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AperturaEnergia Ven 24 novembre 2023

La nuova vita di Landi: dal crac Eutelia ai certificati verdi tra l'Africa e Dubai

L'imprenditore con due condanne per bancarotta vive dal 2010 negli Emirati. Consulente di una società che vuole diventare uno dei big dei carbon credits La nuova vita di Landi: dal crac Eutelia ai certificati verdi tra l'Africa e Dubai SEDE EUTELIA
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Landi, la nuova vita dopo il crac Eutelia

Una seconda opportunità non si nega a nessuno. Anche dopo un crac che ha lasciato 2200 persone senza lavoro, due condanne per bancarotta – l’ultima è arrivata il mese scorso -, soldi spariti dalle casse societarie e riapparsi in conti correnti personali offshore. Il nome di Samuele Landi è legato al crac Eutelia, società di tlc cresciuta a dismisura nei primi anni 2000 e finita in fallimento, schiacciata dai debiti, del 2008. Adesso, l’ex fondatore e amministratore delegato della fu Eutelia è il consulente di una società di Dubai, che si propone di sfruttare un’area di foresta africana grande come la Gran Bretagna per vendere certificati verdi (carbon credits) per compensare la Co2 emessa dalle aziende. 

La fuga a Dubai

Quando nel 2010 viene raggiunto da un mandato d’arresto, Landi è già a Dubai. Da allora non è più rientrato in Italia e negli Emirati ha avviato una attività per realizzare telefonini criptati. Vive in un’isola artificiale al largo delle coste degli Emirati e ha trovato anche il modo di diventare console onorario della Liberia nel paese del Golfo. Raggiunto dalla testata specializzata Climate Change News, ha raccontato che non è andato a Dubai per scappare dalla giustizia italiana ma perché desideroso di avere “più libertà”. Nega anche la propria colpevolezza, annuncia il ricorso in Cassazione per l’ultima condanna (in appello a Roma, per un fallimento legato sempre al crac Eutelia). E dice di non aver “preso un soldo” dai conti della sua ex creatura. 

Foresta africana

Il suo ruolo nella Blue Carbon – questo il nome della società di carbon credit – solleva qualche perplessità sulla società che si propone di diventare uno dei grandi operatori di un settore, quello dei certificati verdi, già afflitto da problemi sociali e ambientali. Blue Carbon svelerà i suoi piani alla prossima Cop28, che si tiene proprio a Dubai. Per adesso, si sa che il presidente è lo sceicco Ahmed Dalmook Al Maktoum, membro della famiglia reale di Dubai. E che proprio la Liberia, con Kenya, Angola, Zimbabwe, Zambia e Tanzania, è uno dei paesi con i quali Blue Carbon ha stretto accordi preliminari che le daranno il controllo su 30 milioni di ettari di foresta. Blue Carbon sostiene che gli accordi sono una grande opportunità di sviluppo per i paesi africani coinvolti. Nel solo Zimbabwe, la società prevede di portare benefici monetari per 1,5 miliardi di dollari. Ma le associazioni ambientaliste temono che gli accordi, dei quali non si conoscono i termini, possano avere una ricaduta negativa sulle comunità locali come già successo in alcuni paesi africani. 

Il nuovo progetto

Landi dice di non aver avuto nessun ruolo nell’accordo con la Liberia e che non ha intenzione di partecipare alla Cop28. Il suo ruolo nella start up è limitato alla consulenza per la parte di informatica e It. Al momento, è assorbito da un nuovo progetto: creare una “Organizzazione autonoma decentralizzata“, dalla chiatta ancorata in acque internazionali al largo delle coste della Penisola arabica dive vive da circa un anno. “Un luogo – ha spiegato a Climate Change News – dove la gente può vivere senza essere soggetto al Matrix“, la realtà simulata del celebre film di fantascienza.

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