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AperturaEuropa Sab 23 settembre 2023

Banca Tercas, dopo otto anni Bruxelles ammette di aver sbagliato. Ma è tardi...

Il salvataggio di Banca Tercas non fu aiuto di Stato, Ma intanto i risparmiatori hanno pagato il prezzo più alto. Banca Tercas, dopo otto anni Bruxelles ammette di aver sbagliato. Ma è tardi... Insegna banca Tercas
Redazione Verità&Affari
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Dopo otto lunghi anni il caso è chiuso ma il danno ormai è stato fatto. La Commissione Ue ha stabilito in via definitiva che il sostegno fornito dal Fondo interbancario di tutela dei depositi a Banca Tercas  “non costituisce aiuti di stato”.  Pur trovandosi nel Centro Italia, la Cassa di risparmio della provincia di Teramo – poi chiamata in breve Tercas – è sempre stato un piccolo satellite del sistema del credito rispetto al Monte dei Paschi. Eppure, esattamente come Mps, il suo destino ha condizionato pesantemente la stagione dei crac bancari governati dalle regole europee sul bail-in diventando anche un dossier ingombrante anche per Bankitalia. Un capitolo della storia bancaria italiana che poteva essere scritto in maniera completamente diversa.

Aiuto di stato illegale

A dicembre 2015, la Commissione aveva stabilito che i fondi concessi dal Fitd a Banca Tercas rappresentavano un aiuto di Stato illegale, ordinando il loro recupero. In particolare, secondo Bruxelles, il Fitd era intervenuto a sostegno di Tercas con l’obiettivo di coprire le sue perdite e supportare la sua vendita alla Banca Popolare di Bari. In quell’occasione, la Commissione aveva valutato che il Fitd aveva agito per conto dell’Italia e che quindi il supporto era riconducibile allo Stato.

A marzo 2019, in seguito a un ricorso dell’Italia, di Banca popolare di Bari e del Fitd, il Tribunale dell’Unione europea aveva annullato la decisione presa dalla Commissione nel 2015. Secondo il Tribunale, la Commissione non aveva dimostrato a sufficienza che la decisione del Fitd di sostenere Banca Tercas era riconducibile all’Italia. A marzo 2021, la Corte di Giustizia ha confermato il giudizio del Tribunale. Con la decisione di questi giorni, la Commissione ha rivalutato il caso in conformità con i giudizi dei tribunali europei, concludendo che i fondi concessi dal Fitd a Tercas non erano riconducibili all’Italia e che quindi non hanno rappresentato un aiuto di Stato illegale.

Nel frattempo, il 13 dicembre del 2019 la Banca d’Italia ha commissariato la Popolare di Bari che è stata ricapitalizzata (con l’intervento di Fitd e Mcc) e successivamente si è trasformata in una spa per poi confluire nel gruppo Mediocredito Centrale.

L’intervento dell’Antitrust europeo

Attenzione: la vicenda riguardò in particolare l’operazione Tercas-Bari, ma la sua posizione ebbe un impatto determinante anche sui casi CariFerrara, Banca Marche e Popolare dell’Etruria segnando una tappa importante, se non fondamentale, del confronto tra Roma e Bruxelles sulle modalità  di salvataggio dei quattro istituti di credito. L’intervento dell’Antitrust Ue guidato dal commissario Margrethe Vestager aveva avviato un circolo vizioso poi finito a carico di obbligazionisti e azionisti.

Nel 2021 il presidente di Abi, Antonio Patuelli, quando si diffuse la notizia che la Corte Ue aveva bocciato l’operato della Commissione, ebbe a dichiarare: “Il legittimo intervento del Fitd su Tercas fu solo il primo a essere predisposto e bloccato dalla precedente Commissione europea che cosi bloccò conseguentemente anche i successivi interventi preventivi del Fitd per i salvataggi delle quattro banche”. Patuelli chiese il rimborso degli azionisti, ma nulla ha potuto per riavvolgere i fatti successivi tutti consustanziali all’approvazione da parte del nostro Parlamento del bail in.

Restano, inoltre, agli atti le parole di Roberto Nicastro, commissario di Carife, Carichieti, Etruria e Banca Marche tra il 2015 e il 2017, che nel marzo del 2019 dichiarò: “La scelta su Tercas e quella di autorizzare la risoluzione delle quattro banche, con un bail in ante litteram crearono uno stress inutile e pernicioso. Hanno fatto diventare sistemica quella che poteva essere una crisi circoscritta”, evidenziò Nicastro. “La svalutazione dei crediti deteriorati delle quattro banche al 17,5% mise pressione sull’intero sistema, accelerando le crisi degli altri istituti: dalla venete a Mps. Non aver potuto usare il Fitd su Tercas e poi sulle quattro banche ha innescato la contaminazione a livello sistemico di una crisi che poteva essere gestita in modo pragmatico e circoscritto”.

Al danno si aggiunge la beffa per i risparmiatori

Al danno su Tercas e alle conseguenze per banche, investitori e risparmiatori dopo le risoluzioni delle altre banche, si aggiunge anche la beffa. Perché a commettere l’errore madornale di definire un aiuto di Stato ciò che non lo era fu la direzione Concorrenza della Commissione guidata da Margrethe Vestager che non subirà conseguenze e non verrà mandata via. Perché si è autosospesa dall’incarico e probabilmente verrà presto promossa al vertice della Banca Europea per gli Investimenti (Bei).

Mercoledì scorso la danese Vestager è volata a Parigi per avanzare la sua candidatura alla presidenza della Bei con tanto di selfie davanti alla Tour Eiffel postato sui social. “Sono un outsider e questo potrebbe giocare a mio favore”, ha detto in un’intervista a Le Figaro. Si contende la poltrona della Bei con la spagnola Nadia Calviño, che è data per favorita dopo la nomina della tedesca Claudia Buch (in corsa c’era anche un’altra spagnola, Margarita Delgado) come presidente della Vigilanza Bce. Di certo, la macchia Tercas sul curriculum (e su quello della Commissione) non le ha impedito di correre per la presidenza di un’altra importante istituzione europea.

Ps. Ci sono voluti otto anni per dimostrare, e far ammettere a Bruxelles, la grave cantonata su Tercas. Chissà se verso il 2028 o il 2030 la Commissione Ue farà ammenda anche per gli errori commessi sulla transizione green.

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