affari
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(Teleborsa) – L’Euronext Growth Milan (EGM), il mercato di Borsa Italiana dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita, “funziona e potrebbe essere visto come una vetrina per attirare investitori esterni“. È una delle conclusioni a cui giunge l’Ufficio Studi di Ambromobiliare dopo un’analisi del numero elevato di delisting in Italia. Lo studio della società di consulenza, specializzata in servizi di Financial Advisory e anch’essa quotata su EMG, cerca in sostanza di rispondere a chi sostiene che un numero elevato di delisting indica che i mercati borsistici non funzionano nel sostenere la crescita delle aziende.

IPO e delisting in Italia

Nel periodo gennaio 2020 – settembre 2023 sono 70 le società uscite dalla borsa, con una perdita complessiva di capitalizzazione di 68 miliardi di euro. Nel medesimo periodo, le società che si sono quotate in Borsa sono state 128, apportando al mercato una capitalizzazione complessiva di 23 miliardi di euro.

Il fenomeno dei delisting ha interessato principalmente il listino Euronext Milan (EXM, ex-MTA), dove gli emittenti delistati sono 44 (incluso il segmento STAR), con una conseguente perdita di 66 miliardi di euro di capitalizzazione. Al contrario, le IPO hanno interessato principalmente il mercato Euronext Growth Milan (EGM, ex-AIM Italia), dove sono state 113 le società che si sono quotate con una market cap complessiva pari a 8 miliardi di euro.

Listino principale vs EGM

Nel periodo considerato, il mercato EXM, includendo anche il segmento STAR, mostrano un numero esiguo di ingressi (15, di cui 13 su EXM e 2 sul segmento STAR) con una capitalizzazione complessiva di 15 miliardi di euro, e un importante volume di aziende uscenti (44, di cui 28 su EXM e 16 sul segmento STAR), con una perdita di capitalizzazione di 66 miliardi di euro. Per EXM e STAR il saldo netto tra ammissioni e delisting è negativo, pari -29, e complessivamente il mercato ha perso 52 miliardi di euro di capitalizzazione.

Sull’EGM ci sono state 113 nuove quotazioni, con una market cap complessiva pari 8 miliardi di euro, e 26 delisting, con una perdita di market cap pari a 2 miliardi di euro.

Le tipologie di delisting

Sul totale delle società delistate in Italia, ovvero 70, la maggior parte dei casi è avvenuto tramite OPA (50).

In 7 casi, le società sono state delistate a seguito di una fusione con un’altra società quotata o non quotata (tra i casi più importanti la fusione tra FCA e PSA che ha dato vita a Stellantis; in 9 casi, il delisting si è verificato a seguito della decisione presa dall’assemblea degli azionisti (di queste in 4 casi su EGM si è tratto della messa in liquidazione di una SPAC, a seguito del non raggiungimento della prospettata business combination); in altri 3 casi, il delisting è avvenuto a seguito della decisione presa da parte di Borsa Italiana (1 caso – Fabilia Group – ha riguardato l’impossibilità della società di trovare un Euronext Growth Advisor; 1 caso – Cose Belle d’Italia – è relativo all’impossibilità della società di conseguire l’oggetto sociale per depauperamento del Patrimonio Netto sociale; 1 caso – Biancamano – è dovuto a seguito dell’ammissione della società alla procedura concorsuale di amministrazione straordinaria; l’ultimo caso di delisting è avvenuto tramite trasferimento su un’altra borsa valori e si è verificato nel 2022 con il passaggio di Exor all’Euronext Amsterdam.

Le conclusioni

Secondo Ambromobiliare, il mercato Euronext Growth Milan risulta essere quello più “dinamico”, con il saldo netto tra le IPO e i delisting è positivo pari a 87 società. Si tratta anche di un mercato “vivace“: il tempo di permanenza medio delle società su tale mercato, tra l’IPO e il delisting risulta pari a 4 anni. Il premio medio riconosciuto da parte dell’offerente agli azionisti è pari al +30,1% rispetto al prezzo di mercato antecedente la data di annuncio dell’operazione, superiore a quello riconosciuto sugli altri listini. La performance annua media è pari al +21,9%, superiore rispetto a quella riconosciuta sugli altri mercati.

“Nella maggior parte delle OPA analizzate (19 su 21 casi) l’offerta è stata promossa da operatori esterni, di cui 11 da un operatore di private equity – scrivono gli analisti – Dunque, in questi casi, la quotazione in borsa della società costituisce una “vetrina” per attirare investitori esterni”.

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