Ryanair e l'altra storia delle low cost in Italia
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ApprofondimentiTrasporti Lun 14 agosto 2023

Ryanair e l'altra storia delle low cost in Italia

Fino all'avvento delle low cost ci si lamentava per i prezzi elevati dei biglietti su Roma-Milano. Poi Ryanair ha fatto da apripitsa Ryanair e l'altra storia delle low cost in Italia AEREO RYANAIR
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La reazione di Ryanair al provvedimento del nostro governo che fissa un limite al costo dei biglietti aerei venduti in Italia per le isole ha riscoperchiato vecchi rancori di coloro ai quali -oggi- Ryanair proprio non va giù. Precisiamo “oggi” perché se andiamo indietro di qualche anno quando in Italia ci si lamentava che volare da Roma a Milano costava di più che non fare un volo dall’Italia per New York, lo sbarco della compagnia irlandese nel nostro Paese sollevò un coro di alleluia generale: in Italia era finalmente operativa la prima low cost europea.

Potremmo mostrarvi i titoli dei quotidiani italiani ove ci si rallegrava che finalmente il volo era diventato democratico, che tutti avrebbero potuto prendere l’aereo, che finalmente volare era alla portata di tutti, l’aereo non era più un mezzo di élite. In effetti Ryanair per prima e poi tutte le altre low cost che seguirono dettero una salutare e innovativa boccata di ossigeno all’elefantiaco mondo delle compagnie aeree tradizionali, da qualcuno definito l’impero dei cieli e sfidiamo chiunque a dire il contrario. Detto ciò, sinceramente questa levata di scudi nei confronti della compagnia aerea che ha avuto l’innegabile pregio di dare uno scossone al cartello tariffario della Iata a causa del quale -val la pena ricordarlo- sia che si volava Air France, o TWA o Alitalia la tariffa era sempre la stessa, è difficile da comprendere. In poche parole abbiamo già dimenticato quanto costava un Roma-Milano.

Si continua a narrare di favoritismi da parte di Bruxelles

Nel citare questi favoritisimi qualcuno dovrebbe ristudiarsi il “caso Charleroi” ; si continuano a tirare in ballo i fondi pagati dagli aeroporti alla aerolinea fingendo di ignorare che la materia è ormai disciplinata a livello comunitario e dimenticando il particolare che in un Paese come il nostro ove la compagnia di bandiera è stata in coma per decenni, se non ci fossero state le compagnie low cost, non pochi gestori aeroportuali avrebbero chiuso i battenti.

E’ vero, il fatturato prodotto in Italia da Ryanair rappresenta oltre il 30 per cento di quello complessivo, ma questo particolare non può venir presentato come una colpa, uno sorta di regalo fatto dal nostro Paese alla compagnia irlandese. Sono argomenti che rasentano il ridicolo dal momento che se in Italia si è continuato a volare e si sono aperte nuove destinazioni, malgrado la continua cura dimagrante di Alitalia, lo dobbiamo a Ryanair.

Ma i punti positivi non si esauriscono qui

Ryanair ha infatti insegnato alle compagnie tradizionali, come risolvere il problema dei no show e dell’overbooking. Ryanair è stata l’apristrada di una innovativa politica: la compagnia aerea non conferma la prenotazione fintanto che il passeggero non paga la tariffa. Solo quando ciò avviene il posto è confermato, e la compagnia continua ad accettare prenotazioni fino al reale riempimento di tutti i posti disponibili, non uno in più.

Se qualche passeggero fa il no-show ovvero non si presenta al check in la compagnia non rimborsa la tariffa e quindi sia che si vola o meno, il posto è stato in ogni caso “venduto”: era stato creato il sistema per evitare l’overbooking il quale, così ci raccontano le compagnie, serve a tutelarsi a fronte dei tanti passeggeri che prenotano ma non si presentano. Eppure malgrado esistano i sistemi per tutelarsi dalla pratica dell’overbooking i vettori tradizionali, con la benedizione della IATA, continuano ad applicarla.

E comunque la grande novità sono stati i prezzi delle tariffe finalmente calmierati

Se oggi Ryanair riesce a movimentare da/per l’Italia quasi cinquanta milioni di passeggeri all’anno, cifra mai raggiunta nemmeno da Alitalia nei tempi d’oro, una ragione evidentemente deve esserci e non può essere il sussidio ricevuto dagli aeroporti ma anche grazie al fatto che con i suoi oltre cinquecento aerei che compongono la flotta, incappare in una disruption è un evento possibile ma assai improbabile, al contrario di ciò che avviene sui collegamenti svolti da compagnie che hanno una flotta quante sono le dita di una mano.

Venendo infine alla polemica del giorno, quella sui provvedimenti governativi contro il caro-voli, ribadiamo le regole vigenti. In clima di deregulation le compagnie aeree sono libere di applicare le tariffe a loro completa discrezione: è la legge del mercato. Ciò che la legge vieta sono i cartelli tariffari ovvero le pratiche commerciali in base alle quali più compagnie si mettono d’accordo per applicare tariffe uguali su uno stesso segmento.

Questo è ciò che si può vietare

Il resto significa solo entrare a gamba tesa in un settore ormai deregolamentato dove ogni vettore deve venir lasciato libero di applicare la tariffa che ritiene più valida alle sue esigenze imprenditoriali. Quindi se veramente è stato sottoscritto un cartello fra più compagnie nel tariffare determinati segmenti deve intervenire l’Autorità antitrust a multare i vettori responsabili, ma riteniamo sbagliati interventi governativi in merito alle tariffe applicate. Chi va raccontando che se Alitalia è finita male è colpa di Ryanair dimostra davvero una scarsa conoscenza di cultura dell’industria aerea commerciale. Ryanair è presente in tutti i Paesi europei ma in nessuno di essi ha “fatto fuori” il rispettivo vettore di bandiera. Se ciò è avvenuto solo in Italia, facciamoci un esame di coscienza su chi abbiamo messo al timone della nostra compagnia. E’ ora di finirla di addossare colpe derivanti da nostre congenite incapacità, al solito “cattivo” straniero.

Antonio Bordoni

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