Che flop di Draghi sulle bollette, l’Europa gli ha girato le spalle
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CronacaDa non perdere Sab 20 agosto 2022

Che flop di Draghi sulle bollette, l’Europa gli ha girato le spalle

Il premier Mario Draghi l’aveva venduta come la soluzione ai problemi energetici, ma l’Ue sul price cap lo ha mollato Che flop di Draghi sulle bollette, l’Europa gli ha girato le spalle
Carlo Cambi
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Carlo Cambi

Draghi e le bollette degli italiani

Può darsi che per una volta Mario Draghi abbia sbagliato i conti. Ha raccontato agli italiani alle prese con le bollette di gas ed elettricità impazzite che al di là dei corposi, ma del tutto insufficienti, aiuti del Governo – sta svuotando con un cucchiaio bucato l’oceano dei folli rincari di gas ed elettricità – che sarebbe arrivato il tetto al prezzo del gas dall’Europa. La decisione s’era detto in primavera si prenderà ad ottobre. Non ne parla più nessuno.

Aveva anche detto il presidente del Consiglio che con la tassazione degli extraprofitti (l’Eni ne sta facendo di cospicui, solo che per il 30% se li mette in tasca il Governo che è il socio di riferimento del nostro primo player energetico) si sarebbero finanziati i ristorni a famiglie e imprese. Dalla prima imposta al 25% si aspettavano 10,6 miliardi, sono arrivati all’incirca 900 milioni. La verità è che non c’è modo di fermare il vento di tempesta del gas con le mani e il Governo sta svenando le casse pubbliche: finora ha speso 52 miliardi, stiamo curando con l’acqua santa un malato terminale.

Europeismo

Le ragioni sono strutturali dell’Italia che ha gonfiato i prezzi con un prelievo fiscale abnorme sulle fonti energetiche da anni, che ha scelto di dipendere dal gas per il suo fabbisogno e sono di contesto internazionale, ma soprattutto stanno nell’egoismo europeo. Ed è lì che Draghi ha sbagliato i conti. In questa campagna elettorale si sente ripetere come un mantra che l’europeismo è il primo elemento richiesto di un pedigrée sinceramente democratico. E allora osserviamo questo europeismo. Ieri sulla piazza di Amsterdam il future TTF ha sfondato l’ulteriore record: 248 euro a megawattora. A disperarsi sono sostanzialmente solo 4 paesi europei ed in particolare noi e la Germania. Si dice che questo prezzo fuori controllo è colpa di Vladimir Putin. È una delle poche colpe che l’autocrate russo non ha: lui vende il gas al prezzo che si decide in Olanda. Certo aprendo e chiudendo i rubinetti influenza il prezzo, anche perché ormai è passata l’idea che il gas si paga spot. C’è un grafico molto interessate che spiega ciò che il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani aveva denunciato salvo poi dimenticarselo: «C’è un’altissima quota di speculazione».

Chi opera ad Amsterdam la piazza olandese di contrattazione racconta che non di speculazione si tratta, ma di ricopertura dalle incertezze, di impennata di domanda, di improvvisa carenza di offerta dovuta a due fattori: i mercati non europei tirano moltissimo e c’è una forte richiesta per la ricostituzione delle scorte. Resta il fatto che fino al dicembre scorso – dunque la guerra non c’entra – il gas cosiddetto doganale cioè quello che arriva attraverso i tubi o con le gasiere e che è la sostanza fisica aveva un prezzo allineato con quello del future. Da dicembre vi è stata la divaricazione e oggi chi ha comprato gas al tubo con contratti poliennali paga un decimo di quello che si paga in Olanda con il prezzo Ttf. Ed è questa la ragione del perché Mario Draghi ha sbagliato i conti.

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