Fmi conferma il taglio alla crescita. Italia vede il Pil frenare a +0,7%
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EconomiaIn evidenza Mar 10 ottobre 2023

Fmi conferma il taglio sulla crescita. In Italia il Pil frena a +0,7%

Anche l'Italia vedrà una fase di rallentamento più pronunciata di quanto si stimasse: il PIL è atteso in crescita dello 0,7%. Fmi conferma il taglio sulla crescita. In Italia il Pil frena a +0,7%
Redazione Verità&Affari
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Più pessimista l’FMI sulle stime di crescita mondiale e dell’Eurozona, confermata un rallentamento rispetto ad una prima parte dell’anno più brillante, a causa dell’emergere di numerose incertezze a livello internazionale. Il Fondo Monetario Internazionale guidato da Kristalina Georgieva, in occasione dell’assemblea annuale in corso a Marrakech, in Marocco, ha pubblicato il suo World Ecponomic Outlook da cui emerge un rallentamento della crescita globale al 3% nel 2023 dal 3,5% dello scorso anno ed un uteriore rallentamento nel 2024 al 2,9%, ben al di sotto della media storica (2000-2019) del 3,8%.

Più in dettaglio, le economie avanzate rallenteranno all’1,5% nel 2023 e all’1,4% nel 2024 dal 2,6% del 2022, man mano che l’inasprimento delle politiche monetarie inizierà a farsi sentire, mentre i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo registreranno un modesto calo della crescita al 4% sia nel 2023 e nel 2024 dal 4,1% del 2022.

Le cause del rallentamento

“La ripresa globale dalla pandemia di COVID-19 e dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia rimane lenta e irregolare. Nonostante la resilienza economica all’inizio di quest’anno – sottolinea il Fondo Monetario – favorita dal rimbalzo delle riaperture e dai progressi nella riduzione dell’inflazione dai picchi dello scorso anno, è troppo presto per rilassarsi”.

“L’attività economica – prosegue l’FMI – è ancora al di sotto dei suoi obiettivi del percorso pre-pandemico, soprattutto nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo mentre le divergenze si stanno ampliando tra regioni”.

Diverse forze che stanno frenando il recupero. Alcune riflettono le conseguenze a lungo termine della pandemia, della guerra in Ucraina e l’aumento della frammentazione geoeconomica. Altri fattori sono più ciclici, compresi gli effetti dell’inasprimento della politica monetaria necessario a ridurre l’inflazione, il ritiro dei sostegni fiscali in un contesto di debito elevato ed eventi meteorologici estremi“.

L’eurozona rallenta con Germania in recessione

Il Fondo Monetario prevede che la crescita nell’Area Euro frenerà bruscamente dal 3,5% del 2022 allo 0,7% nel 2023, per risalire all’1,2% nel 2024.

Fra le principali economie del Blocco, la Germania, che vale circa un terzo dell’economia europea, è confermata in recessione quest’anno (-0,5%), mentre si attende un rimbalzo l’anno prossimo (+0,9%). Meglio farà la Francia, seconda economia dell’area, per la quale si conferma un +1% nel 2023 ed un +1,3% nel 2024.

Ridotte le stime anche per l’Italia

Anche l’Italia vedrà una fase di rallentamento più pronunciata di quanto si stimasse: il PIL è atteso in crescita dello 0,7% nel 2023 e 2024, ben lontano dal 3,7% registrato nel 2022.

Le previsioni sono state così tagliate rispetto alle stime di luglio di 0,4 punti percentuali per il 2023 e di 0,2 punti percentuali per il 2024 ed appaiono anche inferiori al +0,8% indicato dall’OCSE a metà settembre.

L’inflazione rallenta con tassi alti e calo prezzi commodities

L’FMI ha anche confermato una frenata dell’inflazione globale: dall’8,7% del 2022 al 6,9% nel 2023 ed al 5,8% nel 2024. Il rallentamento – si spiega – è da imputare agli effetti della politica monetaria restrittiva avviata dalle banche centrali, ma anche al calo dei prezzi internazionali delle materie prime, specialmente quelle energetiche.

L’inflazione core dovrebbe ridursi in misura più graduale e, nella maggior parte dei casi, non dovrebbe tornare in linea con il target prima del 2025. Per questo le misure di politica monetaria saranno “fondamentali” per mantenere ancorate le aspettative d’inflazione.

L’inflazione dell’Area Euro nello specifico è attesa al di sopra del valore obiettivo della BCE per tutto il prossimo anno: al 5,6% nel 2023 ed al 3,3% nel 2024 mentre è atteso che si riporti al di sotto del target BCE del 2% nel più lungo termine entro il 2028. L’inflazione in Italia è attesa in flessione al 6% quest’anno ed al 2,6% il prossimo .

A gonfiare i prezzi concorre anche il petrolio, sul quale grava una “incertezza elevata” a causa dei tagli addizionali alla produzione dall’Opec+, di una escalation militare nel Mar Nero ed investimenti insufficienti nell’estrazione. Per cotro, fra i fattori che potrebbero favorire un ridimensionamento delle quotazioni vi sono l’indebolimento dell’economia globale e della domanda della Cina ed una penetrazione più veloce dei veicoli elettrici. In ogni caso si attende un calo dei prezzi del 16,5% attorno agli 80,5 dollari al barile quest’anno per raggiungere i 72,7 dollari nel 2026. (Teleborsa) 

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