Mps riapre il risiko bancario, un anno per il terzo polo - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Primo piano/Banche
BanchePrimo piano Mar 21 novembre 2023

Mps riapre il risiko bancario, un anno per il terzo polo

La discesa dello Stato al 39% dovrebbe facilitare l'aggregazione. Il Tesoro ha tempo fino a fine 2024 per convincere i potenziali partner Mps riapre il risiko bancario, un anno per il terzo polo
Gianluca Paolucci
di 
Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Mps, la cessione del 25% riapre il risiko

La cessione a sorpresa del 25% di Mps da parte del Tesoro riapre ufficialmente il risiko bancario. Con un anno di tempo per trovare un partner per Siena. L’operazione di vendita sul mercato con la discesa dell’azionista pubblico dal 64% al 39% del Monte dei Paschi dovrebbe, nelle intenzioni del Mef e dei suoi consulenti, rendere più facile l’operazione di aggregazione con un altro soggetto bancario. Oltre a mettere in cassa oltre 900 milioni – al lordo delle commissioni per le banche collocatrici – utili per dare un segnale a Bruxelles sul versante delle privatizzazioni e a fornire risorse per il maxiemendamento alla manovra 2024. 

Opportunità da cogliere

La mossa del Tesoro ha sorpreso il mercato. Non per la tempistica: il titolo Mps è salito del 30% nell’ultimo mese e rispetto all’ultimo aumento di capitale della banca di un anno fa il premio è del 50%. Una opportunità che sarebbe stato miope non cogliere. Quanto piuttosto per le dimensioni, con le attese che erano di un collocamento tra il 5% e il 15% del capitale, anche in più tranche. Il successo dell’operazione, che si è chiusa con richieste pari a cinque volte l’offerta e uno sconto del 4,9% sul prezzo di chiusura di ieri contro il 6% annunciato, dimostra non solo che il mercato crede nel risanamento della banca. Ma anche la fiducia nel sistema bancario italiano nel suo complesso e, in ultima analisi, nel sistema economico del Paese. Anche perché l’ad Luigi Lovaglio, seppur aiutato dai tassi d’interesse, ha sorpreso gli osservatori con un utile che quest’anno supererà abbondantemente il miliardo di euro e c’è già chi scommette su uno storico ritorno del dividendo per l’esercizio 2024, con un anno di anticipo rispetto al piano industriale.

L’obiettivo del terzo polo bancario

Gli impegni presi dal governo italiano prevedono l’uscita dal capitale di Mps entro il 2024. Obiettivo dichiarato del governo Meloni è quello di favorire la nascita di un terzo polo bancario nazionale, accanto a Intesa Sanpaolo e Unicredit. Obiettivo che resta tale anche dopo l’operazione di ieri. Che, come detto, dovrebbe rendere tutto più facile con il peso meno ingombrante del socio statale, uno dei temi che ha allontanato finora i possibili acquirenti.

I candidati e lo scenario

Finora però il candidato principale, il Banco Bpm guidato da Giuseppe Castagna, ha fatto sapere di non essere interessato. Come lui anche gli altri possibili partner, come Bper Banca, hanno cortesemente declinato ogni interesse. “Certe operazioni si fanno quando hai bisogno e adesso nessuno ha bisogno“, spiega un banker di lungo corso che ha lavorato per anni con Siena. Il riferimento è allo scenario dei tassi d’interesse che ha gonfiato utili e requisiti patrimoniali delle banche. Scenario che però non è destinato a durare e che potrebbe modificarsi già nei prossimi mesi, quando arriveranno nei bilanci bancari – sottoforma di crediti deteriorati – i riflessi del rallentamento del ciclo economico.

Soldi pubblici

Un anno di tempo potrebbe essere abbastanza per convincere Castagna o qualche suo collega banchiere a prendersi Mps, che da fardello ingombrante è tornato a essere una opportunità. Fermo restando che i soldi pubblici spesi per il salvataggio non torneranno tutti indietro. Per l’ingresso nel capitale nel 2017 lo Stato ha speso 5,4 miliardi. Altri 1,6 miliardi se ne sono andati per l’aumento di capitale del 2022. I 900 milioni incassati con la cessione del 25% lasciano uno sbilancio di oltre 6 miliardi. Che nessun terzo polo potrà riempire.

Condividi articolo