Un'auto su quattro venduta in Europa sarà prodotta in Cina - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Auto/Apertura
AperturaAuto Gio 28 marzo 2024

Un'auto su quattro venduta in Europa nel 2024 sarà prodotta in Cina

Secondo l'analisi di T&e è giusto aumentare i dazi, ma i produttori del Dragone saranno spinti ad aprire impianti da noi. Serve un piano Ue di politica industriale. Il nodo batterie Un'auto su quattro venduta in Europa nel 2024 sarà prodotta in Cina Stabilimento di produzione cinese
Maurizio Cattaneo
di 
Maurizio Cattaneo

Quasi un quinto dei veicoli elettrici venduti in Europa nel 2023 è stato prodotto in Cina (in Italia il 23%) e quest’anno la quota è destinata a raggiungere il 25%. La previsione – un vero e proprio allarme – è contenuta nella nuova analisi di  Trasnsport & environment, la Federazione europea per i trasporti e l’ambiente. e  arriva proprio mentre l’Unione europea sta valutando l’opportunità di imporre una maggiorazione sulle tariffe per l’import di auto made in China, al fine di bilanciare i sussidi che l’industria cinese riceve da Pechino.

I dazi ci favoriscono ma da soli non bastano

Ma un aumento delle tariffe, se crea un muro,  avrebbe anche come effetto anche  quello di stimolare i competitor internazionali a localizzare in Europa la loro produzione. E dunque ciò che viene suggerito è certamente porre uno scudo alle imprese che beneficiano di aiuti di Stato ma nel contempo favorire la transizione dell’industria automobilistica europea tenendo conto della realtà del mercato. L’aumento al 25% delle tariffe Ue su tutte le importazioni di veicoli dalla Cina, secondo l’analisi di T&E, renderebbe le berline e i Suv di medie dimensioni di Pechino più costosi dei loro equivalenti europei, favorendo la produzione locale. I Suv compatti e le auto più grandi importate dalla Cina, con tale tariffa, dovrebbero rimanere leggermente più economici. “I dazi spingeranno le case automobilistiche a localizzare la produzione di veicoli elettrici in Europa – spiega  Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia,  – e questo è potenzialmente un bene per l’occupazione e le competenze che vogliamo far crescere tra i lavoratori. Ma non proteggeranno a lungo l’industria dell’ automotive europea. Le aziende cinesi costruiranno fabbriche nel vecchio continente e quando ciò accadrà la nostra industria dovrà essere pronta a raccogliere la sfida”. 

Dalla Cina ma non cinesi

Per ora le  importazioni in Europa dalla Cina sono state in gran parte costituite da  Tesla, Dacia e Bmw. Ma T&E prevede che i marchi cinesi potrebbero raggiungere il 20% nel 2027 che aggiunti a quelli appena citati costituirebbero la fetta più grande del mercato green.  

Il nodo delle batterie

Ma anche gli investimenti nelle batterie agli ioni di litio sono a rischio, poiché le celle prodotte in Cina costano almeno il 20% in meno rispetto all’Europa e i produttori di batterie cinesi sono in vantaggio sia in termini di tecnologia che di catene di fornitura. Anche gli Stati Uniti stanno attirando gli investimenti nella produzione di batterie grazie a generosi sussidi. Nel dossier si ritiene che siano necessarie misure industriali – come sussidi per la produzione pulita e circolare e obiettivi made in Eu – per stimolare la produzione locale di celle. Poiché nessuna di queste misure è attualmente in vigore, si dovrebbe prendere in considerazione un aumento anche per le tariffe relative all’import di celle delle batterie. Rispetto agli Stati Uniti e alla Cina, l’Ue ha attualmente le tariffe più basse.  “Le batterie sono i nuovi pannelli solari. La Cina è in vantaggio e le sue aziende statali hanno un’enorme sovraccapacità produttiva – spiega ancora Andrea Boraschi. -Se vogliamo davvero avere una catena di fornitura di batterie diversificata e resiliente in Europa, dobbiamo svilupparla ora o potremmo non avere una seconda possibilità”.

Condividi articolo