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Economia Ven 26 agosto 2022

C'è un caso Olanda: l'Aja non rispetta le sanzioni alla Russia

La municipalità olandese non trova con le gare alternative ai fornitori russi esistenti e chiede alla Ue una deroga alle sanzioni C'è un caso Olanda: l'Aja non rispetta le sanzioni alla Russia Mark Rutte (Prime Minister, Netherlands)
Alessandro Giorgiutti
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Alessandro Giorgiutti

Nato a Udine nel 1978, ha lavorato vari anni a Libero con una breve parentesi al Giornale.

Per gli europei rispettare le sanzioni alla Russia sta diventando sempre più difficile. In Olanda, la municipalità dell’Aia non riuscirà a rispettare  le sanzioni alla Russia con l’obbligo, imposto agli enti pubblici del vecchio continente, di interrompere ogni contratto di fornitura con aziende russe entro il 10 ottobre.

Senza gas russo non si può

La città, che è servita da Gazprom, non ha trovato finora fornitori di gas alternativi e chiederà quindi alla Commissione europea di essere esonerata per un po’ dal rispetto delle sanzioni. Dopo il recente caso della Bulgaria, che ha riaperto il dialogo con Gazprom con cui aveva rotto i rapporti dopo il rifiuto di pagare in rubli, è un’altra piccola crepa nel fronte dei sostenitori della linea dura con Mosca.

Deroga in vista

 «Chiederemo un’esenzione per il nostro attuale accordo (con Gazprom, ndr.) fino al 1° gennaio 2023 per garantire la sicurezza delle forniture e facilitare le trattative» con le aziende interessate a subentrare, hanno fatto sapere dall’Aia.La città ha indetto questa estate una gara d’appalto ma non è riuscita ad attirare  offerte. Conta di riuscirci entro la fine dell’anno, anche se  il nuovo contratto sarà comunque  molto più costoso dell’attuale accordo con Gazprom. Nella stessa situazione si trovano molti altri comuni olandesi. 
 

tulipani olandesi


Non è la prima volta che si chiede un allentamento delle misure punitive pensate in teoria per danneggiare Mosca, ma che ricadono sulla testa dei cittadini europei. Lo sbandierato divieto per le grandi compagnie di assicurare le navi che trasportano il petrolio russo, per esempio,  è diventato col tempo assai meno  stringente di quanto era stato annunciato. 

Precedente bulgaro

Che il fronte anti-russo scricchioli lo attestano anche altri fatti, apparentemente minori. Anche a tacere degli espedienti usati da molte aziende europee per aggirare le sanzioni (magari servendosi della Turchia come piattaforma di scambi con Mosca), basterà citare le recenti dichiarazioni del ministro dell’energia bulgaro Rossen Hristov, che qualche giorno fa ha annunciato la volontà del suo governo di riaprire il dialogo con Gazprom, bruscamente interrotto lo scorso aprile dal governo (poi caduto)  del filo-americano Kiril Petkov, che si era rifiutato di pagare in rubli vedendosi quindi negare le forniture da Mosca.  
 

Nella scia di Orban

 
L’avanguardia  in Europa di questa linea critica rispetto alla direzione presa dall’Occidente è sempre stato il primo ministro ungherese Viktor Orban, che ha negoziato esenzioni per il suo paese (per esempio sul petrolio) a ha sempre mantenuto aperto il dialogo con Mosca.  Ieri l’autorità regolatoria ungherese ha concesso alla russa Rosatom  la licenza di costruire due reattori nucleari, che dal 2030 andranno ad ampliare la capacità dell’unica centrale  del paese. Non si tratta di una violazione delle sanzioni, ma è la dimostrazione  che in Europa non tutti remano convintamente nella stessa direzione (a maggio la Finlandia ha deciso di annullare un contratto proprio con Rosatom)
 
Alessandro Giorgiutti
 
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