Il tetto Ue al prezzo del gas? Pensato per non scattare mai
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CronacaDa non perdere Mer 23 novembre 2022

Il tetto Ue al prezzo del gas? Pensato per non scattare mai, mentre Gazprom chiude

Abbiamo finalmente un numero: 275. La Commissione europea ha proposto che il tetto al prezzo del gas, di cui a Bruxelles si discute. Il tetto Ue al prezzo del gas? Pensato per non scattare mai, mentre Gazprom chiude
Alessandro Giorgiutti
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Alessandro Giorgiutti

Nato a Udine nel 1978, ha lavorato vari anni a Libero con una breve parentesi al Giornale.

Il tetto al prezzo del gas

Abbiamo finalmente un numero: 275. La Commissione europea ha proposto che il tetto al prezzo del gas, di cui a Bruxelles si discute infruttuosamente da marzo, scatti quando alla borsa olandese la quotazione superi i 275 euro al megawattora.

Una soglia già di per sé molto alta (ieri il gas si scambiava attorno ai 120 euro, un anno fa a 42 euro, due anni prima a 15 euro), e che rappresenta per di più soltanto una delle condizioni necessarie all’entrata in vigore del “cap”. Infatti, perché il tetto europeo venga applicato sarà necessario che il prezzo rimanga sopra i 275 euro per due settimane consecutive e inoltre che il divario tra il prezzo sul listino di Amsterdam e il prezzo medio del gas naturale liquefatto superi i 58 euro a megawattora per dieci giorni consecutivi.

Per intenderci: mai, nemmeno lo scorso agosto quando in alcuni giorni il prezzo salì fino a toccare il livello record di 350 euro a megawattora, la soglia dei 275 euro venne superata per due settimane di fila. Quindi, il tetto pensato dalla Commissione non sarebbe mai entrato in vigore…

Il price cap

«Dobbiamo essere pronti per il prossimo anno, tenendo conto del fatto che una situazione estrema dei prezzi come quella che si è verificata tra marzo e agosto potrebbe ripresentarsi», ha spiegato la commissaria europea per l’energia, l’estone Kadri Simson. «Non si tratta di una pallottola d’argento», ha dovuto ammettere, «ma di un potente strumento che possiamo utilizzare quando necessario».

«Il meccanismo», ha aggiunto, «è stato accuratamente progettato per essere efficace, senza mettere a rischio la nostra sicurezza di approvvigionamento, il funzionamento dei mercati energetici della Ue e la stabilità finanziaria».

Precisazioni che mirano a tranquillizzare il fronte dei paesi contrari all’introduzione del tetto, Germania in testa, i quali temono che i fornitori possano reagire cercando (magari in Asia) acquirenti alternativi. Come riassunto in passato dal cancelliere Olaf Scholz, «un tetto al prezzo del gas, imposto per legge, comporta sempre il rischio che i produttori di gas vadano a vendere altrove e che noi europei non riceviamo più gas, ma di meno». Ma a questo punto una soglia così alta, e che dovrebbe mantenersi a quel livello per due settimane, potrebbe essere interpretata a Berlino come una garanzia del fatto che difficilmente il tetto verrà applicato davvero.

La proposta della Commissione

Non stupisce, pertanto, la delusione del commissario italiano all’economia, Paolo Gentiloni, il quale non ha nascosto che si sarebbe aspettato qualcosa di più. «È un segnale, che sia sufficiente lo vedremo…».
Ad ogni modo la telenovela sul tetto al prezzo, ribattezzato nel corso dei mesi in molti modi (da “corridoio dinamico” a “price cap variabile”), non è ancora finita. Sulla proposta della Commissione dovranno ora esprimersi i ministri dell’energia dei 27 Stati membri nel vertice in programma domani a Bruxelles.

Sarà un passaggio interlocutorio, in vista del consiglio europeo del 15 e 16 dicembre, al quale parteciperà per la prima volta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ieri, nel corso della conferenza stampa con cui ha presentato la legge di bilancio ha ribadito che «il tema di un tetto europeo al prezzo del gas è fondamentale». A seguire, il 19 dicembre è già in agenda un nuovo vertice tra i ministri dell’energia.

La controversia

In tutti questi vertici si avrà modo anche di valutare le ricadute che la nuova controversia russo-ucraina sul gas avrà avuto sulle forniture russe all’Europa, ridotte ormai ai minimi termini ma ancora non del tutto sostituibili. Che è successo? Gazprom ha minacciato di ridurre il flusso di gas nel gasdotto che attraversa l’Ucraina, ultimo collegamento ancora attivo tra Mosca e l’Europa. I russi accusano Kiev di avere intercettato volumi di gas che erano destinati alla Moldavia.

L’Ucraina avrebbe trattenuto più di 52 milioni di metri cubi di gas. «Dalle 10 del 28 novembre Gazprom inizierà a ridurre la fornitura di gas al gis (stazione di compressione, ndr) di Sudzha per il transito attraverso l’Ucraina per un quantitativo pari a quello giornalmente non consegnato», ha fatto quindi sapere l’azienda russa.

L’operatore della rete ucraina ha respinto le accuse, sostenendo in un comunicato che «tutti i volumi di gas naturale che sono stati accettati dalla Federazione russa al punto di entrata Sudzha per il trasporto» in Moldavia «sono stati completamente trasferiti ai punti di uscita di Oleksiivka e Grebenyky».

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