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EconomiaPrimo piano Lun 15 maggio 2023

Acciaierie d'Italia, utile di 84 milioni nel 2022 ma restano le tensioni

Ricavi in aumento a 3,88 miliardi, prodotte 3,5 milioni di tonnellate. Nei giorni scorsi lo scontro tra l'ad Morselli e Gozzi (Federacciai) Acciaierie d'Italia, utile di 84 milioni nel 2022 ma restano le tensioni
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Utile di 84 per Acciaierie d’Italia

Acciaierie d’Italia ha chiuso il 2022 con 3,88 miliardi di ricavi e un’utile di 84 milioni di euro. Lo riporta il bilancio di sostenibilità pubblicato sul sito del gruppo partecipato da ArcelorMittal e Invitalia. Il bilancio d’esercizio, approvato a fine aprile dall’assemblea, non è ancora disponibile. Lo scorso anno i ricavi erano stati pari a 3,6 miliardi con un utile di 325 milioni di euro, che scontava però delle sopravvenienze fiscali attive per oltre 120 milioni di euro. 

Prodotte 3,5 milioni di tonnellate di acciaio

Nel bilancio di sostenibilità, la ex Ilva scrive che “il gruppo ha prodotto 3,5 milioni tonnellate nell’anno, producendo ricavi per 3,9 miliardi a fronte di un margine operativo lordo positivo di 327 milioni. Nonostante lo straordinario incremento del costo dell’energia, in particolare con la quotazione del gas che si è incrementata nel 2022 di circa 7 volte rispetto ai valori del gennaio 2021, il conto economico
consolidato del gruppo chiude con un utile netto di 84,6 milioni. Il gruppo nel corso dell’anno ha inoltre effettuato significativi investimenti (440 milioni) focalizzando l’attenzione sull’innovazione tecnologica del processo produttivo, sul revamping dei principali impianti e su investimenti ambientali come previsti dalla Autorizzazione integrata ambientale”.

Lo scontro tra l’ad Morselli e Gozzi (Federacciai) 

Nonostante i numeri positivi, sul gruppo dell’acciaio resta alta la tensione. Nei giorni scorsi, sull’ex Ilva si è consumato un duro botta e risposta tra il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, e l’ad di AdI, Lucia Morselli. Gozzi, durante l’assemblea di Federacciai, avrebbe accusato AdI di non poter garantire né la qualità dei prodotti né la sicurezza dei dipendenti. “Mettere in dubbio la qualità dei nostri prodotti e la sicurezza dei nostri lavoratori – ha replicato la Morselli in una lettera -, tanto più in una sede istituzionale e da una posizione come quella che Ella ricopre, è una iniziativa di inaudita gravità, in particolare essendo stata assunta nei confronti di uno dei principali associati dell’associazione che Ella rappresenta, e fortemente lesiva della reputazione e degli interessi commerciali della nostra società”.

A inizio marzo, subito dopo la conversione in legge del decreto che assegnava al gruppo 650 milioni di euro di risorse pubbliche in conto aumento capitale, AdI ha iniziato a pagare gli arretrati verso i fornitori. Una goccia nel mare, data la mole dell’arretrato. Già a fine aprile sulla stampa locale pugliese si è tornati a parlare di tensioni con i fornitori per i mancati pagamenti

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