Superbonus 110% cosa non ha funzionato?
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ApprofondimentiEconomia Gio 07 settembre 2023

Superbonus 110% cosa non ha funzionato? Tra i problemi maggiori per gli operatori lo sconto in fattura

Tra i problemi maggiori del Superbonus c'è lo sconto in fattura per gli operatori. Zongoli (Senec): "Andava gestito diversamente" Superbonus 110% cosa non ha funzionato? Tra i problemi maggiori per gli operatori lo sconto in fattura Superbonus
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Cosa non ha funzionato nel superbonus 110%? Secondo Vito Zongoli  ad di Senec in Italia, società tedesca che si occupa di fornitura di materiale per impianti fotovoltaici (inverter e batterie con fatturato in Italia da 150 milioni di euro), tra i problemi maggiori c’è stato lo sconto in fattura. “La cosa andava gestita diversamente – ha spiegato Zongoli- perchè le continue modifiche legislative ed il blocco finale hanno creato difficoltà agli operatori del settore.  Lo sconto è ottimo se si consente una detrazione  fiscale al 50% o leggermente superiore. Tramite le associazioni di categoria di cui facciamo parte, ossia Anie e Italia Solare, abbiamo proposto di reintrodurlo in questo senso”.

Lo sconto in fattura comporta però un prezzo maggiorato almeno del 30% a causa degli oneri finanziari che devono essere ammortizzati.

“Lo sconto in fattura è stato un importante sostegno per le famiglie che altrimenti non avrebbero potuto permettersi i lavori. La conseguenza negativa non riguarda la maggiorazione di prezzo per gli oneri ma soprattutto l’appiattimento dei prezzi. Il Superbonus pagava 2400 euro a Kilowatt installato, indipendentemente dalla qualità dei moduli e questo ovviamente ha portato a delle distorsioni. Infatti in un mercato non toccato da misure come questa moduli di qualità inferiore si trovano a un 40-50% in meno rispetto a quelli di alta qualità che si trovano oggi a 2000 euro al Kw”.

Adesso c’è il problema dei crediti incagliati?

“All’inizio tutto sembrava facile per la cessione del credito con pochi controlli da parte dei soggetti deputati e tassi bassi. Poi sono arrivate le truffe, l’aumento dei controlli e infine quello dei tassi. Oggi quei crediti vengono svalutati del 30- 35 fino anche 40%”.
Ma chi sta comprando questi crediti fiscali?
“In realtà ci sono tante banche. Purtroppo si è creato il meccanismo delle 106, società di cartolarizzazione approvate da Banca d’Italia che in questo momento sono finanziate dalle banche stesse. E dunque il credito viene acquistato, alla fine della fiera, dalla banca. Ma attraverso un passaggio ulteriore che chiaramente ha dei costi. Probabilmente gennaio  tutto ripartirà ma  con regole nuove. Quasi tutte le banche, che dalla cessione del credito hanno guadagnato moltissimo,  sono pronte con delle piattaforme di trading che potranno comperare e rivendere i crediti”.

Ma al governo come associazioni che richieste avete fatto?
“Molto dipende dalla durata del credito di imposta. Noi chiediamo che i tempi vengano accorciati da 10 a 5 anni. Perché più è lunga la restituzione del credito, più costa. C’è un mercato da far ripartire. Ad oggi ci sono  220mila aziende, quasi tutte del comparto edile, a rischio chiusura proprio perché hanno ancora in pancia questi crediti da gestire”.

Quindi cosa si può fare?

“La soluzione è il trading dei  crediti attraverso le piattaforme di interscambio delle banche. Il governo voleva dare tutto in mano alle grandi utility del settore energia che si sono ritrovate a gestire un panorama finanziario estremamente complesso. A noi risultano 56 miliardi di crediti incagliati, Ance ne dichiara 30 ma non so come li abbiano calcolati. Comunque sia è una cifra enorme”.

Quanto alla sua società, Senec,  pensate di riaprire la cessione del credito?

Sì, l’abbiamo già fatt dato che  Senec è parte del gruppo EnBW una utility tedesca che  fattura 45 miliardi, siamo stati tra gli attori principali insieme ad altri sul  discorso dei crediti. Abbiamo sempre dato ai nostri clienti, che sono gli istallatori, la possibilità di cedere i crediti e di usarci quasi come una banca fornendo il materiale che veniva pagato poi col credito d’imposta”.
Ma adesso il Superbonus è finito?
“ Ci sono ancora cantieri aperti  che possono usufruire del Superbonus se entro settembre hanno completato almeno il 30% dei lavori”.

Quale sarà il futuro del fotovoltaico?
“Le comunità energetiche giocheranno un ruolo chiave  perché  consentiranno a chi non ha sufficiente spazio per istallare i pannelli solari di beneficiare dell’energia prodotta dal sole. Stiamo portando avanti molti progetti per realizzare impianti da 1 Megawatt che permettono di dare energia elettrica a 300 famiglie”.

Quanto costa un impianto di questo tipo?
“Grosso modo un milione di euro. Noi  puntiamo sui distretti industriali per trovare aziende che hanno spazio sui tetti dei capannoni. Poi andiamo a coinvolgere i cittadini che abitano in zone limitrofe a una distanza di tre- quattro chilometri  per farli diventare parte delle  comunità energetiche”.

 

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