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ApprofondimentiAuto Gio 15 febbraio 2024

Guida autonoma, Autostrade per l'Italia la sperimenta nel traffico stradale

A fine ottobre la sperimentazione ha interessato altri 30 chilometri in provincia di Novara, più a ovest rispetto Malpensa. Guida autonoma, Autostrade per l'Italia la sperimenta nel traffico stradale
Marco Morello
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Marco Morello

Sembra una scena del classico kolossal americano, però ambientato su un’autostrada italiana: ecco l’autista seduto al suo posto, con le mani comodamente adagiate sulle ginocchia. È attento, vigile, non muove un muscolo. Intanto la macchina, una sportiva con due posti e il tettuccio aperto, accelera, frena e sterza per conto suo, senza che nessuno sfiori il volante. A governarla provvede un computer, o meglio un pilota automatico, per rimanere nel terreno delle suggestioni cinematografiche. Più avanti e più indietro sull’asfalto, altre vetture tradizionali proseguono indisturbate verso la loro destinazione.

Non è finzione, è cronaca: l’auto non ha difficoltà a guidarsi da sola tanto all’aria aperta quanto durante il percorso in galleria, dove la sua bussola, il segnale satellitare, di regola tenderebbe a farsi flebile o a scomparire, aumentando il potenziale tasso di pericolo. Ci riesce attraverso una serie di antenne strategicamente posizionate lungo il tunnel, che in ogni momento sorvegliano la sua posizione assicurandosi che tutto fili liscio, pronte a captare eventuali
anomalie e a farle rimbalzare come segnali d’allerta dentro l’abitacolo.

Debutto per Autostrade per l’Italia

È la dinamica e la prospettiva della sperimentazione portata a termine da Autostrade per l’Italia, per la prima volta in assoluto su un tratto aperto al traffico. Significa che, pur mantenendo i più elevati requisiti di sicurezza – compresa l’indicazione esplicita di quanto stava accadendo, tanto su cartelli
elettronici quanto sui mezzi di servizio nei dintorni – l’automobile ha guidato da sola in un giorno ordinario, tra macchine qualsiasi. È l’antipasto delle smart road, delle strade intelligenti e connesse. Che parlano in modo silenzioso, comunicano un linguaggio invisibile, ma ricco di dati preziosi. Lo fanno, e lo faranno, non soltanto con i veicoli automatizzati, ma anche con quelli tradizionali, manovrati da un pilota umano, al quale sapranno segnalare prontamente sul cruscotto una situazione di traffico intasato, un cantiere o un incidente, prima ancora che quell’elemento possa entrare nel campo visivo.

Il futuro è già per strada

Così come gli faranno presente la necessità di prestare maggiore cura, di essere più vigile per un tratto reso avverso da particolari condizioni meteo.
«Questa sperimentazione», conferma Roberto Tomasi, l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, «ci proietta verso il futuro e rivoluziona il concetto di guida su strada. Il nostro gruppo sta testando le soluzioni che permetteranno ai veicoli a guida autonoma di leggere in anticipo gli eventi, grazie ai dati trasmessi dall’infrastruttura». Si è proceduto per gradi, per livelli, per cominciare in ambienti protetti, chiusi al traffico per interventi di riqualificazione, trasferendosi poi in quelli aperti alla circolazione ordinaria. Il preludio di questo secondo scenario è avvenuto lo scorso luglio sull’A26, per 20 chilometri, in una porzione senza tunnel.

A fine ottobre la sperimentazione ha interessato altri 30 chilometri, transitando per la galleria Valsesia, in provincia di Novara, più a ovest rispetto all’aeroporto di Milano Malpensa. L’elaborazione dei dati nelle settimane successive ha permesso di confermare che tutto ha funzionato per il meglio. E ulteriori test sono in programma in questi mesi, sempre passando per la galleria Valsesia. Lavori in corso di orizzonti imminenti. La notizia è rilevante perché Autostrade per l’Italia è la prima concessionaria nazionale a consentire la circolazione di tali veicoli evoluti, in aderenza a quanto stabilito dal decreto ministeriale ribattezzato, per l’appunto, «Smart road». Lo fa attraverso Movyon, il centro d’eccellenza per la ricerca e l’innovazione del Gruppo, assieme al Politecnico di Milano, che è stato autorizzato a svolgere tale tipo di test, e in affiancamento a un osservatorio tecnico ad hoc del ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti.

Una nuova tecnologia

Nello specifico, Movyon e Politecnico hanno elaborato una tecnologia che, basandosi sulla comunicazione senza fili tra il veicolo e le antenne già distribuite lungo la rete, permette all’auto di ricevere informazioni utili a mantenere un livello di automazione costante lungo il percorso. La logica di fondo è che la vettura non può affidarsi solo sugli strumenti di bordo, ma ha bisogno di dialogare in ogni momento con l’ambiente che la circonda. Deve sapere costantemente, da fonti eterogenee, cosa le sta succedendo attorno. Tale visione s’inserisce nel più vasto «Programma Mercury» di Autostrade per l’Italia, che fa leva sull’innovazione per raggiungere una maggiore fluidità del traffico e per abbracciare la transizione energetica, per esempio puntando su un incremento dell’accessibilità all’elettrico. «L’obiettivo», aggiunge Tomasi, «è quello di garantire infrastrutture più sicure, partecipando da protagonisti alla rivoluzione della mobilità nel segno della decarbonizzazione, della digitalizzazione e per avere servizi sempre più innovativi». Compresa la vettura con il pilota automatico, che sa affrontare con serenità anche i tratti in galleria.

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