8 marzo, donne e auto: il 40% degli acquisti è rosa, ma il lavoro non le premia
Le manager anche nell' automotive guadagnano meno e fanno meno carriera dei maschi. Sulle scelte del modello pesa la componente femminile. Le vetture come emancipazione Vetture in autostradaLe donne manager sono sempre più numerose anche nel settore dell’auto ma resta un gap retributivo da colmare soprattutto nelle posizioni di vertice. Sul fronte degli acquisti di auto, oltre 4 su 10 vengono effettuati da donne che però spendono in media 7.000 euro in meno degli uomini. Sono questi i principali spunti emersi nel corso della terza edizione del Pink Motor Day che si è svolto in occasione dell‘8 marzo, Festa della donna. Quello tra la donna e le auto d’altra parte è un legame che dura da oltre cent’anni tanto che l’emancipazione femminile è stata sancita anche dall’immagine che la pubblicità ha dato nei vari decenni del rapporto tra quattroruote e “gentil sesso”. Quest’ultima considerazione emerge da un interessante ricerca di Car & Classic.
Il gender gap non scende dall’auto
Il divario retributivo medio tra uomini e donne per ogni ora lavorata in Europa è del 12,7%. La parità retributiva è formalmente garantita, ma non quella sostanziale. Le donne guadagnando meno fin da subito: a 5 anni dalla laurea, le donne guadagnano il 16,9% in meno degli uomini. Secondo i dati Eurostat le donne dirigenti in Italia guadagnano il 23% in meno dei maschi, secondo l’Istat il 27,3% in meno.
Sono questi alcuni dei numeri, che certificano il gender gap relativo alla retribuzione, e ricordati da Rita Querzè – giornalista e autrice del libro “Donne e lavoro. Rivoluzione in sei mosse“. In sostanza nel 2022 lo stipendio medio di una lavoratrice donna è stato pari a 20.378 euro, quello di un uomo 27.254 (dati Inps). Nello specifico dell’ automotive risulta, sempre da una recente indagine, che solo il 50% delle aziende garantisce parità di retribuzione e opportunità alle donne e il 40,8% offre alle lavoratrici orari flessibili, congedi parentali e facilitazioni.
Vendite auto: oltre il 40% in rosa
Dall’ultima analisi appena diffusa dall’Unrae emerge poi, come detto, che quattro vetture su dieci sono state comprate da donne, ad un costo medio di 24.500 euro (7mila euro in meno degli uomini che spendono in media oltre 31mila euro). Sulla stessa percentuale si attesta il numero di auto circolanti guidate da donne (40% delle oltre 31 milioni del parco privati).
Le auto preferite dalle donne si concentrano nei segmenti A e B, insieme ben l’82% del totale, contro circa il 60% degli uomini che, invece, presidiano in modo significativo anche il segmento C. L’analisi ha registrato anche le preferenze relative alle motorizzazioni: in testa è il motore a benzina (scelto dal 38,3% delle donne), seguito dall’ibrido (35,6%), poi GPL (14,6%). Il diesel si ferma al 7,2% (tra gli uomini raggiunge l’11,7%), mentre l’elettrico è al 2,8%, ben sotto la media nazionale.
Donne e motori: rapporto da oltre cent’anni
Le ultime sono Audi A1, Citroen C3, Fiat 500 e ancora Lancia Y, Mercedes Classe A, per finire a Mini Cooper, Renault Clio, Toyota Yaris e Volkswagen Polo. Per non parlare del New Beetle, il Maggiolino. Ma sono molti i modelli in oltre un secolo di industria dell’auto che in vari modi hanno strizzato l’occhio al mondo femminile.
storia di modelli di successo che Car & Classic (la più grande piattaforma digitale europea specializzata in acquisti e vendite di auto e moto con 42mila mezzi in vendita e 4 milioni di utenti al mese ) ha voluto mettere in fila in un racconto sorprendente che mostra, attraverso le auto, un percorso di bellezza, stile, emancipazione e libertà.
Gabriele D’Annunzio ed il battesimo al femminile
In Italia, fu la Fiat 509 a ispirare a Gabriele D’Annunzio che l’automobile doveva essere femmina. “Ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice”, scriveva nel 1926 al Senatore Giovanni Agnelli, che proprio una magnifica Fiat 509 gli aveva regalato. In realtà la 509 non era destinata alle donne ma aveva compattezza e prezzo da diventare l’auto più popolare del Paese.
Ancor prima che nel Belpaese il Vate decidesse di declinare l’automobile come sostantivo femminile, un signore francese, nel 1922, pensò di mettere in cantiere una vettura rivolta anche a un pubblico femminile. Stiamo parlando di André Citroën, geniale imprenditore da sempre precursore dei tempi, e della sua piccola e compatta Citroën 5CV Type C. Una vettura economica che veniva prodotta in tinte vivaci che conquistavano le signore anche per l’estrema manovrabilità.
