La Camera crea la sua inhouse servizi per tagliare i costi. Legacoop sul piede di guerra
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AperturaGoverno Mer 27 marzo 2024

La Camera crea la sua inhouse servizi per tagliare i costi. Legacoop sul piede di guerra

L'operazione inhouse servizi della Camera non piace a Legacoop che riunisce 2400 imprese per 16 miliardi di fatturato dando lavoro a 150mila addetti La Camera crea la sua inhouse servizi per tagliare i costi. Legacoop sul piede di guerra
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

La Camera dei deputati crea una società inhouse con l’obiettivo di tagliare i costi di servizi che vanno dalla ristorazione alle pulizie, al guardaroba, alla gestione dei parcheggi per arrivare al facchinaggio e supporto esecutivo alla gestione operativa. Ma alla Legacoop Produzione e Servizi l’operazione non piace perchè mette a repentaglio il fatturato delle aziende che attualmente svolgono questi servizi . Imprese che, proprio via Legacoop, solo una manciata di giorni fa avevano chiesto una revisione prezzi nei contratti di servizi stipulati con la pubblica amministrazione. Scatta così un braccio di ferro fra il mondo delle Coop rosse e il governo di centrodestra. 

La storia inizia nel dicembre scorso

Dopo un’istruttoria del Collegio dei Questori, la Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati ha chiesto un approfodimento sull’ipotesi di creazione di una società inhouse. “L’analisi presentata è stata condotta con il prioritario obiettivo di verificare quale sia lo strumento più adeguato per migliorare le condizioni dei lavoratori addetti attualmente ai servizi e valutare le modalità gestionali che, in maniera più efficace, rispondono alle esigenze del tutto peculiari di organizzazione e funzionamento dell’istituzione parlamentare” spiegava una nota dell’ufficio di Presidenza in una nota, 

“L’istruttoria ha evidenziato la potenzialità di apportare, con la nuova modalità gestionale, miglioramenti dei trattamenti retributivi, oltre a una possibile riduzione dei costi a carico della Camera, prevedendo comunque una riserva gestionale, in via precauzionale, nei primi anni di funzionamento della società” concludeva il documento. Così il governo è passato dalle parole ai fatti annunciando la nascita della nuova società interamente a capitale pubblico. 

Immediata la reazione di Legacoop Produzione e Servizi 

 “Prendiamo atto, così come annunciato, che la Camera dei deputati procederà alla costituzione della società in house per erogare direttamente i servizi che precedentemente venivano affidati in appalto. Una decisione peggiorativa, che non porterà i vantaggi auspicati creando invece dei danni alle imprese impegnate attualmente nell’erogazione dei servizi” spiega Legacoop Produzione e Servizi, realtà che riunisce 2400 imprese per 16 miliardi di fatturato dando lavoro a 150mila addetti.

“Siamo particolarmente stupiti dalla motivazione espressa secondo cui l’internalizzazione serve innanzitutto per migliorare le condizioni di lavoro, considerato che le attuali condizioni erano dettate dai capitolati di gara dell’ente stesso che definiscono il monte orario e il valore economico. Soltanto la capacità organizzativa delle imprese e la possibilità di lavorare anche in altri ambiti hanno permesso alle lavoratrici e ai lavoratori di avere uno stipendio dignitoso” evidenzia.

“Nei prossimi giorni faremo gli approfondimenti normativi e valuteremo tutte le azioni possibili per ostacolare il processo prospettato che, oltre a non poter garantire risparmi di spesa, apparendo quindi peggiorativo sotto tutti gli aspetti considerati rispetto all’organizzazione esistente, è anche in contraddizione con quanto auspicato dai principi enunciati dal nuovo Codice degli appalti nel promuovere il rapporto di fiducia tra Stato e mercato” conclude Legacoop Produzione e Servizi.

Le imprese rilanciano

Una manciata di giorni fa, al ministero del lavoro, proprio Legacoop Produzione e Servizi aveva chiesto uno sforzo in più allo Stato domandando una revisione al rialzo nei contratti in essere della pubblica amministrazione. In particolare, in quella occasione, Andrea Laguardia, Direttore di Legacoop Produzione e Servizi aveva evidenziato che l’associazione aveva “siglato un’intesa per l’aumento degli stipendi di lavoratrici e lavoratori nel settore, consapevoli tuttavia delle difficoltà per le imprese di sostenere il nuovo costo del lavoro in aggiunta ai rincari determinati dall’inflazione che incidono pesantemente sui costi di produzione”.

In cambio però aveva chiesto al governo di mettere mano al portafoglio con “un intervento normativo a favore di una revisione prezzi degli appalti in essere” perchè “, senza si rischia la non sostenibilità economica per le imprese con conseguente rischio per la tenuta dell’occupazione”. Ma l’impressione è che l’esecutivo di Giorgia Meloni stia percorrendo una strada diversa. Con buona pace del sistema Legacoop. 

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