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AperturaTlc Dom 15 ottobre 2023

FIbreConnect, è targato Macquarie il piano per cablare le aree industriali in Italia

La società partecipata dal fondo australiano costruirà una sua rete in fibra ottica. Finanziamento da 150 milioni da un pool di banche FIbreConnect, è targato Macquarie il piano per cablare le aree industriali in Italia MACQUARIEBANCA BANCHEFONDO FONDI INVESTIMENTO INVESTIMENTISEDE SEDIUFFICIO UFFICI
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

FibreConnect, il piano di Macquarie per cablare le aree industriali

Ha già ricevuto circa 30 milioni di finanziamento dai suoi principali azionisti, Macquarie Capital (75%) e Azimut (25%), e altre linee di credito per 150 milioni da un pool di banche tra cui Banco Bpm per lo sviluppo del suo business. Si tratta di FibreConnect  che punta a costruire una sua rete in fibra ottica dedicata alle aree industriali e artigianali italiane. Un panorama esteso fatto di piccole e medie aziende situate in luoghi evidentemente dimenticati anche dal piano nazionale per la fibra ottica. Aziende che stanno evidentemente in aree bianche ma che, a differenza dei normali utenti domestici che in quelle aree stentano ad abbonarsi, sono desiderose di avere collegamenti a banda ultralarga. Insomma un pasticcio di cui si è accorto Renzo Ravaglia, manager di lunga data in campo infrastrutturale con un passato in Alcatel e Interoute.

Finanziamenti per 150 milioni di euro per portare la fibra alle piccole e medie aziende 

«Abbiamo visto, usando Google Earth, – spiega Ravaglia – che in Italia ci sono 14.096 aree industriali, con necessità di fibra con banda garantita. Da qui abbiamo ristretto il campo dato che circa 3mila sono già cablate soprattutto in Trentino e in Friuli ma in molte altre aree densamente industrializzate del paese, dove ci sono realtà magari piccole ma di grande qualità come le Marche, la rete mancava totalmente. In pratica queste aree sarebbero circa 11mila. Ovviamente non abbiamo la forza per andare ovunque e quindi stiamo facendo una scelta per portare la fibra ottica in maniera capillare in circa 3mila con servizi dedicati ad alto valore aggiunto”.

Nel business plan coinvolti anche gli Isp tra cui Tiscali

Un business plan complesso che fa leva anche sugli internet service provider. “I nostri clienti sono loro che in Italia sono circa 300. – continua Ravaglia- perché sono imprese che già operano sul territorio e possono dare alle aziende presenti i servizi di cui hanno bisogno. Anche loro sono coinvolte in questa sfida. Il nostro maggior cliente al momento è  Tiscali con cui, alla fine di maggio è stata siglata una partnership strategica per favorire la copertura di migliaia di piccole e medie imprese localizzate in Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Puglia”.

Obiettivo coprire in cinque anni a coprire 250 mila unità lavorative

Al momento sono stati stipulati accordi con circa 50 Isp. L’obiettivo, al 31 dicembre,  è di arrivare a coprire 40mila aziende in oltre 120 aree industriali, per arrivare, in cinque anni, a circa 250 mila unità lavorative per poi puntare ad offrire anche servizi a valore aggiunto come il cloud.  Il break even è atteso  al 2025 con generazione di cassa. Insomma un piano sostenibile da un punto di vista industriale e soprattutto finanziario che forse anche altri player infrastrutturali di dimensioni ben maggiori, vedi Open Fiber e Telecom Italia, potevano mettere in campo.

Dice Ravaglia: “Nessun operatore in salute separerebbe  la rete dai servizi”

A questo punto la domanda a Ravaglia è d’obbligo: cosa pensa della separazione tra rete e servizi che Telecom si appresta a fare? “Rispondo da un punto di vista industriale non finanziario – spiega il manager- nessun ex-monopolista ha fatto una cosa del genere e nessun operatore in salute, tipo Swisscom, la farebbe mai”. Dopo questa risposta ogni commento è inutile.

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