L'ultimo monito di Visco. In Bankitalia inizia l'era Panetta
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EconomiaPrimo piano Gio 02 novembre 2023

L'ultimo monito di Visco. In Bankitalia inizia l'era Panetta

Fabio Panetta raccoglie il testimone di Ignazio Visco e torna a Palazzo Koch da governatore di Bankitalia. Cipollone nel board della Bce. L'ultimo monito di Visco. In Bankitalia inizia l'era Panetta
Redazione Verità&Affari
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Cambio della guardia alla Banca d’Italia: Fabio Panetta raccoglie il testimone di Ignazio Visco e torna a Palazzo Koch da governatore. Attraverso un comunicato istituzionale di poche righe, viene contestualmente annunciato l’arrivo di Piero Cipollone nel board della Bce. Palazzo Koch affida, quindi, gli auguri ai profili social: “Buon lavoro Governatore. Bentornato con noi in Banca d’Italia”.

Romano, 64 anni, Panetta arriva in un momento tutt’altro che facile nel pieno di una vera a e propria tempesta tra picchi dell’inflazione, politica monetaria restrittiva, bassa crescita e tensioni internazionali moltiplicate.

La nomina risale allo scorso 28 giugno: dopo giorni di alta tensione, il governo si è ricompattato scegliendolo per la guida della Banca d’Italia. Panetta era stata la prima opzione per la scelta del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Nove mesi più tardi Giorgia Meloni ha puntato proprio su Panetta e il Consiglio dei ministri lo ha indicato come governatore.

E sempre a giugno, Panetta in una intervista a Le Monde, sosteneva che la Bce era “non lontana” dalla fine del suo rialzo dei tassi, notando che “l’inflazione è troppo alta, ma non c’è motivo di preoccuparsi”. Adesso è ufficialmente tornato a Palazzo Koch, dove ha già lavorato per sette anni, fino al 2019, come vice direttore generale e come direttore generale in un contesto che ha visto la banca centrale europea interrompere – pochi giorni fa- la serie di rialzi in scia ad un’inflazione in rallentamento.

Intanto, nelle scorse ore dal palco dell’Acri nella giornata del risparmio, c’è stato l’addio di Ignazio Visco che ha lasciato con un monito sul debito: “Nel prossimo triennio la flessione del debito pubblico attesa nei programmi del Governo è marginale; nel 2026 il debito sarebbe pari a poco meno del 140 per cento del Pil. Successivamente, in assenza di interventi, il rapporto rischia di salire”. Questo rischia di essere un problema, visto che “le famiglie italiane affidano allo Stato, sottoscrivendo titoli del debito pubblico, una quota non irrilevante della loro ricchezza. Come ogni buon debitore, anche l’emittente pubblico ha il dovere di farne buon uso e di restituirla nei modi e nei tempi promessi”. (Teleborsa) 

 

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