Tassi sui Bot ai massimi da 10 anni, su cosa conviene investire
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Risparmio Gio 29 settembre 2022

Tassi sui Bot ai massimi da 10 anni, energia e inflazione remano contro Giorgia

Il Tesoro ha collocato cinque miliardi di Bot a sei mesi all’1,98% che rappresenta il top da dieci anni. La precedente costava solo lo 0,81%. Tassi sui Bot ai massimi da 10 anni, energia e inflazione remano contro Giorgia
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

L’andamento dei tassi sui Bot

L’inflazione, i tassi in rialzo e il caro-energia colpiscono duramente Piazza Affari. Ma gli effetti più gravi si cominceranno a sentire a partire dall’anno prossimo. Per questa ragione il governo nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef) ha abbassato le stime di crescita per il 2023 dal 2,3% stimato ad aprile allo 0,6%. Un problema in più per il nuovo esecutivo che dovrà affrontare mesi molto difficili.

Il rialzo del costo del denaro deciso dalla Bce farà salire il costo del debito aggravando le condizioni della finanza pubblica. Sempre più difficile, in queste condizioni, immaginare un nuovo scostamento di bilancio per soccorrere famiglie e imprese. Il cammino del prossimo esecutivo si annuncia impervio. Il Tesoro, infatti, ha collocato cinque miliardi di Bot a sei mesi all’1,98% che rappresenta il top da dieci anni. La precedente emissione costava al Tesoro solo lo 0,81%.

Il rialzo dei tassi sta provocando guasti senza precedenti. La Banca d’Inghilterra è stata costretta a sostenere i titoli di Stato colti da una pioggia di vendite dopo il maxi-piano di stimolo fiscale presentato con acquisti illimitati di bond a lungo termine e il rinvio al 31 ottobre per l’asta di Gilt trentennali prevista per oggi. L’iniziativa della BoE è stata comunicata poco dopo che il tasso sui bond era volato al 5,13%, ai massimi dal giugno 1998, in un contesto di emissioni di debito crescenti per finanziare le misure dell’esecutivo. La nota spiega senza mezzi termini che c’è «il rischio la stabilità finanziaria del Regno Unito».

Per non parlare delle ripercussioni sui mutui sempre più costosi e sempre meno disponibili, fino alle conseguenze sui prezzi di una sterlina debole rispetto a un Paese già nel pieno di una crisi del caro vita ed energia. Una “bocciatura” per la ricetta fiscale del governo era arrivata dall’Fmi. Un report aveva criticato le misure (fortemente in favore dei ceti più ricchi) perché rischiano di aumentare le diseguaglianze e non sono raccomandate alla luce dell’elevata inflazione. Il rischio da non correre in un momento di instabilità internazionale con la guerra in Ucraina in corso è quello di ritrovarsi con una economia del G7 in difficoltà per proprie decisioni politiche.

Lo spettro della recessione ha finito per far schizzare verso l’alto il biglietto verde che, rinfrancato dal suo ruolo di bene rifugio, continua ad aggiornare massimi storici con frequenza giornaliera. Il Dollar index, che calcola il valore della divisa statunitense in relazione alle principali controparti mondiali, viaggia su picchi che non si vedevano da 20 anni e da inizio anno è salito di circa il 20%.
La giornata sull’ottovolante era iniziata con l’ennesima caduta del treasury americano i cui rendimenti sono schizzati per la prima volta in 12 anni al di sopra del 4%.

Un incipit che – complice il prezzo del gas in rialzo del 12% a 210 euro per l’affaire Nord Stream – ha inevitabilmente trascinato al ribasso le Borse. È stato proprio l’intervento d’emergenza della Bank of England a dare una sterzata improvvisa. L’inversione a U della banca centrale britannica, che pure è rischiosa, potrebbe anticipare un intervento diretto a sostegno della sterlina. E c’è chi scommette che il segnale, di fronte all’emergenza dei mercati, è chiaro. Altre banche centrali potrebbero rivedere le priorità e tornare in soccorso dell’economia.

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