Anfia e governo: un patto sull'auto per stanare Stellantis e Ue - V&A
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ApprofondimentiAuto Mer 21 giugno 2023

Anfia e governo: un "patto" sull'auto per stanare Stellantis e l'Europa

Il gruppo italo-francese favorisce soltanto Parigi e l'Ue lancia un ultimatum senza sostenere l'industria dell'auto Anfia e governo: un "patto" sull'auto per stanare Stellantis e l'Europa
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Anfia e governo: un “patto” sull’auto per stanare Stellantis e l’Europa

L’Europa  lancia ultimatum “green” frutto dell’ambientalismo più ideologico,  ma poi non decide serie politiche industriali a sostegno della transizione. E Stellantis, gruppo automobilistico italo-francese ha il cuore ormai a Parigi e  di italiano, a giudicare dai più recenti investimenti,  sembra vare mantenuto solo  la vecchia sigla Fiat. Sono due i fronti che in questi giorni vedono alleati il governo Meloni e le associazioni della filiera tricolore dell’ automotive.

La conferma di un “patto”  per  ridare slancio ad una industria automobilistica che in Italia genera un fatturato di oltre 90 miliardi di euro (il 9,3 % del fatturato della manifattura e il 5,2 % del Pil) è arrivata dall’assemblea dell’Anfia che, di fronte al ministro delle Imprese Adolfo Urso , ha eletto come nuovo presidente Roberto Vavassori della Brembo.

L’Europa non lotta ad armi pari contro la Cina

L’Europa non sta realizzando norme competitive. Non permette alle nostre aziende di confrontarsi ad armi pari con Usa e Cina. La Commissione e l’Europarlamento sono preda di una bulimia regolatoria che non fa respirare le aziende, che soffocano in una valanga di prescrizioni che non le rendono più competitive e sostenibili” ha detto il neo presidente Vavassori.“Occorre fare un grande sforzo per riportare la razionalità e l’analisi dei dati all’interno dei processi politici. – ha aggiunto il numero 1 dell’Anfia. – E’ inoltre fondamentale investire fortemente in ricerca per superare l’attuale stato dell’arte della tecnica della propulsione elettrica ed è prioritario lo sviluppo in Italia della catena del valore delle batterie a monte delle gigafactory, per costruire un futuro meno dipendente dalla Cina . E dobbiamo farlo perché le batterie rappresentano oltre il 50% del valore aggiunto di tutta la catena del valore del veicolo elettrico“.   “Accoglieremmo con grande favore l’idea di un serio accordo tra governo e  Stellantis per la transizione e il rilancio industriale della filiera automotive  – ha concluso Vavassori rivolgendosi al ministro –  soprattutto in questo momento di difficile transizione”.

Stellantis nel mirino del governo

Una questione, quella del gruppo ex torinese, rilanciata da Urso che ha  lanciato una proposta “forte”.   “Nelle scorse settimane – è stato ricordato –  abbiamo visto l’inaugurazione della  gigafactory a Douvrin, nella regione di Hauts-de-France, per la produzione di batterie per auto elettriche. A regime entro il 2030 avrà 6.000 dipendenti.  L’investimento è costato 7 miliardi di euro, di cui 2,8 miliardi di sostegni pubblici. Una struttura simile nascerà presto in Germania, nei pressi di Berlino. Anche in questo caso, sarà opera di Stellantis”. E in Italia?  Nel 2026 dovrebbe nascere una gigafactory a Termoli (Molise) che impiegherà 2.000 dipendenti ma i tempi di questa realizzazione restano incerti. La conclusione è che la società guidata da Carlo Tavares e di cui John Elkann è presidente sta mostrando scarso interesse ad investire nel Bel Paese.

L’ira del governo Meloni

“E’ ora di dire basta” ha detto in proposito il ministro, prospettando l’ingresso dello Stato nel capitale di Stellantis attraverso Cassa depositi e prestiti. “Lo sbilanciamento a favore della Francia  – ha spiegato Urso – può essere  dovuto al fatto che lo stato francese detiene il 6, 15% del gruppo, la più alta quota di capitale dopo gli azionisti privati a capo delle case automobilistiche. Lo stato italiano invece non è presente nel capitale di Stellantis, se non attraverso una quota minima dell’1,13% in mano a Banca d’Italia”. “La situazione deve cambiare” ha concluso il titolare del ministero delle Imprese.  – Anche perché è inaccettabile un simile comportamento da una società che per anni haattinto a piene mani ai fondi pubblici tra  incentivi e cassa integrazione.

Aperura verso altri produttori di auto

Ma c’è un un’altra strada per convincere Stellantis a considerare  di più  l’Italia.  Palazzo Chigi nei giorni scorsi ha ospitato il Ceo di Tesla, Elon Musk il quale si è detto d’accordo sulla necessità di sostenere la nascita di altre imprese dell’ automotive. magari con l’apertura di uno stabilimento automobilistico della stessa Tesla sul nostro Paese.

Sta di fatto che oggi Stellantis in Francia produce oltre 1 milione di macchine mentre in Italia meno della metà. E che l’industria dell’auto in questo periodo di transizione ha bisogno di mettere in campo massicci investimenti.  Il nostro Paese in sostanza rischia di diventare sempre più marginale nel panorama dell’industria dell’automotive europea e mondiale. Traddotto, significa decine di migliaia di posti di lavoro in meno.

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