La Borsa Milano è la migliore dell'ultimo anno. Ecco perchè
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MercatiPrimo piano Sab 01 luglio 2023

Sorpresa: la Borsa di Milano è la migliore al mondo degli ultimi dodici mesi. Ecco perchè

Borsa Milano dalla fine del governo Draghi è salita del 32,4% a quota 28 mila che non vedeva da quindici anni. Potrà tornare a 48 mila? Sorpresa: la Borsa di Milano è la migliore al mondo degli ultimi dodici mesi. Ecco perchè
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Lo spread scende e l’indice azionario sale

La fine del governo Draghi doveva segnare l’arrivo della tempesta per l’Italia. Le voci parlavano di un gruppo di hedge fund britannici e Usa si preparavano a  trattare la  maggioranza di centro-destra in arrivo   a guida Meloni come avevano fatto nel 2011 con il precedente governo di centro-destra guidato da Silvio Berlusconi.  Al giro di boa del primo semestre 2023, quasi un anno dopo la caduta di Draghi niente di tutto questo è accaduto. Tutt’altro. Lo spread che era a 240 punti è crollato a 167 punti e Piazza Affari ha conquistato il primo posto nella classifica dei rialzi.

Si rivede quota 28 mila

La Borsa di Milano  salita del 32,4% recuperando quota 28 mila che non vedeva dai tempi di Lehman nel 2008. Ma soprattutto collocandosi sul tetto del mondo. Fra gli indici del G7 dopo Milano c’è  il +27,97% del Nikkei e il +26,15% del Dax di Francoforte. Poi il  Cac 40 parigino (+25%) e il Nasdaq (+24%). I peggiori, rispetto al 30 giugno dello scorso anno, sono le borse cinesi, tutte sotto di circa il 15%.

Apple vale quanto il Pil della Francia

Certo nei primi sei mesi la cose sono un pò cambiate perché  il Nasdaq ha messo il turbo guadagnando il 30%. A spingere sono state le big tech  a cominciare da Apple  che avendo guadagnato il 50% è arrivata a capitalizzare 3000 miliardi di dollari. Significa che il colosso fondato da Steve Jobs da solo vale quanto la Francia. Nella corsa dei fenomeni Usa come dimenticare Nvidia  salita del 188% trascinata dal sogno dell’Intelligenza Artificiale che senza i suoi chip non può pensare.

L’esoterismo monetario della Turchia

I puristi delle classifiche potranno obiettare che, in realtà l’indice più performante al mondo negli ultimi dodici mesi è il  Bist di Istanbul. E’ cresciuto del 135% rispetto al 30 giugno 2022.  Osservazione corretta ma inappropriata. Non solo perché la Turchia nel panorama finanziario mondiale incide meno di un peso piuma ma soprattutto perché il Paese ha adottato fino a qualche settimana fa una politica monetaria dal contenuto esoterico.   Erdogan ha imposto, per ragioni puramente politiche   tassi molto bassi. Per molti anni la Turchia è riuscita a crescere brillantemente senza produrre troppa inflazione. A un certo punto però le cose si sono rovesciate. L’inflazione è esplosa e la crescita è scesa. Oggi la Turchia può continuare a dire che il suo modello ha prodotto risultati migliori di quello argentino (che è un mix di esoterismo monetario  e di ortodossia promossa dal Fondo Monetario), ma le distanze tra i due paesi si sono molto ridotte.

La Modern Monetary Theory

A questo punto ci sono due domanda: il boom delle Borse, a cominciare da Milano coincide con l’inizio della cavalcata dei tassi lanciata dalla Bce: com’è potuto succedere? E poi: seconda domanda: l’indice Ftse Mib rivedrà ancora quota 48 mila abbandonata nel 2000? In realtà le due domande sono collegate considerando che la stretta creditizia è destinata a proseguire. E allora che succede? Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos nella sua news lettere settimana “Il Rosso e il Nero” prova a dare una risposta. Ricorre agli insegnamenti della   Modern Monetary Theory, un corpo di dottrine che potremmo definire esoeconomia, ovvero l’economia di un universo parallelo che ai nostri occhi terrestri appare alieno.

Tassi d’interesse e deficit pubblico

Mentre nel nostro universo impariamo fin da piccoli che i tassi alti sono restrittivi, perché riducono la propensione a indebitarsi per investire, consumare e comprare case, nel mondo MMT accade l’opposto. I tassi alti, laggiù, sono visti come correlati a una forte spesa pubblica. Sono quindi l’altra faccia di una politica espansiva. Pagando alti tassi d’interesse sul proprio debito  lo stato  accredita tanti bei soldi sui conti correnti degli obbligazionisti, che possono così spendere e consumare di più.

Powell e le teorie della  Mmt

Che i tassi alti, da soli, non comportino direttamente effetti così restrittivi come si sarebbe indotti a pensare è però una nozione che comincia a filtrare anche nel nostro universo. Nel castello di Sintra, dove la Bce tiene la sua Jackson Hole annuale, abbiamo sentito Powell ammettere che se il mercato del lavoro è ancora così forte vuol dire che non si è stretto abbastanza e sufficientemente a lungo.

L’ottimismo dei consumatori

Quanto al sentiment dei consumatori, pur con tutti i limiti che può avere questo tipo di dato, vediamo più ottimismo oggi che negli anni in cui i tassi erano a zero.

Spesa e investimenti

Insomma i tassi che salgono ogni mese (adesso ogni tre) sono una cosa che si ascolta dalla televisione e che lì rimane se nel frattempo le variabili che decidono della vita reale delle imprese e delle persone vanno nella direzione opposta. Se queste teorie sono fondate stiamo assistendo al salto di parametro. I tassi diventano una variabile indipendente: serviranno a fermare, forse, l’inflazione ma non la cavalcata dei mercati

Crescita più bassa

Conclude Fugnoli: con l’idea che l’inflazione scenderà comunque, portandosi dietro i tassi, alle borse basta una crescita anche più bassa di quella che abbiamo visto negli ultimi mesi per continuare ad avere voglia di salire. Finora del resto le borse, grazie alla forza del decennale, hanno assorbito bene le sorprese al rialzo dell’inflazione e hanno festeggiato quelle al ribasso.

 

 

 

 

 

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