Superbonus, per Bankitalia ci vogliono 40 anni per ripagare i costi
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ImmobiliarePrimo piano Mer 29 marzo 2023

Superbonus, per Bankitalia ci vogliono 40 anni per ripagare i costi

Secondo l'autorità di vigilanza, il gioco non vale la candela. E per il futuro ci vogliono bonus "sostenibili" ed "equi" Superbonus, per Bankitalia ci vogliono 40 anni per ripagare i costi
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il Superbonus torna a far discutere

Pomo della discordia il valore reale della misura ideata dal Movimento 5Stelle durante il governo di Giuseppe Conte. Questa volta a fare un bilancio dei bonus edilizi è Bankitalia in audizione davanti alla Commissione bilancio della Camera. Per l’autorità di vigilanza i benefici ambientali del bonus facciate e del Superbonus “ripagano i costi in circa 40 anni” spiega Pietro Tommasino di Bankitalia.

Alla base della stima, l’analisi costi/benefici della politica climatica. In pratica, si tratta del social cost of carbon che però può avere un ampio spettro di valori a seconda del tasso di sconto dei danni ambientali futuri. Nel dettaglio, l’autorità ha espresso alcune perplessità sul meccanismo di funzionamento del Superbonus anche sotto il profilo dei risultati ambientali.

Bankitalia ritiene infatti che il risparmio energetico dalla maggiore efficienza termica di un immobile possa essere messo a repentaglio dal comportamento delle famiglie. A fronte, infatti, di una spesa per l’energia inferiore, gli italiani potrebbero decidere di aumentare la temperatura. Cosa che incide evidentemente in maniera negativa sul bilancio energetico. 

Ma per Giuseppe Conte le cose non stanno in questi termini

Il leader del Movimento 5Stelle continua a difendere la misura. Nel dettaglio, secondo le sue stime, al 31 gennaio 2021, ha evidenziato come a fronte di 65 miliardi di investimenti sarebbero rientrati nelle casse pubbliche ben 45 miliardi. In che modo? Sotto forma di Ires, Irpef, Iva. Non solo: sempre secondo Conte, il costo reale per lo Stato sarebbe solo di 20 miliardi (26,5 miliardi con la maggioranzione del 10%) lungo tutto il perido del bonus. A conti fatti, l’esborso effettivo sarebbe di soli 5,3 miliardi l’anno, pari a 88 euro a cittadino.

Le stime del Tesoro sono però diverse

Secondo quanto ricostruito dal ministro, Giancarlo Giorgetti, la situazione sarebbe molto diversa da quanto descritto da Conte. In particolare, per il dicastero delle finanze i bonus edilizi sono costati duemula euro a testa. Secondo Giorgetti il conto è presto fatto. Basta sommare i 72 miliardi di superbonus, i 19 per il bonus facciate e 28,9 miliardi di altri incentivi per la casa. Così facendo si raggiunge l’iperbolica cifra di 120 miliardi, il doppio di quanto indicato da Conte. Dividendo questa somma per la popolazione italiana si arriva a circa 2mila euro a testa. Il computo del Tesoro non tiene quindi conto degli effetti benefici indotti dall’aumento dell’occupazione e degli incassi pubblici. 

Ora c’è bisogno di incentivi finanziariamente “sostenibili” ed “equi” per la casa green

“Le agevolazioni hanno un costo rilevante per i conti pubblici” riprende l’esponente della Banca d’Italia ricordando che servirà per il futuro uno sforzo per ridisegnare gli incentivi edilizi rendendoli “sostenibili per le finanze pubbliche” e “maggiormente equi”. Il riferimento fra le righe è alla prospettiva di un nuovo sistema di incentivi per l’efficientamento energetico degli immobili sostenuto da Bruxelles. Come, del resto aveva rilevato anche l’Associazione bancaria italiana (Abi) la casa green rischia di costare cara alle tasche degli italiani.   Vanno infatti ristrutturati più di otto milioni di edifici che rappresentano circa il 60% del patrimonio immobiliare del Paese. 

Inoltre, l’autorità di vigilanza puntualizza che fino al 2020, cioè prima che le agevolazioni diventassero cedibili, i bonus edilizi hanno “favorito soprattutto i contribuenti ad alto reddito. Proprio però per la cedibilità, gli effetti del Superbonus potrebbero essere stati meno regressivi, anche se non esistono ancora sistematiche evidenze al riguardo”. 

Intanto il Dl Superbonus arriva a compimento

Nel testo c’è la proroga al 30 settembre 2023 del Superbonus al 110% per le spese sostenute per le villette (unità abitative unifamiliari) con un avanzamento dei lavori pari al 30% al settembre dello scorso anno. Previsto anche lo sblocco dei crediti maturati nel 2022 a rischio decadenza per l’impossibilità di inviare le relative comunicazioni all’Agenzia delle entrate entro fine marzo. Per questa categoria di crediti sarà possibile effettuare la comunicazione anche in assenza della conclusione del relativo accordo di cessione con la banca, mentre resta da chiarire la “remissione in bonis”.

Quanto alle detrazioni, si potranno effettuare in dieci. Ma solo con l’esercizio di un’opzione e a patto di restare fermi un anno. Il nuovo sistema prevede infatti che il beneficio venga utilizzato con 12 mesi di ritardo rispetto ai tempi ordinari. Scatterà quindi a partire dal 2024 e sarà irrevocabile.

Via libera anche alla proroga della cessione dei crediti per edifici ex Iacp, Onlus, lavori con “sismabonus”. Estesi anche i casi di esclusione dal concorso in violazione per cessioni irregolari di crediti grazie all’integrazione della documentazione richiesta al cedente. Tramontata infine l’ipotesi di ricorrere ai modelli F24 per la cessione dei crediti.

Secondo quanto ha riferito il sottosegretario all’economia, Federico Freni, la misura, fortemente sostenuta dalle banche, è stata accantonata dal governo per problemi di cassa. Il provvedimento prevede infine la possibilità per banche e assicurazioni  di utilizzare crediti fiscali 2022 derivanti da bonus edilizi per acquistare Btp con scadenza almeno decennale. I crediti fiscali potranno peraltro essere compensati anche con i debiti previdenziali.

 

 

 

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