La Lancia sviluppata da una donna
Un po’ come la Lancia Ardea, capolavoro di fine anni Trenta, simile nell’estetica e nella meccanica alla precedente e ultra innovativa Aprilia ma di dimensioni e cilindrata ridotte in cui non mancavano gli elementi di eleganza e raffinatezza che avevano già contraddistinto i modelli più importanti del marchio quali il morbido panno grigio o nocciola della tappezzeria e diversi altri accessori di standing elevato..
La sua storia “in rosa” è rappresentata in particolare dal fatto che essendo stata l’ultima idea di Vincenzo Lancia, ne ha sviluppato il progetto la vedova Adele Miglietti, che aveva preso le redini dell’azienda, portandolo a termine due anni dopo la morte del fondatore della Casa nel 1937. La sua linea di carrozzeria ha ispirato quella che è stata poi, oltre quarant’anni dopo, un’icona della Casa dedicata alla figura femminile: la Y10.
Pubblicità con una signora alla guida
Un rapporto stretto, quello tra le automobili e il “gentil sesso” che viene sancito nel 1932 con la nascita della Balilla, al secolo Fiat 508, raffigurata nei celebri manifesti del pittore Ducovic che associavano l’armonia formale dell’auto alla “eleganza della signora”, sempre con la presenza di una o due donne alte e magnificamente vestite. Non solo, la Balilla veniva anche pubblicizzata con una fotografia che ha fatto epoca in cui una giovane signora era alla guida. L’obiettivo era sottolineare, ancora una volta, la maneggevolezza e la facilità di guida del modello.
Dagli anni ’50 modelli ad hoc per un pubblico femminile
Per un vero exploit di autovetture destinate alle donne bisogna aspettare tuttavia gli anni Cinquanta, è questa l’epoca in cui le case cominciano a progettare pensando alle esigenze della clientela femminile. Per lo meno all’estero: nel 1952 la Austin inizia ad assemblare la Nash Metropolitan con le sue cromature lucenti e la livrea bicolore, presentata come auto perfetta per lo shopping e per brevi spostamenti quotidiani. Vale a dire, per le signore: non a caso, all’epoca era ampiamente reclamizzata sui magazine. femminili.
Nell’elenco delle sue acquirenti più famose figura anche la principessa Margaret d’Inghilterra, sorella minore della regina Elisabetta II. In Italia era il periodo della Fiat 500 e della 600 con sportelli controvento e con i filmati dell’Istituto Luce per le signore su come entrare in auto con eleganza. Ma c’era poi l’Autobianchi Bianchina e successivamente la Fiat 850 Spider che riempiva d’orgoglio Anna Magnani.
Brigitte Bardot con i capelli al vento
La rivoluzione culturale degli anni ’60 porta nell’auto al femminile l’idea di emancipazione, bellezza e di libertà incarnata dall’immagine della Renault Floride e con niente meno che Brigitte Bardot a farle da testimonial. Negli stessi anni prende vita grazie alla matita di Sir Alec Issigonis anche la Mini, l’intramontabile caposaldo delle compatte ancora oggi di successo. Nel 1965 un mito come la Lancia Fulvia Coupé, vanto assoluto dell’industria automobilistica italiana, viene accostato espressamente nelle pubblicità all’immagine della donna. Un’auto che trasmette voglia di indipendenza, sempre con la caratteristica eleganza sobria della Lancia.
Dagli anni ’70 una donna pienamente emancipata
A partire dagli anni Settanta la proposta per le donne risente dei profondi cambiamenti della società con una donna pienamente inserita nel mondo del lavoro, indipendente, sicura di sé. Che sta meno in casa, ha più tempo libero, ma è anche più legata ad orari e spostamenti di massa. Arrivano quindi le vetture minimaliste come la LNA e la Visa in casa Citroën, la Peugeot 104, la Fiat 126 e le successive Fiat Panda e Fiat Seicento, la Nissan Micra e poi la Figaro, le Renault 5 e Clio, la Ford Ka. Ancora, cambiando versante geografico, la Toyota Yaris, la Daewoo Matiz. Tra gli emblemi del periodo amati dalle donne l’Audi TT Quattro roadster, commercializzata a partire dal 1998 (Car & Classic ne offre un esemplare all’asta a partire dal 13 marzo) Molte di queste auto hanno visto la luce al termine degli anni Novanta ed i vari restyling ne hanno allungato la vita sin dopo il 2010. Il resto è storia recente.