Colaninno, un quarto di secolo dalla Razza padana ai Capitani coraggiosi - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ In evidenza/Personaggi
In evidenzaPersonaggi Sab 19 agosto 2023

Colaninno, un quarto di secolo dalla Razza padana ai Capitani coraggiosi

Da D'Alema e la scalata a Telecom fino al "piano Fenice" per Alitalia voluto da Berlusconi, le relazioni trasversali dell'imprenditore Colaninno, un quarto di secolo dalla Razza padana ai Capitani coraggiosi
Nino Sunseri
di 
Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Colaninno tra finanza, industria e politica

Con Roberto Colaninno, morto oggi all’età di 80 anni, scompare una delle figure di riferimento del sistema imprenditoriale italiano. Un protagonista che ha vissuto tante stagioni che gli hanno consentito, partendo da Mantova, dove la famiglia si era trasferita provenendo da Acquaviva delle Fonti in provincia di Forli,  di scalare i vertici dell’imprenditoria italiana.

Ad un certo momento era sembrato che potesse arrivare al vertice assoluto. Aveva infatti cercato di prendere il controllo della Fiat nel momento più buio della crisi del gruppo in conseguenza della morte dell’Avvocato e di Umberto. La famiglia, però, seguendo l’indicazione di due fedeli e capaci consiglieri come Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti si era opposta.  Così come aveva fatto qualche tempo prima con Giuseppe Morchio, il manager che voleva farsi re. L’arrivo di Marchionne a Torino dimostrò che avevano ragione tutti: Colaninno  che, seguendo le indicazioni di Gianni Tamburi, aveva capito che  la Fiat era un affare. Ma anche la famiglia che opponendosi aveva conservato il patrimonio.

Il rilancio di Piaggio

Era comunque riuscito a  conquistare una ex provincia della galassia Agnelli rilevando, la Piaggio che Antonella Bechi Piaggio aveva portato in dote ad Umberto. Affidata alle cure di Giovannino Agnelli e poi di un fondo d’investimento la casa della Vespa era andata incontro ad un lento declino. Oggi dopo la cura Colaninno il titolo in Borsa è ai massimi storici e l’azienda ha inglobato marchi di grande blasone come Moto Guzzi e Aprilia salita anche ai vertici del Moto Gp.

I rapporti con la politica

Ma Colaninno non ha mai trascurato di dare uno sguardo alla politica. Preferibilmente in area democratica come conferma la carriera del figlio Matteo deputato per tre legislature e responsabile economico della segreteria nazionale del Partito Democratico, prima di emigrare in Italia Viva.

Certamente l’ottimo rapporto con Massimo D’Alema, gli consente di ottenere il via libera alla prima e più nota delle sue iniziative. Vale a dire la scalata a Telecom che, fatta tutta a debito impedirà mal gruppo di crescere fino alla pubblicizzazione parziale della che di cui si discute in questi giorni. Sono gli anni in cui Guido Rossi parla “della merchant bank” di di Palazzo Chigi e la cordata che compra Telecom diventa “la razza padana”.

Alitalia e i “capitani coraggiosi”

E Olivetti, ormai svuotata di contenuto industriale è la scatola finanziaria  che serve alla scalata.  Non altrettanto fortunata, per il blasone e per le finanze di Colaninno è il rapporto con Silvio Berlusconi. L’imprenditore mantovano, soprattutto su sollecitazione di Corrado Passera, allora amministratore delegato di Intesa diventa il  perno del piano Fenice. Primo tentativo di privatizzazione di Alitalia. E’ l’epopea dei “capitani coraggiosi” che però finisce male. Le perdite ammontano a 1,25 miliardi. E’ l’ultima escursione di Colaninno nella politica. Da quel momento si dedicherà unicamente alla Piaggio.  Le cifre del fatturato e la quotazione di Borsa confermano il successo.

Condividi articolo