Difesa comune e banche. Parigi ci prova ma la Germania dice no
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AperturaBanche Ven 23 febbraio 2024

Difesa comune e Unione bancaria La Francia ci prova ma la Germania si oppone. Europa a pezzi

Il ministro francese dell'Economia Bruno Le Maire propone all'Eurogruppo di integrarare i mercati su base volontaria. Berlino si oppone Difesa comune e Unione bancaria La Francia ci prova ma la Germania si oppone. Europa a pezzi
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Il progetto di Unione bancaria divide l’Eurogruppo riunito a Gent, capoluogo delle Fiandre. La temperatura è gelida non solo per via del clima ma anche per l’atmosfera poco collaborativa che si respira fra i componenti del gruppo. Oggi a rilanciare il piano mettere a fattor comune banche e mercati è stato il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire. In apertura dei lavori ha proposto un formato flessibile cui far partecipare solo con gli Stati che ci stanno. Un approccio leggero proprio per evitare il gioco spigoloso dei veti incrociati. Tuttavia  i primi a chiamarsi fuori sono stati i tedeschi ed è  evidente che senza Berlino l’Unione bancaria non nascerà mai

Formato flessibile

 Bruno Le Maire in apertura dei lavori chiede ai governi di prendere il coraggio a due mani e mettersi d’accordo per procedere a una maggiore integrazione da soli ‘su base volontaria’ per uscire dalla lunga stagione dei traccheggiamenti. L’integrazione nel sistema creditizio sarebbe il primo passo verso la creazione di una piattaforma comune per tutti i mercati finanziari. Cio’ comporterebbe ‘una vigilanza europea volontaria che potrebbe essere esercitata dall’autorita’ Ue dei mercati finanziari’, la prospettiva di lanciare un prodotto di risparmio europeo volontario e la ‘cartolarizzazione volontaria’ comune per mobilitare gli enormi risparmi disponibili per l’investimento.

Una frenata camuffata

Il progetto però non ha fatto molta strada. Da Berlino è arrivato un rilancio che, nella sostanza appare come un veto. A esprimersi il ministro tedesco dell’Economia  Christian Lindner che si e’ dichiarato ‘a favore dell’unione dei mercati dei capitali non a piu’ velocita’ ma ad altissima velocita’ verso la quale procedere rapidamente con tutti i 27, l’obiettivo deve essere stare insieme’. Un’accelerazione che in realtà rappresenta una frenata.

Mes in frigo

Molti Paesi, infatti, guardano con perplessità a questa integrazione vedendo molti rischi per il proprio sistema creditizio. Innanzitutto  l’Italia che, anche per questo, ha bocciato il trattato del Mes che dell’Unione dei mercati finanziari rappresenta la premessa indispensabile. Si tratta infatti del Fondo Salva-Stati europeo che entra in funzione il cui primo compito è quello di soccorrere le banche in difficolta.

L’intervento della Lagarde

A spingere per questa integrazione è innanzitutto Christine Lagarde. Secondo il capo della Bce nella ‘Ue “serviranno 800 mld di euro all’anno, dal 2031, per rispettare l’impegno del 90%” di riduzione delle emissioni climalteranti “entro il 2040”, oltre a “75 mld l’anno” se i Paesi Ue vogliono rispettare l’impegno di spendere il 2% del Pil nella difesa Per contro, ricorda, “250 mld di euro, circa l’1,8% del Pil europeo, sono i deflussi finanziari netti, che lasciano l’Europa per andare nel resto del mondo, principalmente negli Usa”, conclude.

Stop agli eurobond per la difesa

Neanche il finanziamento della difesa comune trova l’adesione della Germania.  Al momento “non penso che abbiamo bisogno” di eurobond per finanziare gli investimenti nella difesa ha aggiunto Lindner “Abbiamo anche responsabilità nazionale per la spesa per la difesa. E come è noto, non tutti i membri dell’Unione Europea sono anche membri della Nato, quindi esistono approcci diversi”.

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