Altro che rilancio dell'auto, Stellantis taglia 1.500 posti a Mirafiori
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AutoPrimo piano Mar 26 marzo 2024

Altro che rilancio dell'auto, Stellantis taglia 1.500 posti a Mirafiori

Lo stabilimento simbolo dell'automobile italiana perde altri pezzi. Altro che tornare a produrre in Italia un milione di auto. Altro che rilancio dell'auto, Stellantis taglia 1.500 posti a Mirafiori
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Altro che tornare a produrre in Italia un milione di auto. Alla vigilia degli incontri al ministero delle Imprese sul rilancio dell’ automotive in Italia, Stellantis taglia altri 1.500 posti a Mirafiori e nel Torinese. Si tratta dell’ennesima beffa dopo mesi di eclatanti annunci, sempre rimasti lettera morta, da parte dell’amministratore delegato del gruppo franco-italiano Carlos Tavares. A questo punto per quello che è stato lo stabilimento simbolo dell’automobile nel nostro Paese, che era arrivato a produrre da solo un milione di auto con 60 mila addetti, il destino sembra sempre più incerto.

La 500 elettrica infatti non si vende (basta un giorno per produrre il numero di auto richieste in un mese)  ed all’orizzonte non si vedono nuovi modelli. Anche l’ipotesi di realizzare a Torino la piccola cinese Leapmotor è svanito con la decisione di Tavares di puntare sugli stabilimenti polacchi. E la sorte della stessa Maserati, sbarcata a Mirafiori dopo la chiusura di Grugliasco, è appesa ad un filo. Sta di fatto che, dopo mesi di cassa integrazione, ora si passa alla nuova cura dimagrante che porta l’organico attorno a quota 10 mila.

Uscite incentivate pur di liberarsi di forza lavoro

L’accordo, che i sindacati metalmeccanici (esclusa la Cgil) sono stati praticamente costretti a firmare per evitare licenziamenti, prevede  l’uscita volontaria incentivata di 1.520 lavoratori occupati in 21 società del gruppo, su un bacino di circa 12mila addetti complessivi.  In dettaglio sono previste 733 uscite incentivate nelle strutture centrali (impiegati e quadri) e 300 uscite alle Carrozzerie di Mirafiori. 

I sindacati: situazione drammatica

“I numeri richiesti dall’azienda a Torino sono alti e questo ci deve far riflettere sul fatto che la situazione é sempre più drammatica – ha detto Luigi Paone, segretario generale della Uilm di Torino -. È urgente accelerare il confronto con Stellantis e istituzioni per creare un vero progetto di rilancio per Mirafiori”. “L’accordo di uscite deve essere assolutamente connesso a un discorso di nuove assunzioni – è la richiesta del segretario territoriale Fismic Confsal, Sara Rinaudo -. Mirafiori non deve via via svuotarsi di tutte le professionalità e divenire un solo ricordo di ciò che era, ma rifiorire tramite nuove competenze”.

“Serve assolutamente far ripartire la produzione con ulteriori modelli – aggiunge Rinaudo. – Avere tutte le produzioni della 500 a Mirafiori garantirebbe la produzione di 200mila nuove vetture l’anno e la saturazione dell’occupazione, interrompendo i periodi di cassa integrazione e l’utilizzo di contratti di solidarietà, e permetterebbe l’assunzione di nuova forza lavoro”. Dal canto suo Rocco Cutrì, segretario generale Fim-Cisl Torino e Canavese, tiene a precisare che “l’accordo prevede la possibilità di uscite incentivate esclusivamente su base volontaria da parte dei lavoratori. Questo esclude la facoltà di procedere unilateralmente con licenziamenti forzati da parte di Stellantis”. 

“D’altra parte la criticità del settore automotive nell’area torinese é nota da tempo – conclude Cutrì, – ed é sempre più necessario che Stellantis presenti quelle soluzioni industriali e quei progetti che in prospettiva, possano garantire il rilancio dell’occupazione e dell’industria automobilistica“.

Il governo ed il secondo produttore

La nuova cura dimagrante a Mirafiori arriva dopo che il Ceo, Tavares, aveva fatto chiaramente intendere che la presenza del gruppo ex-Fiat nel nostro Paese sarebbe stata direttamente proporzionata alla mole degli incentivi decisi dal governo in favore dell’auto elettrica. Incentivi che l’esecutivo, peraltro ha già varato. Proprio la mancanza di una seria politica di investimenti sugli stabilimenti italiani da parte di Stellantius, ha spinto il governo in quest’ultimo anno, a cercare un confronto con i vertici dell’azienda, ma nel contempo anche ad aprire all’ipotesi dell’arrivo di un secondo produttore di auto per il nostro Paese.

Soprattutto in queste ultime settimane si sono fatti tutta una serie di nomi di grandi gruppi interessati a investire in un impianto industriale nella Penisola. Via via sono spuntate Case come Tesla, la cinese Byd, Great Wall, Chery e Toyota.  Ipotesi che hanno retto lo spazio di un giorno. Ora alcune fonti industriali, tornano ad asserire che i contatti più seri con il ministero delle Imprese  e del Made in Italy, sarebbero con l’azienda di Elon Musk, ma la novità è che si tratterebbe di un impianto industriale per la  produzione di camion e furgoni elettrici. A questa ipotesi, che sanerebbe una anomalia tutta italiana (in Germania le Case costruttrici sono addirittura otto) il ceo di Stellantis ha risposto con durezza. “Se l’Italia prenderà certe decisioni – ha detto – noi ne trarremo le conclusioni”.

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