Tim, Giorgetti non esclude un nuovo incontro con Vivendi
A margine dell'audizione sulla Nadef, il ministro delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha ribadito che la rete Tim è strategica SEDE TIM TELECOMPrima l’offerta per la rete di Telecom Italia, il 15 ottobre prossimo, è poi, ma solo se sarà necessario, un nuovo incontro tra il ministro Giancarlo Giorgetti e il socio di maggioranza dell’ex-monopolista con il 23,7%, Vivendi. Lo dice lo stesso Giorgetti aggiungendo che il governo “continua a lavorare su un dossier su cui abbiamo avuto il via libera”. A margine dell’audizione in Parlamento sulla Nadef, Giorgetti ha ribadito che la rete “è un asset importante per il Paese. Dobbiamo trovare soluzioni nell’interesse di un’infrastruttura fondamentale, che non danneggi nessun azionista. E dunque Vivendi ma anche i piccoli azionisti”.
Non slitta l’offerta per la rete da parte di Kkr prevista per il 15 ottobre
Il nuovo incontro, dopo quello poco concludente di giovedì scorso nella sede del Mef, potrà avvenire però solo in seguito alla presentazione dell’offerta vincolante per la rete, che dovrebbe oscillare tra i 20 e i 23 miliardi di euro, da parte del fondo Usa Kkr. Ma avverrà prima del cda di Tim che dovrebbe esaminare l’offerta e che è previsto entro la fine del mese di ottobre. I
n attesa del nullaosta della Corte dei Conti e dell’Antitrust, è probabile che l’offerta per NetCo sarà presentata inizialmente solo da Kkr, con un successivo coinvolgimento del Mef. «La conferma delle tempistiche sarebbe un elemento positivo per l’operazione viste le incertezze sorte in questi giorni sul mercato- dicono gli analisti- Ci aspettiamo, in effetti, che gli accordi tra Kkr e Mef consentano a quest’ultimo di entrare nell’offerta anche a valle della presentazione dell’offerta vincolante».
Il mercato è infatti apparto rinfrancato tanto che il titolo è rimbalzato di oltre il 3% in Borsa, dopo le perdite dei giorni scorsi a seguito dell’incontro avvenuto tra Giorgetti e Vivendi che era stato giudicato inconcludente.
Troppi dipendenti per la società dei servizi l’allarme dei sindacati
Dal canto loro i francesi non sono riusciti a proporre al governo una soluzione migliore per Tim oberata da un debito pari a 24 miliardi di euro che pesa come un macigno sui conti anche a causa dei tassi di interesse in forte rialzo. Oltre alla valutazione per la rete, giudicata dai francesi troppo bassa, c’è anche la questione dei dipendenti che dovrebbero confluire nella società dei servizi: ossia circa 17 mila. Troppi dato che WindTre e Vodafone per gestire i servizi di telefonia fissa e mobile ne hanno circa 6 mila. Vivendi ne vorrebbe infatti al massimo 8mila.
Ma Tim ha in tutto circa 40mila dipendenti e solo 20-22 mila potranno confluire nella rete, anche in questo caso troppi dato che il concorrente Open Fiber ne ha meno di 2mila. Altri 4mila dovrebbero essere ripartiti tra Tim Enterprise che riunisce cybersecurity, cloud e IoT e i call center. E quindi si capisce l’allarme dei sindacati che,da sempre, hanno visto come il fumo negli occhi la separazione della rete dai servizi.
Tra le ipotesi c’è anche il fatto che il nuovo possibile incontro tra Giorgetti e Vivendi potrebbe avvenire anche per un possibile miglioramento dell’offerta economica e della struttura della nuova società dei servizi.