I turchi nel porto di Taranto per bloccare l'avanzata della Cina
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ApprofondimentiCronaca Dom 06 novembre 2022

I turchi nel porto di Taranto per bloccare l'avanzata della Cina

Falck Renewables e BlueFloat Energy hanno definito un’intesa col gruppo turco Yilport, concessionario del terminal container di Taranto. I turchi nel porto di Taranto per bloccare l'avanzata della Cina
Camilla Conti
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Camilla Conti

I turchi investono nel porto di Taranto

Falck Renewables e BlueFloat Energy hanno definito un’intesa col gruppo turco Yilport, concessionario del terminal container di Taranto attraverso la società San Cataldo Container Terminal (Scct). L’obiettivo, spiegano le società, «è raggiungere un accordo sulle modalità di utilizzazione a titolo esclusivo di un’area del terminal del porto per portare avanti le attività legate alle fasi di costruzione e di operatività dei progetti di eolico marino galleggiante che le due società energetiche stanno sviluppando in partnership paritetica». Falck Renewables e BlueFloat Energy si sono impegnate per la realizzazione di due grandi parchi eolici off shore al largo del Salento e di Brindisi.

L’oggetto del memorandum è il potenziale utilizzo di un’area del terminal di Taranto, ubicato sul molo polisettoriale, «per lo sbarco, lo stoccaggio, la costruzione e l’assemblaggio delle piattaforme galleggianti e delle turbine eoliche in banchina». Le aziende hanno costituito un gruppo di lavoro che svilupperà in dettaglio i contenuti dell’accordo definitivo per la concreta utilizzazione e valorizzazione dell’area che consentirà a Falck Renewables e BlueFloat Energy di programmare tutte le attività e a Yilport Taranto di valorizzare l’operatività completa del Terminal.

Carlo Carbone, vicepresidente cda Yilport Taranto, sottolinea che «il progetto valorizza la funzione multipurpose del terminal e rappresenta un passo del percorso per riportare il porto di Taranto al ruolo di piattaforma logistica strategica nel Mediterraneo, a supporto del sistema economico italiano valorizzando la filiera locale». Quello di Taranto – commenta inoltre Kseniia Balanda, direttore eolico marino Italia della partnership Falck Renewables -BlueFloat Energy – «è il primo porto con cui prendiamo un impegno perchè l’area jonica, dal punto di vista logistico e strategico, può consentirci di avviare al meglio i cantieri connessi alla realizzazione dei progetti di eolico marino galleggiante in Italia. È nostra intenzione – prosegue Belanda – contribuire alla definizione di una strategia per la riconversione e la specializzazione dei porti italiani per questo tipo di impianti, sviluppando filiere locali, posti di lavoro e competenze attraverso formazione e collaborazioni con università e centri di ricerca».

Un piede dentro

Dopo l’ok del governo tedesco all’acquisto del 24,9% della società che gestisce uno dei terminal del porto di Amburgo da parte della cinese Cosco, arrivato alla vigilia della controversa visita del cancelliere Olaf Scholz a Pechino, i riflettori si sono accesi sulle prossime mosse del Dragone nei porti europei. Compresi quelli italiani. Ecco perché la notizia arrivata ieri da Taranto può essere letta positivamente: più investono i turchi e meno spazio di manovra resta ai cinesi. Che nel porto pugliese hanno già messo un piede nel 2020 ai tempi del governo Conte con l’accordo per l’insediamento di Ferretti Group, il costruttore di barche di lusso controllata dalla società statale cinese Weichai, nell’area “ex yard Belleli”.

Taranto è un porto strategico per l’Italia, e non soltanto. Infatti, ospita la base Nato che controlla una parte rilevante del Mar Mediterraneo. Ecco perché sono sempre accesi i fari accesi sia del Copasir sia della diplomazia e dell’intelligence statunitense. A fare da argine a un’eventuale espansione di Pechino potrebbero dunque essere i turchi di Yilport che già qualche anno fa hanno smentito qualsiasi partnership con Cosco.

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