Distretti italiani, il fatturato torna a crescere dopo la pandemia
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AperturaEconomia Mar 18 luglio 2023

I distretti italiani sorridono, vanno meglio delle altre imprese del manifatturiero

L'analisi emerge dal quindicesimo rapporto annuale "Economia e finanza dei distretti industriali" di Intesa Sanpaolo. I distretti italiani sorridono, vanno meglio delle altre imprese del manifatturiero
Emanuele Bonora
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Emanuele Bonora

Giornalista de La Verità, esperto di nuovi media. Responsabile dell'edizione online del quotidiano e delle strategie digitali.

Hanno rialzato la testa. Dopo il crollo della pandemia, le imprese dei distretti industriali italiani sono tornare a crescere. Registrando un fatturato in aumento del 16,7% e facendo meglio rispetto al resto del settore manifatturiero (+15,2%). Con i loro export che ha toccato la cifra record di 153 miliardi di euro, ovvero 25 miliardi in più rispetto al 2019 (+19,9% a prezzi correnti).  

Il rapporto di Intesa Sanpaolo

È l’analisi che emerge dal quindicesimo rapporto annuale “Economia e finanza dei distretti industriali” di Intesa Sanpaolo, basato sull’analisi dei bilanci di oltre 90mila imprese. Dai dati emerge come 22.302 imprese appartenenti a 159 distretti industriali siano riuscite a recuperare posizioni dal 2020 in confronto con le 68.377  imprese non distrettuali. Anche la redditività si è rafforzata: l’ebitda nei distretti è salito al 7,7%, tre decimi di punto in più rispetto al  2019.  

E nel 2022 la crescita dei distretti è proseguita ancora. L’export ha toccato la cifra record di  153 miliardi di euro, 25 miliardi in più rispetto al 2019 (+19,9% a prezzi correnti),  mentre il fatturato ha registrato un aumento in media del 16,7%, mostrando una dinamica migliore rispetto al complesso manifatturiero (+15,2%). Il forte aumento dei costi, in parte ribaltato sui prezzi di vendita, ha condizionato la marginalità unitaria che, tuttavia, grazie all’efficientamento dei processi, all’autoconsumo, ai sostegni governativi, ha subito una riduzione contenuta, inferiore al punto percentuale.  

Quest’anno ai primi tre posti della classifica dei migliori distretti italiani per crescita, export, profitti e solidità finanziaria, si posizionano la Gomma del Sebino  Bergamasco, il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene e i Vini e distillati del Friuli. E le previsioni per il futuro sono ancora buone. Per il 2023-24, infatti, la stima è di una crescita nominale del fatturato ancora superiore a quello del manifatturiero (+3,3% rispetto al +0,9%), in un contesto di prezzi alla produzione pressoché invariati.  

Tra crisi energetica e materie prime

Quanto all’impatto sui conti dei costi energetici, molte imprese hanno già trovato delle soluzioni nell’ultimo periodo. Tra il 2019 e il 2022  emerge dai bilanci un aumento del 57% delle bollette per le imprese dei distretti. Ma le realtà, che hanno  installato almeno un impianto per la produzione di energia rinnovabile, hanno avuto una marginalità più elevata (9,8% contro 8,1%). Con le imprese piccole e micro ad aver avuto i maggiori vantaggi.  

Gli investimenti in tecnologia  

Un altro passaggio chiave, messo in luce dal rapporto, riguarda il forte impegno da parte delle imprese distrettuali all’innovazione. Sono circa 75 i brevetti depositate ogni 100 imprese contro i 51 nelle aree non  distrettuali. Un percorso che ne rafforza la competitività e che va di pari passo con l’adozione  di tecnologie 4.0, per favorire l’automazione delle diverse fasi produttive e per monitorare e controllare i passaggi lungo la catena. I vantaggi si traducono subito in redditività e produttività. 

Come in Romagna e nelle Marche, nei settori della meccanica, agro-alimentare e legno-arredo. Qui l’ebitda è risultato migliore tra le imprese 4.0 ed in particolare tra quelle più piccole, pari al 14%, mentre il resto delle micro imprese si è fermato solo all’8%. 

Il passaggio generazionale  

Infine, dall’analisi dell’evoluzione del board emerge che nell’ultimo quadriennio gli amministratori delle imprese sono diventati più vecchi. Nel 2022 è salita al 12,6% la quota delle realtà guidate da persone con almeno 65 anni, quasi due punti in più rispetto al 2019. Al contempo, è scesa al 19,9% l’incidenza  delle imprese distrettuali con almeno un under quarantenne nel board. Questa percentuale si collocava al 23,4% solo tre anni prima. Un paradosso, considerando che le imprese con almeno un under 40 nel board sono cresciute, invece, di più in termini di fatturato nell’ultimo triennio e risultano più innovative e attente agli aspetti  ambientali.



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