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Da non perdereEnergia Gio 08 settembre 2022

L'80% degli stoccaggi copre il 25% dei consumi: folle il price cap

Tutti tranquilli per il gas stoccato dal governo Draghi? No: l'80% degli stoccaggi copre appena il 25% dei consumi. Così è folle il price cap L'80% degli stoccaggi copre il 25% dei consumi: folle il price cap
Franco Bechis
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Franco Bechis

La nuda e cruda verità è che l’80% degli stoccaggi copre il 25% dei consumi: sembra folle allora inserire in questa condizione il price cap che potrebbe fare scappare a gambe levate i fornitori italiani di gas alternativi alla Russia.

Camomilla da Draghi

Da settimane sentiamo spargere dal governo di Mario Draghi camomilla sulle conseguenze che l’Italia avrebbe per la crisi del gas e il fermo ormai certo delle forniture russe. Due sono stati gli slogan: “price cap” per mettere un tetto al prezzo del gas acquistato e non fare lievitare le bollette, e “stoccaggi”, per tranquillizzare tutti: abbiamo messo via più dell’80% del gas che ci servirà questo inverno, e di questo passo già a inizio autunno avremo superato quota 90%.

Meglio di qualunque altro paese europeo. Questa è la sola cosa vera: la quota di stoccaggi è superiore- di poco- a quella dei tedeschi ed è più larga che in altri paesi. Purtroppo è la sola cosa vera detta. Perché sulle bollette che scenderanno grazie al price cap e sulla tranquillità che l’Italia avrà nei prossimi mesi grazie alla rapida opera del ministro Roberto Cingolani sugli stoccaggi, siamo di fronte a due drammatiche bugie o bufale che dire si voglia.

Arma spuntata come un boomerang

Il tetto al prezzo del gas è banalmente un’arma spuntata se non addirittura dannosa come un boomerang: se la Russia chiude come ha già fatto i bocchettoni verso l’Europa sarà semplicemente inutile stabilire o meno un prezzo “politico” per un bene che non c’è. In compenso la mossa potrebbe essere assai poco gradita dagli altri paesi fornitori che stanno cercando di mettere una pezza ai guai che arrivano all’Italia dalla Russia: Algeria e altri paesi africani.

firma Italia-Algeria

Se vuoi fare scendere il prezzo del gas che paghi loro, quelli girano all’unisono i tacchi e vanno a venderlo su altri mercati, magari iniziando da quello cinese. Sarebbe grave, perché quel gas ci serve come il pane: non compenserà quello russo di certo, ma aiuterà ad avere qualche ora di tepore nelle case italiane e a non interrompere gran parte dei cicli produttivi nazionali. Ed è qui che bisogna fare un po’ di chiarezza sugli stoccaggi, uscendo dalla ambiguità delle comunicazioni governative.

La risposta drammatica

Ho fatto una domanda a tutti gli esperti del settore: “Questo 80% di gas stoccato che forse salirà ancora un po’ fino al 90% quanto rappresenta rispetto ai consumi di gas in Italia nel periodo settembre 2021- marzo 2022? La risposta è stata semplice, univoca e raggelante: “Il 25% circa dei consumi della stagione scorsa”. Questo significa che l’Italia ha da parte il gas che l’anno scorso era stato necessario per riscaldare una casa su quattro e fare andare avanti una impresa su quattro.

Con quell’80% quindi non è garantito il riscaldamento nei tre quarti delle case italiane e non è garantito il ciclo produttivo in 3 imprese su quattro. Se si arriva al 90% e più come si ipotizza forse si limitano un pizzico i danni, arrivando a coprire quasi il 30% del fabbisogno storico del periodo. Una distanza siderale rispetto a quanto è stato comunicato con grande ambiguità fino ad oggi: la percentuale di stoccaggio è relativa alla capienza dei depositi in cui si immagazzina, non al fabbisogno degli italiani.

Un cero da accendere

Evidente dunque che per non mettere ko il Paese sia necessario avere continue altre forniture che vadano a coprire almeno parzialmente quello che serve, accendendo pure un cero (ma con parsimonia) per invocare lassù un inverno mite, come per altro era già stato quello dello scorso anno.

VLADIMIR PUTIN

Il gas russo oramai non l’avremo più, e forse era proprio questa la vera guerra iniziata da Vladimir Putin. Semplicemente attendeva i primi rigori del freddo per staccare i gasdotti e gettare tutti nel panico, ma ha dovuto anticipare un po’ i tempi rispetto ai programmi. Terremotare il mercato dei fornitori alternativi oggi giocando con quel price cap ha poco senso: servirebbero tappeti rossi per chiunque altro sia disposto a portare in Italia (e in parte del resto di Europa) il gas, non ostacoli su quel percorso.

Siamo in una situazione di emergenza, e non è il caso di fermarci sugli errori del passato. Ma che fosse questo il cuore della guerra russa all’Europa- e non un grado o più di condizionatore come era stato detto- era chiaro a tutti gli esperti fin dal primo giorno. Ci sarà tempo per riflettere sulle leadership dei vari paesi Ue che con quattro slogan hanno trascinato i loro popoli in guerra (finanziaria), avendo a disposizione qualche fionda al massimo contro i cannoni puntati addosso.

Franco Bechis

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